La nuova dea della musica italiana si chiama Frances Alina Ascione

La nuova dea della musica italiana si chiama Frances Alina Ascione

Ciascuno di noi ha a cuore cose piccole o grandi. Fra quelle a cui tengo c’è la possibilità di incontrare persone importanti, al di là se più o meno famose. Ma cosa intendo per importanti?

Sicuramente persone che hanno un talento, che con naturalezza o senza volerlo, e forse senza neanche farci tanto caso, lasciano qualcosa in noi e, a volte, ci cambiano.

Perciò il regalo che ricevo sulle pagine di questo blog, e che riceviamo tutti noi che lo seguiamo, è poter leggere le parole di una delle cantanti di cui già si parla e negli anni si parlerà sempre di più come nuova protagonista della storia della musica italiana.

Voglio aggiungere che, grazie alla cara amica Morgana di Conzapress e grazie alla disponibiltà dell’performer di cui leggiamo, troverete questa intervista molto confidenziale e aperta. Una narrazione fresca e spontanea, che riflette la grandezza di un’performer che si racconta con empatia e che, per quanto mi riguarda, mi ha coinvolto al punto di credere di essere davvero con lei, dopo un suo concerto a farle tante domande, come ci capita dopo aver scoperto in qualche locale il nostro nuovo performer preferito.

Lei, è una goccia d’acqua: può essere piccola, fresca, chiara, ma anche riflettere la luce. Può essere il mondo e può essere nulla. Può avere la forma che vuole e trasmettere, con la sua voce, quello che vuole.

Onorato e grato, sotto l’albero de Il Blog di Andrea, ecco a voi: Frances Alina.

Com’è nata la tua passione per la musica?

La mia passione per la musica è nata indubbiamente in famiglia, quando ero bambina. Mia mamma è una esecutore ed ha sempre vissuto solo di musica, mio papà è un grande appassionato che mi ha trasmesso i suoi gusti musicali e la sua sensibilità.

Cosa hai tratto dalle tue radici e dalle tue influenze sia culturali che familiari?

Da mia madre ho sicuramente ereditato la passione per il canto o meglio la necessità di cantare. Lei è principalmente una esecutore di spirituals e gospel e questo è il primo genere musicale che ho ascoltato e assorbito sin da bambina. Mio padre invece mi ha cresciuto ascoltando di tutto e di più, dalla west coast ai grandi cantautori italiani e mi ha trasmesso un gusto molto eterogeneo.

La voce è il tuo strumento, ma hai studiato e applichi il tuo talento ad altri strumenti o forme d’arte?

Purtoppo non ho mai studiato seriamente la musica e di questo mi vergogno un po’, ho iniziato solo ora a prendermi cura della mia voce studiando con un vocal coach. Ho studiato danza durante tutta la mia infanzia ed adolescenza e poi mi sono iscritta a giurisprudenza pensando di voler diventare magistrato… devo ancora molto alla musica. Lei mi ha dato molto più di quello che ho dato io a lei.

Quali sono le tue influenze artistiche e i tuoi riferimenti?

Questa è una bella domanda ed e molto difficile rispondere proprio perché crescendo ho ascoltato tantissima musica diversa ed è difficile dire quale genere o quale performer mi rappresenti di più… la musica spiritual e il blues mi hanno insegnato a cantare, l’RnB degli anni 90/2000 mi ha fatto appassionare e mi ha formata… ma la mia anima è indubbiamente POP! Amo il pop di ogni epoca! Le mie muse sono Cyndi Lauper e Tina turner.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Nella mia carriera da un punto di vista discografico non ho ancora fatto molto. Ma ovviamente sono molto grata alle persone con cui ho collaborato maggiormente quali Zibba e Papik!

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere con la tua arte?

Anche questa è una bella domanda… non penso la musica debba sempre essere carica di contenuti elevati, nobili e impegnati, ritengo bensì possa anche solo avere lo scopo di raccontare una storia o un sentimento ed essere personale ed intima.

Magari dare all’ascoltatore un qualcosa in cui rivedere se stesso. Sicuramente voglio che tramite la mia musica traspaia quella che sono, con pregi e difetti quindi la libertà di essere se stessi e coerenti con se stessi sempre. 

Raccontaci delle tue esperienze, partendo da The Voice of Italy

The voice of Italy è stata una bella esperienza anche se non amo affatto i Talent, è stato come un gioco, capitato nel momento giusto. Ed è stato anche molto formativo per me. Mi ha permesso di fare cose che altrimenti non avrei mai fatto e tornando indietro lo rifarei… forse. Scherzi a parte il Talent è un’esperienza che se affrontata con lo spirito giusto (ovvero senza prendersi troppo sul serio) può regalare molto ad un performer giovane che non ha nulla da perdere.

E di Radio2 Social Club?

Che dire? Il Social club è casa ora mai. È entrato nella mia vita così per caso e c’ho preso gusto eheheh…. secondo me è un programma molto intelligente, divertente ed equilibrato. Ora, con la dimensione televisiva è anche d‘avanguardia! Uno stimolo continuo per me. Ho modo di conoscere personalità fantastiche continuamente e imparare tante cose!

