Mon Keys si racconta durate la produzione del suo primo singolo.
La mia fase compositiva è un viaggio interiore, un processo in cui emozioni, suoni e visioni si intrecciano per dare vita a qualcosa di autentico. Ogni canzone nasce da un’idea che può emergere da un’emozione improvvisa, da un suono che mi colpisce o da un ricordo che riaffiora. Spesso inizio con una melodia o un groove elettronico che sento vibrare dentro di me, e da lì costruisco l’atmosfera, stratificando synth, beat e testi che riflettano il mio stato d’animo.
La mia musica è un equilibrio tra istinto e ricerca: lascio fluire le idee spontanee, ma allo stesso tempo curo ogni dettaglio, modellando i suoni per ottenere quella profondità emotiva che mi rappresenta.
Una parte fondamentale del mio lavoro è la ricerca dei suoni che richiamano le atmosfere degli anni ‘80 e ‘90. Mi affascina il calore e la profondità dei sintetizzatori analogici, le batterie elettroniche con il loro riverbero profondo, i bassi pulsanti che creano tensione ed energia. Cerco di fondere il fascino retrò di quegli anni con una produzione più moderna, creando un ponte tra passato, presentee futuro. Il mio obiettivo è evocare quelle sonorità senza copiarle, reinterpretandole con un tocco personale.
Quando riascolto le mie canzoni, provo un mix di soddisfazione, analisi critica e a volte nostalgia. È come rivivere il momento in cui quelle note sono nate, sentire di nuovo ciò che mi ha spinto a scriverle. Alcune tracce mi sembrano sempre fresche, come se avessero un’anima propria, mentre altre mi fanno riflettere su come sia cambiato nel tempo, sia musicalmente che personalmente. Il riascolto è un confronto con me stesso, tra passato e presente, tra emozione pura e tecnica affinata.
Alla fine, ogni brano è una parte di me, un frammento della mia storia trasformato in suono.