Forse tra i due non correva buon sangue da tempo, fatto sta che a scatenare l’effetto valanga è una frase del Fibra in una sua caonzone dove afferma che Mengoni non possa concedersi l’outing sulle sue preferenze sessuali.
La vicenda oltre ad essere colorita e scoppiettante, secondo me, cela però dei risvolti molto particolari. In primis i due personaggi, senza entrare nelle percentuali di ragione o torto e nel merito della questione, sembrano essere più incuriositi dalla vita sessuale dell’altro che alla musica e lo studio della stessa… non ne hanno bisogno? Non credo, la musica è un cammino personale, umano dettato da vocazione. Sfido i due più grandi maestri di Conservatorio italiani a darsi del “gay” l’un l’altro e vedere se abbiamo la stessa reazione.
In secundis… embè? Che lui sia gay o no, che voglia o possa dichiararlo o no, qual è il problema?
Sembra che il mondo artistico, che l’altro ieri cantava per l’Aquila, oggi dimentica l’importanza uamana dei messaggi e dei loro atteggiamenti, ancor di più che sono considerati personaggi in vista -secondo me a torto, ma de gustibus!-.
Se proprio volete saperlo l’arte non guarda in faccia alle preferenze sessuali, anzi fior di musicisti illuminati avevano personalità attaccabili da ignobili illazioni, sia sui gusti sessuali, che sui costumi quotidiani. Quindi se proprio i due hanno qualcosa da dire, se la dicessero a 4 occhi, mi pare che sentiamo troppe parole e poca musica, e quella poca indegna.