In attesa del nuovo album, arriva il secondo singolo dopo “Sogni di Periferia”, ne parliamo con Riccardo Netri, frontman della band toscana.
“Finalmente ti manchi”, in radio e negli stores dal 22 aprile, dal 13 maggio è anche video, con immagini emozionanti e suggestive, in linea con tutti i precedenti lavori della band, ideati quasi come episodi di una serie TV. Anche in questo nuovo singolo i NETRI riconfermano la volontà di mantenere una liason tra tutti i brani di uno stesso album, che è concepito come una sorta di libro in note. Un quadro che si compone già a livello iconografico a partire dalle stesse cover: le due copertine diventano dei tasselli di un puzzle che si disvelerà nell’album. Il brano “Finalmente ti manchi” delinea il dramma della convivenza con disturbi di natura psicologica, nel caso specifico di tipo alimentare, ma che in realtà si estende liricamente abbracciando ogni forma di patologia e difficoltà, anche esistenziale, con un messaggio chiaro e importante: attraverso l’accettazione del problema si compie il primo passo verso la “guarigione” e la rinascita. Il videoclip frutto della grande intesa della band con Alex Marton (Deorb Films), sottolinea in immagini il concetto che sta alla base della canzone, l’accettazione di se stessi per poter dar luogo ad una rinascita.
Videoclip
Riccardo, raccontaci qualcosa di questo singolo…
È nato dal testo, spontaneamente, durante la stesura dell’album, nel ricordo di una persona fragile che era riuscita a trovare dentro se stessa una forza, quasi impensabile, per superare tutte le difficoltà.
Il video non è stato di semplice realizzazione, più che altro perché volevamo che rendesse in forma filmica il concetto che sta alla base del brano e volevamo farlo senza avere intermezzi live della band, lasciando ai protagonisti stessi ed agli spettatori tutto lo spazio; per questo il lavoro di preparazione, anche con i protagonisti stessi, è stato più impegnativo del solito ed ha richiesto più incontri preparativi. Abbiamo scelto come protagoniste principali due gemelle, per poter esprimere in maniera più evidente il concetto di dualità; una gemella è vestita e truccata di bianco per rappresentare la persona stessa, mentre l’altra gemella è vestita e truccata di nero per rappresentare la personificazione della fragilità emotiva. La protagonista riesce a riconoscere e a combattere la sua problematica, fino poi a capire che il saper accogliere ed accettare questo suo essere fragile è l’unico modo per poter rinascere e riuscire a gestire la propria vita.
Quali sono le differenze tra l’album già pubblicato e quello che sta per arrivare?
Per quanto riguarda la musica, anche se la matrice è rock, abbiamo voluto modernizzare il suono e non porci limiti negli arrangiamenti scegliendo di volta in volta l’abito musicale che vestisse perfettamente il testo ed aiutasse ad esaltarne il significato. L’album precedente “Sogni di periferia”, era il primo album di rock in italiano dopo l’esperienza hard rock con scrittura in inglese, per cui era forse meno maturo di questo secondo lavoro. Spaziava dal rock più stradaiolo fino ad arrivare ad alcune ballate sognanti, passando da sfumature punk e alternative rock. Per ciò che riguarda i temi affrontati dalle canzoni, c’erano classiche storie rock di amore, sesso, libertà, sogni, rivalsa verso la vita, evasione dalla realtà, il tutto visto e raccontato in modo alle volte serio ed onesto ma anche in modo scanzonato ed ironico. Le canzoni di questo secondo album sono figlie di un periodo difficile di pandemia e isolamento, i testi sono più forti, a volte crudi . C’è un legame sottile fra i due album, tutti e due terminano con una ballad che parla d’amore.
Cosa avete in programma per i prossimi mesi?
Ci basterebbe riuscire a finire l’album, pubblicarlo e promuoverlo anche in sede live.
Ph. Chiara Sardelli
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