Intervista a quattro occhi con Dittatvra formidabile formazione

Intervista a quattro occhi con Dittatvra formidabile formazione

Straordinaria intervista oggi alla band Dittatvra, formazione poliedrica che raccoglie consensi a go-go. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Mangiare Male, condividiamo con piacere l’intervista alla band Dittatvra, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita dei componenti, la formazione Dittatvra si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto alla band Dittatvra!

Com’è nata vostra la passione per la musica?
Pensiamo che le passioni siano innate, quindi probabilmente ognuno di noi ci è nato, con questa fissa. Riguardo a come questa sia venuta fuori, il batterista, Filippo (per tutti Macca), si è avvicinato come molti ragazzini all’epoca, giocando alla playstation, a Guitar Hero. Matteo, il chitarrista, è stato condizionato da sempre dal suo ambiente familiare già ben immerso nel rock classico e non solo. E Federico (alias Dema), il bassista, è sempre stato affascinato dalla musica e ha deciso di prendere in mano lo strumento quando ha scoperto la passione per il punk, il metal e robe simili. L’altro Filippo invece è sempre stato portato per quest’arte, venendo da una famiglia di musicisti, e ha voluto mettersi alla voce anche per dare vita e interpretazione ai testi che scrive.

Descrivi “Dittatvra” e i suoi pregi e i suoi difetti.
I pregi è che siamo belli, i difetti è che siamo poveri.

Come è stato concepito il lavoro Mangiare Male?
Avete presente quando realizzate di fare schifo a voi stessi perché state conducendo uno stile di vita troppo degradante? Praticamente la canzone è stata ideata durante una di queste prese di coscienza.

Il lavoro è accompagnato da un video?
Si, abbiamo girato un breve filmato disponibile come canva su Spotify e come reel sul nostro profilo Instagram, e presto sarà anche su Youtube. Molto simbolico, molto violento.

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
Yessa, prossimamente rilasceremo ulteriori dettagli più specifici. Non vogliamo spoilerare granché, possiamo solo confessare che il nuovo EP si intitolerà “UN TRANQUILLO WEEKEND DITTATVRA”.

In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, volete raccontarcele?
I percorsi artistici sono come tutti i percorsi dell’universo, ossia altalenanti e ciclici, con periodi di qualità alternati a periodi di decadenza. A noi fin’ora, nel nostro piccolissimo, è andata bene, e speriamo chiaramente vada meglio. In ogni caso per noi l’essenziale è che alla gente entri in testa la nostra carnevalesca e sanguigna visione delle cose.

Quali sono le vostre influenze artistiche?
In ordine sparso: Rammstein, Misfits, Fabri Fibra, Pasolini, Quentin Tarantino, Marilyn Manson, Ministri, Salmo, Blink-182, Casualities, Litfiba, Nine Inch Nails, Disciplinatha, Voina, Black Sabbath, Franco Battiato, Vasco, Lou X, Dario Argento, Rob Zombie, Kenneth Anger, CCCP, Afterhours, Management del dolore post-operatorio, Teatro degli orrori, Sam Raimi, Guns N’ Roses, Nirvana, Howard Phillips Lovecraft e Kubrick.

Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Attualmente stiamo collaborando con la Overdub Recordings, con la quale ci stiamo trovando molto bene.  Inoltre vorremmo ringraziare di cuore il nostro amico e collaboratore Matteo Esposito, il quale ci ha ascoltato, indirizzato, consigliato, registrato le prime demo e soprattutto sopportato, cosa non affatto facile. Dio lo benedica.

Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Che siano più espliciti o più subliminali, tendenzialmente i nostri temi portanti sono: la morte, l’occultismo, la violenza (fisica e psicologica), il Male nella sua concezione più ampia, il sesso, l’amore, la catarsi aristotelica, il complottismo, il sovrannaturale, il suicidio, il Romanticismo, l’Apocalisse, la satira sociale e la dissacrazione/provocazione nei confronti del corretto politicamente, di qualunque ideologia esso sia.
Noi raccontiamo storie, immagini, sensazioni e riflessioni in salsa horrorifica perchè per noi è adrenalinica e ci piace, tramite un italiano che usiamo a mo di bisturi, e con un approccio musicale violento. La paura, da cui poi l’egoismo, è il contrario dell’amore. Parlare della paura dietro ogni cosa è come parlare dell’amore dietro ogni cosa. Forse vogliamo trasmettere che la realtà è un paradosso, come indica il nostro stesso nome, con regole che si confermano nelle loro stesse contraddizioni.

Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Guarda, definirci pregiati è tipo credere di andare a fare un weekend alle terme e invece poi venire internati in un manicomio criminale. Comunque adesso dovrebbe uscire il nostro nuovo Ep, vediamo come andrà. Non neghiamo che ci abbiamo sputato sangue. I live non ci sono mai mancati, e li abbiamo sempre fino ad ora trovati (o più spesso ce li hanno proposti) in maniera completamente indipendente e autonoma, in due anni di attività abbiamo fatto più di 35 date. Una volta abbiamo partecipato a Sanremo Rock, ma avremmo potuto spendere quei soldi sicuramente in qualche modo migliore. Comunque per le attività future non anticipiamo nulla.

Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Sarebbe bello se morisse la trap e tutti quei generi lì. Ma non per la musica in sè, più per tutto il mood da rincoglioniti che si trascina dietro.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Il prossimo che uscirà, qualunque esso sia. In attesa che arrivi, ci sta tutto l’Ep vecchio,”Interamnia Blood”, da spararsi nelle orecchie, disponibile su Spotify e le altre piattaforme digitali. Di questo, “15 anni” parla di una storia d’amore tra due ragazzini con l’hobby per l’omicidio; “Panico” di un’apocalisse zombie tra epidemie, social e campionati di calcio; “Caffè” è una riflessione autodistruttiva sulla vuotezza delle emozioni ed una velata critica alla mascolinità tossica, “Dario Argento” è una dichiarazione di odio allo snervante cantautorato indie di bassa lega e “Sai Come andrà a finire” parla del sesto senso e contemporaneamente del Nuovo Ordine Mondiale.

Quali sono i vostri sogni nel cassetto?
Morire esplosi in un attentato terroristico durante un nostro concerto sarebbe interessante, una fine coerente con la nostra attitudine, oppure anche ispirarne uno.
Scherziamo, forse. In realtà ci piacerebbe se uno dei nostri pezzi venisse scelto come colonna sonora per un film horror, ad esempio. O anche sarebbe figo suonare in qualche situazione curiosa, come a un sabba o per l’inaugurazione di qualche locale particolare, o ovviamente aprire il concerto di uno dei nostri artisti ispiratori.
Sarebbe figo se un nostro videoclip lo girasse Sam Raimi, bello splatterone e disgustoso alla maniera de La Casa o Drag Me To Hell. Ci piacciono molto i festival marci, quelli con tanta gente e tante band, dove a una certa non ci si capisce più niente ed è tutto un delirio. Anche suonare al concerto del primo maggio a Roma non ci dispiacerebbe, succedono sempre un sacco di cose strane e curiose, è il bello della diretta d’altronde. Come anche Sanremo, ci vanno tanti personaggi ridicoli, potremmo andarci tranquillamente anche noi. E’ bello parlare agli italiani, anche quando non ti capiscono.
In ogni caso per ora voliamo basso e stiamo coi piedi a terra, ci accontentiamo di cercare di interessare a quanta più gente possibile tramite la poetica che abbiamo adottato e che vogliamo perfezionare, questo è il nostro vero sogno. Per aspera ad astra.