Ecco “Jazzmandoit”, il nuovo album  di Kriss Corradetti tra mandolino, swing e jazz

Ecco “Jazzmandoit”, il nuovo album di Kriss Corradetti tra mandolino, swing e jazz

Si intitola “Jazzmandoit” il nuovo album, uscito alla fine del 2023 per l’etichetta PlayCab, del chitarrista e compositore marchigiano Kriss Corradetti. Disponibile in formato fisico e sulle principali piattaforme digitali, si distingue per una peculiarità: la presenza da protagonista del mandolino con l’intento, da parte dell’autore, di esaltare la voce dello strumento italiano per eccellenza all’interno dei territori sonori dello swing e del jazz, come già avviene da tempo in altri Paesi. “Jazzmandoit” comprende nove tracce originali di Corradetti e cinque tributi a brani famosi della musica italiana (ma non solo), scelti per la loro peculiare consonanza con il linguaggio degli arrangiamenti e con lo stile generale del disco, con uno sguardo particolare alla musica swing scritta nel nostro Paese durante il periodo compreso tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso.

La nota costante che attraversa il nuovo lavoro di Corradetti è la propensione per la melodia, da cui deriva la scelta di omaggiare, tra gli altri, Nino Rota con il celebre tema di “Amarcord” e Pino Daniele con una versione strumentale della sua poeticissima “E cerca ‘e me capi’”.

La successione dei brani conduce l’ascoltatore in un viaggio sonoro che attraversa i territori del jazz, le sonorità gipsy e manouche, i colori latineggianti, il blues acustico delle origini e poi risale gradualmente verso il ritorno alla forma canzone del jazz e alle sue sonorità tipiche, fino al commiato dell’ultimo pezzo, unica traccia in cui si ascolta anche la voce, utilizzata come uno strumento. Insieme al leader (mandolino, chitarra classica, gipsy ed elettrica, voce), in “Jazzmandoit” hanno suonato il flautista Giacomo Lelli (già accanto a Paolo Capodacqua, Goran Kuzminac, Clive Bunker e Flavio Oreglio), il giovane e talentuoso contrabbassista Emanuele Di Teodoro (Max Gazzè, Bruno Marcozzi) e il batterista Massimo Manzi, nome di primo piano della scena jazz italiana.

Afferma Kriss Corradetti che, oltre alla scrittura e agli arrangiamenti dei brani, ha curato anche le riprese audio di tutti gli strumenti, il mixaggio e il mastering: «Questo album è una sorta di rinascita, un “nuovo primo atto”, per così dire, della mia carriera musicale. Mi sono formato strumentalmente come chitarrista e, dopo anni in cui ho lavorato come cantautore, arrangiatore e produttore, ho deciso di dedicarmi allo studio del mandolino, esercitando su questo strumento soprattutto il linguaggio del jazz e della world music. Il fascino di un suono così spiccatamente italiano mi ha conquistato e mi ha spinto a intraprendere questo nuovo percorso musicale e artistico, nella speranza di poter dare a questo strumento meraviglioso e alle sue caratteristiche espressive l’attenzione che merita, attenzione di cui gode per lo più nella musica classica e in quella napoletana. Poiché la mia scelta è stata guidata dal cuore, per lo stesso motivo ho chiesto ai musicisti di suonare accordando gli strumenti a 432Hz. Al di là delle teorie legate agli effetti benefici di questa intonazione, che da tempo studio ed approfondisco, il mandolino stesso ha scelto di suonare così, rispondendo in modo più morbido e dolce alla pizzicata dei miei plettri».

