Onorati e privilegiati, diamo il benvenuto a GILBERTO, artista poliedrico che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro EMPATIA SUITE, leggiamo con senso di empatia l’intervista a GILBERTO, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, GILBERTO si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con BDM Press, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a GILBERTO!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Ho sbattuto il cucchiaio sul pentolino del latte, poi sul bicchiere, e mi sono accorto che facevano due suoni di altezze diverse. Da lì scoprii la passione per il suono. Poi ho ricomprato il bicchiere.
Dietro un personaggio può esserci 1, 100 o 1000 persone. Chi è GILBERTO e il suo personaggio?
Chi sono? Devo chiederlo ai vecchi personaggi, Saffir Garland, Gilbertoide (mai uscito), o al primissimo coniato in adolescenza, l’orribile gilbOrto, di cui ho solo tracce in musicassette a casa mia. Ho provato tante maschere, di recente anche “essere me stesso”, la maschera più falsa di tutte, e più noiosa di cui parlare. Meglio parlare di che faccio, piuttosto che di chi sono.
Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di EMPATIA SUITE?
Questa composizione è principalmente musicale, ci ho messo quasi 20 anni. Avevo inventato un cupo tema nel 2002 a pianoforte, a 15 anni, ed era rimasto lì, senza sviluppo, forse ispirandomi alla colonna sonora di Harry Potter, di John Williams. Anni dopo, ho creato una serie dodecafonica, da far suonare a tanti strumenti ma partendo da una nota diversa, con effetto dissonante. Anni dopo, ascoltando una sinfonia dal vivo su Radio3, ho sentito il solito colpo di tosse di qualcuno del pubblico. Da lì è nata l’idea alla base del concetto della suite: far suonare un violino triste ed espressivo, con un pubblico irrispettoso, e anzi non fa altro che tossire. Ovviamente esasperando la cosa. Tempo dopo, volevo riportare le conversazioni simultanee di una giornata qualsiasi, ascoltando la folla, a Padova (gennaio 2019), e musicarle. Alla fine, in mezzo a tanti appunti musicali, ho scelto questi, che erano collegabili in un unico lavoro.
E com’è nato il suo videoclip?
Per trasportare in immagini il concetto di assenza di empatia, ho pensato alla tossicità dei social network, a quanto ci si senta impuniti, nell’offendere il prossimo online, e non si empatizzi dietro lo schermo. Ho immaginato le reazioni di una chat, durante una diretta che finisce male. Il regista Maurizio Del Piccolo, e l’attrice Melissa Di Cianni, sono stati fenomenali nel realizzare quest’idea malata. Quando l’ho vista, mi sono spaventato pure io ad averla pensata. Così, ho chiesto al regista di aggiungere il bollino rosso! Non sia mai che facciano una petizione anche contro di me!
È prevista l’uscita di un disco?
Ancora non lo so. Dicono che si stia tornando a comprare cd, per mia fortuna, ma dipende se ci saranno più feedback, rispetto al passato.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Un eterno vagare orizzontale. Ho fatto 300 tra concerti e concertini dal 2007, inciso 7 album, eppure mi sembra di non aver combinato nulla. Mi sento sempre all’inizio.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Franco Battiato, Elio e le storie tese, Rammstein, Rino Gaetano, i primi Muse, Daft Punk, Polysics e Devo, Peter Gabriel, Pink Floyd, Bluvertigo. Ho anche influenze cinematografiche: Kubrick, Lynch, Moretti, Cronenberg, Nolan. E la poesia. Il poeta Gianni Carlin (ho definito quel che scrive “poesia dura”), e infine il più grande poeta italiano contemporaneo, che ha scritto anche per Lucio Battisti. Ovviamente, sto parlando di Pasquale Panella.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Ho scritto e suonato per e con Slow Wave Sleep, di Emilio Larocca Conte. Hot Ice è un rapper veneziano che è presente in “Film”, e adesso stiamo preparando insieme una cosa gigante.
E la collaborazione con BDM Press nel lavoro in promozione?
Silvia mi fa conoscere tante/i brave/i artiste/i, spesso del nostro territorio veneto, che magari mi sfuggono. Recensisco anche per Music Map, dove invece analizzo artisti da tutto il mondo, ma raramente di tratta di musica “classica”. Invece nel Blog Della Musica, ho affrontato anche repertori lirici e composizioni per pianoforte.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Ho smesso di stabilire i miei contenuti, perché ho visto che tanto il pubblico capisce sempre e solo quello che vuole. “Fuori dal tunnel” di Caparezza docet. Preferisco giocare, giocare forte, ma lasciando libertà interpretativa. Anche perché, se attecchissero davvero, le mie idee pessimistiche, sarei più odiato. Meglio così.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Fammici pensare. Tra i concerti più belli, posso ricordarne uno in Puglia a Stornarella, al KMSclero, aprendo quell’artista eretico e necessario di Cecè Tripodo. Parliamo di uno che ha a che fare con Filippo Giardina e Giorgio Montanini, per dire. E poi ha avuto a che fare anche con me!
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Boh, io recensendo, seguo solo la scena underground. Farei un appello a chi si lamenta della musica mainstream: loro vivono e guadagnano anche delle vostre puntuali polemiche. Volete favorire la musica “vera”? Non parlate neanche di quel che passa in radio e tv, ignoratelo del tutto, come faccio io. E diffondiamo solo la musica underground, discutiamone sui social, critichiamola anche, ma basta che se ne parli, e che non si alimentino invece discussioni sulle musichette del circo mediatico. Pensa se davvero ci comportassimo in massa così! Ogni musicista locale ringrazierebbe.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Un altro mio intendi? “Gli zeri della terra del momento”, che non troverete nel mio progetto, ma in “Slow Wave Sleep”, mondo onirico di Emilio Larocca Conte, per il quale ho scritto e cantato 5 canzoni, che lui ha racchiuso nell’EP “Gilberto nell’Egosistema”. Un brano di qualcun altro invece, vi consiglio “Re nell’oblio” di Hot Ice.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Fregato. Non posso più fare i concertini solisti con la tastiera. Però è stato anche un modo per costringermi a cercare di fare di meglio dei concertini solisti. Ed è stata la spinta a tirare fuori dal cassetto i progetti più ambiziosi, come appunto questa “Empatia Suite”, e un’altra grande cosa.
Progetti a breve e lungo termine?
Un solo grande progetto. Uno spettacolo musical-teatrale, per 8 cantanti e 4 attori, ambientato nel Sacco di Roma del 1527. Ho scritto le musiche e quasi tutti i testi, per alcuni, e la stesura dei dialoghi recitati, mi sta aiutando Hot Ice. Attualmente sto organizzando le prove, e discutendo animatamente col regista. Sono 8 anni che girava nella mia mente questa storia, e adesso i personaggi, incarnati nei cantanti, stanno prendendo vita, in una trama che in questi stessi giorni si sta affinando. E’ fantastico. Non vedo l’ora di poterlo mettere in scena, piangendo col budget e cercando spasmodicamente l’associazione che vorrà appoggiarmi.