Un caffè con MaLaVoglia tutto sulla sua vita e su “Freddie”

Un caffè con MaLaVoglia tutto sulla sua vita e su “Freddie”

Diamo oggi il benvenuto a MaLaVoglia, artista poliedrico che sta facendo incetta di consensi coi suoi lavori musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro “Freddie”, leggiamo con curiosità l’intervista a MaLaVoglia, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale, MaLaVoglia ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a MaLaVoglia!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Non ricordo quando è nata, forse è nata con me. So solo che il mio primo ricordo in musica è me che cantavo saltellando per casa “Ci Vuole Un Fisico Bestiale” di Luca Carboni. Era il 1991… avevo 5 anni.

Com’è nato “MaLaVoglia” e il suo personaggio, il suo sound?

MaLaVoglia è nato nella pancia de “L’angelo studio” di Ron, a Garlasco. All’epoca lavoravo con Davide Maggioni e per la registrazione dei primi brani ci recammo proprio negli studi storici di Ron. Era il 2017 e dopo tanti anni di Gianluca Giagnorio avevo bisogno di una nuova identità artistica. Ma La Voglia è la domanda che mi hanno sempre fatto i miei amici:” GIanlu, ma la voglia dove la trovi?”. Mi piace. Ha tanti significati e poi ha quella buona dose di Sud Italia che mi rappresenta. Non sono legato alla Sicilia di Verga ma comunque c’è del sangue meridionale nelle mie vene. Lo faccio scorrere fieramente.

Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro “Freddie”?

Nasce nel 2018 la prima idea di FREDDIE. L’ho sviluppata poi 4 anni dopo e rivestita qualche mese fa. E’ un brano al quale sono molto legato, mi racconta in maniera intima e mi mette a nudo. “Freddie” infatti vuole essere un’intima riflessione tra sogni, mostri e solitudini.

Freddie è per tutti quelli che hanno sempre avuto timore nel mostrarsi nella loro vera natura, sensibili al giudizio della gente, imbrigliati dagli stereotipi di una società che si proclama inclusiva ma, di fatto, avvezza alla facile ghettizzazione. 

“FREDDIE” è piena di noi.

Un dialogo folle, delicato e introspettivo.

È una canzone che punta dritto alle parti più nascoste dell’anima e ci intima di spogliarci da tutte le maschere che indossiamo.

E’ una canzone vera, ridotta all’essenziale, piano e voce che ci inchioda davanti ai tanti quesiti che nascono spontanei dopo averne metabolizzato il testo.

Il lavoro è accompagnato da un video?

Sì, è già online sul mio canale YouTube ed è stato in esclusiva per diversi giorni su Indievision.

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?

Forse sì. E’ il 10 singolo ed è un brano che vuole essere un punto sulla mia prima parte di percorso artistico. Prima di fare uscire tutti i miei brani nuovi mi piacerebbe fare uscire un album che contenga tutti i miei lavori passati. Sto pensando a qualcosa di fisico, vedremo.

Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la tua storia, tutto il suo percorso!

Tutto il mio percorso sarebbe bellissimo ma non basterebbero 10 fogli di word.

Posso dirti che ho toccato tantissimi palchi e contesti bellissimi. In alcuni ho lasciato il segno e vinto premi come al Premio Pigro, Area Sanremo, Fatti Sentire Festival, Nokeptv. Ho suonato in apertura a grandissimi artisti come Vecchioni, Ruggeri, Tozzi, Fabrizio Moro, Orietta Berti, Britti, Raf, Nomadi. Insomma… MaLaVoglia ha un bel vissuto.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Sono tante e tutte diverse. Per questo poi mi piace mischiare gli stili e i generi. Vengo dal cantautorato classico italiano, il folk e l’indie moderno. Da qui attingo, poi mescolo.

Ed ecco a voi MaLaVoglia

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Moltissime. Ho collaborato anche come autore per Maninni con cui ho scritto MONOLOCALE, ho collaborato con Marcello Balestra, Roberta Giallo e poi un sacco di altre cose in giro qua e là.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Voglio raccontare, dialoghi, storie, pensieri, ciò che vedo. Mi piace vedere una canzone come un dipinto libero, voglio che i contenuti li trovino le persone. Io mi limito a dipingere ciò che osservo coi miei occhi e che poi diventano parole e melodie.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Come ti dicevo sono tantissime. Alcune di queste esperienze sono state meravigliose, ad esempio aver aperto il concerto di Roberto Vecchioni è stato incredibile. Al di là del valore dell’artista, i dialoghi con lui pre concerto sono stati uno dei doni più belli che potessi mai ricevere dalla musica.

A livello di concorsi invece posso dirti che ho un bellissimo ricordo del Premio Pigro con cui ho vinto il Miglior Testo.

Tra questi ovviamente non posso non citare la mia esperienza di Area Sanremo che mi ha portato ad essere uno dei 20 vincitori del 2018 ed arrivare a fare la selezione finale a Roma davanti a Claudio Baglioni e la commissione Rai.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

La scena italiana o la scena che ci fanno vedere? A parte gli scherzi… credo ci sia un sottobosco molto florido che abbia bisogno di spazi per uscire.

C’è tanta roba al di fuori dei vari talent, festival estivi e kermesse pregiate. Bisogna trovare spazi dove creare attenzione e capacità di ascolto.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Ti potrei dire uno tra quelli che è andato di più come Hamilton, Punto, Sei Bravo Ma o Allevati a terra…invece vi consiglio di ascoltare un brano al quale sono molto legato e che nonostante mi abbia portato a vincere Area Sanremo è rimasto un po’ indietro: CAMOSCIO.

Progetti a breve e lungo termine?

Portare la mia musica su palchi, il più possibile. Nel mentre registrare i nuovi brani.

Ma voglio godermi tutto.

Un passo alla volta.