“Nato morendo” , in radio e negli stores dal 12 settembre, è il nuovo singolo di Silver; un brano introspettivo, con una connotazione meno “sociale” delle precedenti uscite quali “I Bambini Ci Guardano Sempre” o della più recente “Felicità”: il tono lirico, delicato, fiabesco cede il posto a un mood più intimo e al contempo drammatico, appassionato, veicolato da immagini forti e contrastanti che si alternano in una sorta di monologo interiore (“Adesso parlo a bassa voce / A tu per tu con il dolore”), un dialogo davanti allo specchio, con se stesso e con il proprio dolore affrontato a viso aperto.
“Nato morendo” è unapoesia esistenziale, un inno amaro, ma potente, alla resistenza, alla volontà di riscatto, alla necessità di combattere anche davanti alla perdita di certezze. Nessuno spazio è concesso a vittimismi e autocommiserazione: un messaggio fortemente attuale che delinea la condizione di tanti giovani, la lotta per sopravvivere in un mondo che delude e ferisce; emblematica è l’analogia dell’arena in cui la vita stessa, come un toro, sembra non concedere tregua, ma in realtà è provocata da chi non si rassegna a subire (“vesto di rosso, la vita è un toro”). Lo stesso grido primitivo “Alè Alè”, ripetuto come un mantra, richiama quell’arena e incita a coltivare la propria indole guerriera, così come il velo di ironia, che sottende il testo, diventa strumento di reazione di chi tiene ben salde le redini della propria vita, anche nell’incertezza e nelle avversità.
“Nato morendo” non è un brano di resa o di pronazione, racchiude una visione potente ma, al contempo, polisemica, soggettivamente interpretabile; il senso del “nascere morendo” parte da una riflessione personale e autobiografica, per estendersi liricamente a livello universale ed esistenziale e ancora oltre, fino ad assumere un significato più mistico e spirituale, quello della rinascita alla vita eterna. Così il dolore, inteso anche in ottica cristiana quale strumento di redenzione, diventa motore del cambiamento, della trasmutazione, come nel mito della fenice che risorge dalle proprie ceneri, in un eterno che ha esso stesso limiti (“ho messo il timer all’eternità”, espressione fortissima).
Resta, in ogni caso, una connotazione autobiografica del singolo che si coglie tra le righe; da quella che è stata etichettata come una prematura “morte” artistica (esperienza tristemente condivisa da altri colleghi, come è noto, nella storia dei talent), conseguente a vicissitudini tali per cui l’artista è uno dei pochi a cui è stata negata la pubblicazione dell’inedito (per problematiche da lui indipendenti), Silver ha saputo rinascere senza rimpianti, più forte di prima, e trovare la sua giusta collocazione, oltre ogni compromesso, con immutato spessore artistico, culturale, umano. Un riferimento a tanti giovani artisti che, nella difficoltà che la carriera oggi più che mai presenta, sanno resistere e perseverare nella volontà di realizzare i propri sogni con passione e con coerenza, reinventandosi e risollevandosi ogni volta da delusioni e ostracismi. Il brano si chiude, in modo inaspettato, con l’affermazione del valore insostituibile dei rapporti e dell’unione tra gli uomini, della necessità di trovare aiuto e solidarietà oltre se stessi; la supplica finale è un grido di speranza nell’umanità “salvami la vita perché io non ho tempo”.
Scritto da Silver con Carlo Montanari e Federico Lovato arrangiato inizialmente da quest’ultimo e, nell’attuale versione, da Iride (Alessandro Bernardoni), dal punto di vista musicale il brano presenta un carattere deciso e incalzante fin dalle prime battute, con un basso denso e predominante nelle strofe, evolvendo in un’esplosione di suoni rock ed elettronica nel ritornello, con l’inserto dal sapore epico dello special.
Il videoclip, per la regia di Matteo Sambero, sarà fuori dal 19 settembre.
Per ascoltare il singolo: https://song.link/Silver_NatoMorendo