“Eroe” è una canzone che ha diversi significati e diverse sfumature, è dedicata principalmente a uno degli eroi che hanno caratterizzato l’adolescenza di molti ragazzi nel fermento dei primi musicali anni 90: Kurt Cobain. Il testo del brano è stato più volte rivisto e durante la stesura l’autore racconta di aver affrontato un percorso “in reverse” per riuscire a tirar fuori vecchie emozioni sopite e a rievocare antiche suggestioni legate al periodo adolescenziale. Ma in “Eroe” non c’è solo questo. Nella prima strofa l’autore esprime la sensazione di smarrimento dei marinai durante una tempesta, quando la situazione si mette male. In questo caso il riferimento è al film spettacolare “La Tempesta perfetta” di W. Petersen. Nel verso “ti è mai successo di perdere il faro” invece, il riferimento è al ‘comandante’ Schettino e al bruttissimo fatto di cronaca del naufragio della Costa Concordia.
Le corde vocali straziate ovviamente sono quelle di Kurt Cobain. L’autore poi procede nel racconto cercando di sussurrare quello che veramente conta oggi per essere considerati degli eroi, esprimendo in poche parole la grande importanza che può avere un piccolo gesto nei confronti del prossimo, il sillogismo musicale in questo caso è con il pazzo diamante che brilla, Syd Barrett, altro eroe decadente. Il tutto è guarnito da uno special strumentale in cui gli archi creano qualcosa di molto suggestivo come fossero echi di sirene, ciò ha un chiaro significato: l’eroe sta precipitando. Il finale epico però renderà giustizia e onore al protagonista, che vincerà la sua battaglia personale e nonostante tutto riuscirà a restare in piedi.
Dice l’artista a proposito del singolo: «Dov’è l’eroe di questi tempi? Ho sentito il bisogno di esprimere l’importanza del piccolo gesto, che fa scattare quella scintilla che agli occhi degli altri può farti diventare un eroe. Oggi siamo più propensi a definire “eroi” le persone normali, che si battono nel quotidiano per portare a casa il pane, per salvare vite, per dare più agli altri che a sé stesse. Ho voluto vestire il mio eroe di normalità, con la sua forza ma anche con le sue debolezze».