L’album si apre con una rispettosa rilettura di “Amarcord” di Nino Rota con il contrabbasso che, da solo, suona la melodia, come se la ricordasse appena, per poi essere raggiunto dal resto della formazione, che presenta il tema della colonna sonora con pochissime modifiche rispetto all’originale. Segue un’inedita versione de “Il giovanotto matto”, tributo a Lelio Luttazzi, in cui il mandolino, vero protagonista dell’esecuzione, fa l’occhiolino allo stile jazz manouche, presentando il tema in un agile medium swing intervallato da sezioni Calypso e avventurandosi nel primo momento solista dell’album. Anche “Coffe Piquin”, brano originale di Corradetti, presenta sonorità jazz manouche, permettendo agli strumenti di dialogare in sezioni di assolo e scambi tipici del linguaggio jazz tradizionale. “Au Loin” è un pezzo originale in tre quarti, jazz waltz, in cui si ravvisa la predilezione dell’autore per le melodie cantabili e incisive, anche quando sono poggiate sui territori armonici più articolati della forma standard jazz. Scanzonato e brillante, “Get-Go-Ged-It” è un brano latin jazz nel quale Corradetti sceglie una veste più intima e pacata, senza batteria: la sezione ritmica è affidata al contrabbasso e alla chitarra classica, mentre il mandolino e il flauto duettano sul tema e durante i soli. “E cerca ‘e me capi’”, brano-capolavoro di Pino Daniele, viene riproposto in una rilettura cameristica della formazione (mandolino, flauto, chitarra, contrabbasso e batteria) al completo. “Blues 4 Two”, altra traccia originale del leader, è il punto più “profondo” e oscuro, per così dire, del tragitto sonoro del disco: è un’improvvisazione rural blues in cui duettano il mandolino e la chitarra resofonica slide, sinuosa ed enigmatica. In “Mille lire al mese” (Carlo Innocenzi, Alessandro Sopranzi) siamo ancora in un territorio vicino al jazz manouche: il mandolino introduce il tema con toni arabeggianti, per poi svolgere la melodia principale a ritmo di rumba e liberarsi nell’assolo con uno scorrevole swing in quattro che lo porterà alla conclusione. Anche qui la chitarra ritmica sorregge il mandolino, unico strumento protagonista del brano. “Garrison”, scritto da Cristiano Corradetti, è il solo pezzo del disco in cui il leader usa la chitarra elettrica come omaggio dichiarato al compianto chitarrista Garrison Fewell: il brano è un medium swing dal tema spigoloso, con accenti be-bop al quale si succedono rapidi chorus di assolo della chitarra elettrica, del mandolino e del flauto traverso. “Morrigan Blues” è una sorta di bonus track non dichiarata del disco, poiché è l’unico brano registrato totalmente in presa diretta, ossia suonato dal vivo in studio, al cui arrangiamento hanno poi collaborato, in fase di registrazione, anche Emanuele Di Teodoro e Massimo Manzi. “Lapacho” (il nome è preso in prestito da una bellissima pianta dai fiori rosa che cresce in Brasile e in Argentina) è un brano scritto in stile di bossanova, dalle tinte sognanti e ariose. “Facircus” evoca il clima circense: il mandolino è stato usato in maniera orchestrale, sovraincidendo più linee melodiche che si incastrano nel finale corale, sorrette da chitarra e contrabbasso che ne tratteggiano l’andamento ritmico incalzante; “Libertango” è un’interpretazione personale del capolavoro di Astor Piazzolla, ma è soprattutto una dedica a Tullio De Piscopo, autore della traccia di batteria della celeberrima composizione piazzolliana: la chitarra scompare e i quattro strumenti – mandolino, flauto, contrabbasso e batteria – si incastrano in una successione di quadri orchestrati che si espandono e si contraggono dinamicamente lungo il trascorrere della melodia. Chiude l’album il brano originale “Bambina con le ali”, una melodia semplice ed ariosa in cui compaiono anche tre voci (dello stesso Kriss), in una sorta di gospel mediterraneo. Il pezzo è un omaggio alle piccole vittime che hanno pagato e pagano ancora un prezzo troppo alto per essere nate nella parte “sbagliata” del mondo.

Kriss Corradetti BIOGRAFIA