Decreto sugli enti lirici

Si diceva un tempo “impara l’arte e mettila da parte“.
Oggi lo stato italiano ha rivisitato questo ormai obsoleto modo di dire, come quelli che annovera una certa carta costituzionale, rivisitandola nel boccaccesco: “impara l’arte e prendila in saccoccia“.

Si perchè non sono bastati gli scioperi e le proteste nei teatri più importanti italiani, invidiati in tutto il mondo civile, a fermare un processo in cui l’arte e i beni culturali italiani vengono dismessi, oserei dire ammazzati. Si parla di riordino dei conti, ma potrebbe significare chiusura del rubinetto. Un rubinetto che erogava assistenza a chi dell’arte ne fa una ragione di vita e in ciò non ha colpe.

Ritengo, personalmente, che l’arte e la cultura, ed in parte l’intrattenimento, facciano parte della vita e dello sviluppo dell’uomo così come lo studio e il lavoro.
Molto banalmente cosa sarebbe la vostra vita se non esistesse la musica, o i film, o il teatro, o i concerti?

Qualcuno lassù ci dice che ne possiamo fare a meno -leggi FUGA DI CERVELLI… anzi FUGA DI CETRE- e impiegare le proprie energci su opere ben più importanti, come la valorizzazione di qualche caciotta montana puzzolente o il ponte sullo stretto.

Ritorno a pensare ai Maestri di Conservatorio e a chi, come loro, ha dedicato la vita intera allo studio dell’arte che tra l’altro è un mestiere difficile in cui non ci si fà ricco, anzi ci si consola troppo spesso a gratificazioni sentimentali e non, come dovrebbe essere, economiche (quanto studia un calciatore? quanto studia un Maestro di pianoforte? quanto guadagna un calciatore? quanto guadagna un Maestro si pianoforte?)