Con l’eleganza e la classe che contraddistinguono e permeano ogni sua release, Gianluca Amore, riconosciuto dalla critica come una delle vocalità maschili più emozionanti, intense ed incantevoli del cantautorato di matrice Pop-R’n’B dell’ultimo decennio, torna ad accarezzare ed avvolgere di incanto e pathos orecchie, menti e cuori con “Disordine” (PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital), il suo primo album.
Etimologicamente derivato dal latino “ordinis” con l’aggiunta alla radice del prefisso peggiorativo “dis” a sovvertirne senso e significato, e nella sua accezione più profonda identificabile nella locuzione greca “Caos”, che ritrae una profonda lacuna nella continuità lineare del proprio essere e della propria vita, “Disordine” è un disco che stravolge ogni contorno, mescolando abilmente le carte, le 10 tracce che lo compongono, per riprogrammare e cogliere da nuove e più luminose prospettive quel subbuglio interiore, quella confusione apparentemente irresolubile che affolla e scompiglia lo spazio che ci separa da un tanto inseguito equilibrio in ogni ambito della nostra esistenza.
L’intero universo di un giovane uomo di 30 anni racchiuso in un racconto di 10 capitoli, una narrazione sincera, intima e senza filtri, attraverso cui Gianluca Amore si spoglia di ogni difesa, permettendo alle sue fragilità di emergere fin quasi a prenderne il sopravvento, perché questo è l’unico modo per comprenderle ed è soltanto così che è possibile accettarle, custodirle come parte integrante di ciò che siamo e trasformarle, con il tempo, in preziosissimi punti di forza.
Stati emotivi differenti, a tratti opposti e contrastanti, trovano espressione, scudo e riparo nella voce calda e nell’esecuzione impeccabile di un artista che canta con l’anima perché è in essa stessa che trae la genesi di tutto il suo percorso tra le note e perché, questo, è il solo modo che conosce per fare musica.
Italiano e inglese si amalgamano nei testi così come nella vita di Gianluca, cantautore, musicista, musicoterapeuta, performer, ma prima di tutto persona, che attraverso una spiccata e finissima sensibilità ed un’innata inclinazione alla ricerca e alla condivisione dei sentimenti umani mediante l’Arte, giunge dritto al cuore degli ascoltatori con un’autenticità, una delicatezza e una purezza disarmanti.
Non solo stati d’animo, esperienze e lingue con registri differenti; in “Disordine” sono anche le sonorità su cui si posano emozioni e riflessioni a variare di continuo: dalle atmosfere anni Ottanta del brano apripista “I wanna sing forever”, una dichiarazione d’amore dal ritmo incalzante nei confronti della musica, si passa istantaneamente, in un naturale fluire di battiti e di coscienza, al suggestivo R&B di “Senza Ragione”, urlo sospeso tra la silente ma più fragorosa che mai implosione di un sedicenne imprigionato nelle sofferenze dell’adolescenza e la liberazione da essa mediante la sua catarsi in musica, arrivando al pop tipico degli anni Novanta di “Masochist”, primo singolo estratto dall’album, che cullato da una ritmica incessante e travolgente, descrive con ironia la fine di una storia. Vi è poi la pop-rock ballad “Cold and Red”, una delle release più apprezzate del cantautore veneto, un dipinto scaturito dagli acquarelli della passione, dove l’eros incontra la dimensione onirica in un abbraccio che toglie il fiato per riaccenderlo, e l’ipnotico elettro-acustico di “Uno due tre”, brano capace di fondere egregiamente l’elettronica ad un pianoforte un po’ scordato, un basso e una ritmica dal sapore neo-soul, il tutto, per raccontare una serata diversa dal solito, in bilico tra spregiudicatezza e novità. Unica cover del disco, è la meravigliosa “Nothing Compares To You/Purple Rain”, un mash up che rende omaggio al grande Prince, accompagnata dal videoclip ufficiale ed attualmente in rotazione radiofonica, ove ritroviamo tutto il mondo di Gianluca: vocalità Soul, arrangiamenti che intrecciano parte sintetica a parte acustica, cori ed un testo che urla un’assenza struggente, insopportabile, ma profondamente poetica. “Riamarmi in un secondo”, in duetto con Milo Nanni, dà la possibilità a due incantevoli voci maschili dai colori Black di unirsi per fluire in una ballad malinconica, che ha come tema cardine il capolinea di una relazione e la conseguente relativa rassegnazione, ma anche – e soprattutto – la speranza poter e saper ricominciare. In “Disordine” c’è spazio anche per il Gospel, che si manifesta più vivido che mai in “Free me”, una preghiera laica che domanda redenzione, in cui il testo si articola su un sound prorompente, quasi colossale, donando a chi l’ascolta una dimensione intimamente magica, resa possibile anche grazie alle voci del coro Name ed all’abilità dell’orchestra OGAF dell’Accademia Filarmonica Veneta (il brano è stato orchestrato dal Maestro Simone Tonin, direttore della Gaga Symphony Orchestra e collaboratore di artisti nazionali e internazionali). Penultima traccia è “You (don’t) know”, un uptempo fortemente pop in cui Gianluca Amore affronta le malelingue, biasimando chi giudica, chi crede di essere onnisciente, ma, in realtà, sa usare il dono della parola solo per distruggere, senza costruire mai. L’album si chiude con la title track “Disordine”, un piano-voce-archi, che sintetizza, enfatizzando, l’intero concept.
A trent’anni come a quindici, Gianluca Amore si immerge, si ripara e si cerca tra le note, negli abissi costituiti dai fogli ricolmi di parole e saturi di indescrivibili ma tangibilissime emozioni, tra la vita quotidiana fatta di occasioni perse e sorrisi ritrovati, di giorni bui e nottate di luce.
Un subbuglio che confonde per comprendere, un caos che è necessario per giungere alla tranquillità, all’equilibrio, a quell’ordine che soltanto noi per noi stessi possiamo e siamo in grado di definire come tale; un “Disordine” capace di sistemare ogni cosa, anche e soprattutto attraverso l’Amore. Si, perché c’è e deve sempre esserci spazio per l’amore: l’amore per se stessi, per gli altri, per la vita e per la musica, che in questo album spazia tra stili e mood anche in antitesi, tra note alte, note basse, tasti neri e tasti bianchi, per raccontare, in maniera volutamente disordinata, il mondo di un ragazzo di trent’anni, che di quelle note, di quelle emozioni, di quei sogni e di quelle canzoni, ci vive.
Un regalo di Natale che Gianluca fa a se stesso e che ognuno di noi, attraverso la sua splendida voce, dovrebbe farsi: un tuffo nel tumulto animico che ci attraversa per poterlo accettare, accarezzare e poi renderlo, mediante quell’incomprensibile e irrazionale ragione che lo caratterizza, il più equilibrato modo di poter cogliere e affrontare la vita, perché, come scrisse il padre della psicologia analitica, Carl Gustav Jung, “in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto” ed è solo sapendo sostare e valicare il “Disordine” che ci avviciniamo sempre più alla nostra personale armonia.