LIAM e il bisogno di cantare

LIAM e il bisogno di cantare

Diamo il benvenuto a Simone Vianello, in arte LIAM, nato il 19 aprile 1997 a Mestre in provincia di Venezia, compositore, cantante e polistrumentista. Dopo aver ereditato la passione della musica dal padre, si innamora del pianoforte e della chitarra, per approdare al cantautorato. Grazie alla sua vena creativa instaura numerose e importanti collaborazioni che lo portano a vivere numerose esperienze.

Oggi LIAM è un artista completo e ci racconterà un po’ della sua vita e della sua arte, come del singolo che sta promuovendo in queste settimane dal titolo “Cuori bianchi”.

Ciao LIAM e grazie infinite per il tuo tempo. Partiamo senza esitazione a conoscerti meglio: com’è nata la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica nasce a 8 anni, quando per un semplice compito per casa (scrivere una poesia dedicata ai compagni di classe) sentivo il bisogno di cantarlo, o comunque dargli una dritta musicale. Da quel momento, spinto anche dalla passione di mio padre, dedicai ogni giorno, una parte della mia giornata, alla musica. È da questo che sono arrivato fino a qui, completamente da autodidatta.


Cosa significa e com’è nato il nome “LIAM”?
Il nome Liam nasce per “obbligo” nel momento in cui decisi di iscrivermi al contest nazionale Festival Show, nel quale era previsto un nome d’arte nel modulo d’iscrizione. Dopo giorni di “sofferenza” decisi di affidarmi il nome Liam, derivante da William, che nella dinastia anglosassone aveva riferimenti alla “Forza di volontà”: la cosa che più mi rappresenta come artista è la costanza e l’impegno che ci metto ogni giorno per scrivere, e quel nome mi avrebbe fatto trovare la forza di rialzarmi ogni qualvolta fossi scivolato da qualche parte. È quella parte di me aggressiva, sofferente, ma allo stesso tempo stimolante del mio essere.


Come è stato concepito il singolo “Cuori bianchi”?
“Cuori Bianchi” nasce principalmente da una mia pre-produzione: scrissi questa canzone ancora 2 mesi fa, ma solamente strofa e ritornello, lasciandola incompleta per un po’ di tempo a causa della mancanza della seconda strofa. Un giorno, riascoltandola nel mio studio, Care, mio amico e vicino di casa, sentendola riuscì a trarne ispirazione per la seconda strofa. Con lui il pezzo funzionava e decisi di inciderlo con il feat.


E com’è nato il feat di CARE?
La risposta a questa domanda l’ho già data, ma la collaborazione con Care nasce durante e dopo il lockdown, dove mi aveva dimostrato una grande capacità nella scrittura e negli incastri di parole molto toccanti e incisive. Essendo noi due amici da una vita e vicini di casa, ci è venuto facile costruire molti pezzi insieme e creare questo nuovo progetto insieme


Raccontaci di “Comete”
“Comete” è il mio primo album, che racchiude tutto ciò che ho voluto sfogare dal 2019 fino alla pubblicazione, Agosto 2020. Il nome “Comete” deriva da due motivazioni: il primo si riferisce alla notte, momento nel quale scrivo maggiormente i miei testi e le mie canzoni e fase della giornata che più mi rappresenta (la cito moltissimo nei miei testi, è sempre presente); il secondo si riferisce a un concetto più astratto. La stella cometa, intesa in questa tipologia come stella cadente, è una cosa passeggera e velocissima, alla quale tu ti affidi per esprimere un desiderio. “Comete” è il racconto di quella stella cadente, che ti fa pensare a tutte le cose possibili, ma fai affidamento alla prima, quella che ti viene in mente fin da subito, quella che desideri di più. Tutti abbiamo un desiderio fisso, un sogno perenne che vorremmo realizzare, il mio è raccontato in Comete.


L’album è interamente dedicato a una persona, che è riuscita a farmi descrivere tutto questo, solo attraverso il ricordo, il rimpianto e il sentimento, quello vero, che da una parte ti fa sentire vivo, dall’altra ti uccide.


Quali sono le tue influenze artistiche?
L’influenza artistica maggiore è tutto ciò che vivo e che mi circonda. Non ho riferimenti

musicali particolari, amo ascoltare molta musica, ma prendo poco da ciò che ascolto, il bello è sempre creare uno stile proprio, un quadro su cui dipingere con i tuoi colori, la tua tela e i tuoi

pennelli. Non mi serve altro che vivere, ricordare e si, perchè no, anche soffrire un po’.


Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Le mie collaborazioni musicali nel corso del tempo sono state parecchie con ragazzi della zona, cito Manesi, Gabriele Corrente, Ele Jola, Care. Mi faccio aiutare dal punto di vista della produzione da Highdom, nome d’arte di Riccardo Farina, con il quale realizzo concretamente tutte le mie canzoni. A lui devo molto. Tempo fa mi facevo seguire da un direttore d’orchestra Dino Doni, al quale devo l’insegnamento sulla composizione della struttura e della melodia di una canzone. Con lui ho imparato a dare un senso tecnico e musicale alle mie realizzazioni.

Raccontaci le tue pregiate esperienze di “Tour Music Fest”; “Onde Sonore”e quello come miglior inedito con il brano “Diario di una comparsa”
Esperienze come Festival Show, Tour Music Fest e Amici mi hanno insegnato molto a rigurado dei contest musicali: c’è tanta gente che prova, tanta gente che può diventare veramente forte, ma credo che se non hai una spinta forte a livello discografico, è dura raggiungere le fasi più importanti. Credo sia giusto sempre provare, perchè se riesci posso dare grandissime soddisfazioni. Come quella a “Onde sonore”, un contest a Jesolo nel quale presentai il mio singolo “Diario di una comparsa” solamente a pianoforte e voce. Il brano era molto melodico, quasi nello stile di Ultimo, e riuscii a vincere il premio come miglior inedito e anche come miglior cantante del concorso. Non ebbi molti riscontri da parte dei giudici, ma riuscii ad emozionare la gente in sala e questo per me fu un grande risultato.



Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Il covid-19 non ha influenze sul mio percorso artistico. Credo che se ne parli già abbastanza in giro ed evito di parlarne in stories instagram, post e tanto meno nelle mie canzoni. Credo però che il mondo dello spettacolo abbia bisogno di una grande forza collettiva in questo momento: teatri, cinema, tutti coloro che operano per gli eventi (service di concerti e spettacoli). La musica è in questo momento una grande famiglia che soffre di tutto questa confusione, però la fortuna di noi compositori è che possiamo, grazie a social, internet e distributori online, diffondere musica e far evadere, anche solo per pochi minuti, i nostri ascoltatori dalla situazione difficile che stanno passando attraverso nuove parole e nuovi stimoli. Siamo il simbolo di una distrazione che può aiutare molto psicologicamente la nostra gente.



Quali sono i tuoi programmi futuri?
Per il futuro non ho nulla di fissato, vivo giorno per giorno, la mattina mi sveglio e posso scrivere una nuova canzone che uscirà non so quando. Cerco di cogliere quello che mi arriva e sfruttarlo al 300%: l’unica cosa che so del mio futuro è che non smetterò mai di comporre, perchè anche se lo volessi, non riuscirei a sedermi davanti al pianoforte e a tirare fuori quello che ho da dire dentro.