Raccontaci del tuo bellissimo “Follia Indolore”

Follia indolore” è stato il mio primo amore. Brano bellissimo di Romitelli e Munda che mi ha fatto sognare. Il mio primo singolo con cui ho iniziato a realizzare un po’ me stessa. Non ho paura a cambiare gusti e indirizzi stilistici. Siamo in continua trasformazione, il che è meraviglioso direi, ma sono molto affezionata a quel componimento.

E di “Nomentana”?

Nomentana” è il mio secondo singolo ed è un altro pezzo di cuore. Mi rappresenta molto. Scritto insieme a Zibba, che è un amico, che ha saputo centrare in pieno il mio mood e i miei pensieri. Mi ritrovo spesso ad ascoltarlo e a rispecchiarmi in quella song.

Visto quest’ultimo titolo, cosa ci racconti della tua Roma, cosa ti da come persona e performer la Città Eterna?

Una cosa per cui non potrò mai ringraziare abbastanza i miei genitori è di avermi fatto crescere a Roma. Amo il fatto di essere americana nativa di Los Angeles, beneventana e romana! Vado molto fiera delle mie radici. Roma è caotica, pigra e frustrante ma non la cambierei per nulla al mondo. Se ti senti giù di morale una semplice passeggiata riesce a rimetterti al mondo in un attimo. 

Che ne pensi di Sanremo Giovani e delle tue proposte alla competizione?

Non ho mai fatto Sanremo giovani, mi sono solo avvicinata un paio di volte. Chissà magari un giorno. Arrivare tra i finalisti è sicuramente molto elettrizzante e ti fa sentire vicina a quello che, volente o nolente, è un sogno italiano. Sicuramente è un’esperienza che vorrei tanto fare prima o poi…

A cosa ti sei ispirata per cantare “Careless” di Papik?

Per cantare Careless mi sono ovviamente ispirata al glamour e alla sensualità delle dive anni 80. Mi sono divertita a fare uscire una parte di me più femminile e spensierata. Era proprio quello di cui avevo bisogno ora. E infatti quando Papik me l’ha proposto ho immediatamente detto di sì!

E com’è nata la tua partecipazione al clip? Come hai vissuto questa esperienza?

La realizzazione del filmato è stata alquanto semplice perché era chiaro sin da subito di cosa avesse bisogno questo componimento… Glitters e tante luci (e qualche posa un po’ audace)!!! Ho chiamato per il filmato dei ragazzi bravissimi con cui avevo già realizzato due filmato, capitanati dal regista Alessandro Montecchi! E ci siamo divertiti molto!

Pensi che la musica possa salvare il mondo e le persone?

Beh oddio… forse salvare proprio il mondo no… non sono così positiva di natura. L’umanità ha bisogno di molto altro per migliorarsi; però sicuramente può aiutare non tutta la musica, la buona musica… ovviamente io non sono nessuno per dire quale sia buona e quale no… però forse la radio e la discografia hanno passato periodi migliori … come ho scritto prima non credo che la musica debba necessariamente farsi tramite di messaggi che salvino il mondo, però ad oggi la maggior parte della musica che va per la maggiore ha proprio dei contenuti stereotipati.

Come stai vivendo da performer e persona questo periodo del covid-19?

Molto male ovviamente, anche se mi ritengo fortunata perché grazie al “Social club” ho il privilegio di lavorare, a differenza di quasi tutti gli altri appartenenti alla mia categoria. Il palco e il contatto con il pubblico sono qualcosa da cui non possiamo prescindere, però per superare questo periodo è necessario sopportare questo sacrificio. Non penso si possa fare altrimenti. Però meritiamo una considerazione maggiore in quanto categoria necessaria e severamente colpita.

Quali sono i tuoi programmi futuri?

Per il mio futuro spero prima di tutto di poter continuare a fare quello che faccio, ovvero il lavoro più bello del mondo. Voglio continuare a lavorare al mio prodotto discografico, in italiano e anche in inglese. Voglio sperimentare e trovare il modo migliore per esprimermi.

Lasciaci un tuo messaggio personale, come regalo nel regalo di averti come eccezionale e gradita ospite di queste pagine.

Dopo aver detto che molta della musica mainstream di oggi è già molto stereotipata e arida di contenuti voglio fare una constatazione felice rispetto al panorama musicale odierno. É bellissimo vedere come la musica, come altre forme d’arte, forte del supporto mediatico e visivo dei social sia ora veicolo ed apoteosi delle diversità. Ogni forma di diversità. Si sta attuando una rivoluzione, tutt‘altro che lenta, tra i millenials che crescono in un mondo di colori e tolleranza che qualche anno fa sarebbe stato impensabile e che dà tanta speranza. E lo dico da ragazza afroamericana italiana, cresciuta senza modelli che mi rispecchiassero, culturalmente e fisicamente. L’hip hop ha aperto la strada al cambiamento. È emozionante assistere alla glorificazione di questo melting pot di etnie, genders, culture, orientamenti religiosi, mode e stili. Certo di strada da fare ce n’è ancora tanta, ma per adesso qualcosa sta cambiando. E questo anche grazie alla musica.