Obama dà il via alla ricerca sulle staminali

Che gli USA siano sempre stati a capo dell’economia mondiale è un fatto risaputo, così come in guerre, produzione, lavoro e scienza.

Dopo tanti primati, positivi e negativi, il neoeletto presidente degli Stati Uniti d’America, Barak Obama, lancia la sua provocazione verso chisa e moralisti. Il tono è provocatorio perchè molti lo hanno recepito tale, sebbene l’intenzione aspira a tutt’altre direzioni.

Si legge in numerosi articoli giornalistici la numerosa e svariata reazione del mondo ecclesiastico e politico, quest’ultimo soprattutto italiano, che vanta -perchè da noi è un vanto- numerose, aspre e contrapposte opinioni.


Il Presidente, forse, aveva già pensato a tutto ciò, affermando nella sua decisione che l’America guiderà il mondo verso le scoperte e dietro questa affermazione c’è la voglia e la necessità di cambiare rotta, in meglio se possibile. La nuova frontiera ha per obiettivo il rilancio economico del colosso, un lifting economico e morale a quel Monte Rushmore invecchiato dopo anni e decisioni discutibili.
Morale, sì. Perchè questa strada porterà sicuramente alla scoperta di nuove metodologie di cura per molti mali sia tra quelli curabili e tra quelli incurabili, come ci si auspica.

Il mio personale, e marginale, parere è che la sperimentazione sulle staminali è partita già tardi: immaginate impiantare delle cellule in un tessuto malformato o tumorale e vederlo guarire senza insulti farmacologici e chirurgici. O coltivare e riprodurre organi “neutri” che non daranno problemi di rigetto. Curare le malattie neoplastiche dei bambini, le leucemie, il diabete.

Credete che il progresso di oggi lo si deve al buonismo -leggasi ipocrisia- o alle sperimentazioni?
Della serie le guerre mondiali hanno accelerato la ricerca medica.