Diamo oggi il benvenuto a MARCO SINOPOLI, artista poliedrico che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Chromatic Landscape, pubblichiamo con estremo interesse l’intervista a MARCO SINOPOLI, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale, MARCO SINOPOLI si narrerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con Rubinia Comunicazione, le esperienze, come Macerata Opera Festival e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a MARCO SINOPOLI!
1) Com’è nata tua la passione per la musica?
Nasco in una famiglia di musicisti classici, mio padre compositore e direttore d’orchestra e mia madre pianista, ma ho iniziato a 13 anni con l’hard rock per passare al blues, al jazz e infine alla musica classica.
2) “MARCO SINOPOLI” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!
Anche io ne vorrei sapere di più, e se ne ho, ma sicuramente la musica è già di per sé un potere fuori misura che invade ogni aspetto della nostra esperienza, bisogna amarla e coltivare questo rapporto.
3) Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro Chromatic Landscape?
-C.L. nasce da un incontro con i casi della vita che ti portano a creare un ensemble così peculiare, e dal ritorno negli anni di vecchie composizioni, temi giovanili lasciati lungo la strada ma che ritornano e finalmente trovano voce in questo disco.
4) Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la tua storia, tutto il suo percorso!
-Ho iniziato con il rock a 13 anni e da lì ho proseguito allargandomi progressivamente prima al blues e poi al jazz. Contemporaneamente ho studiato chitarra classica fino ai 20 anni circa finché alcuni problemi alla mano sinistra mi obbligarono ad interrompere il mio percorso di chitarrista… ed è in quel momento che ho iniziato a studiare composizione classica.
Mi sono sempre diviso tra scuola di musica, conservatorio e insegnanti privati. Ad oggi ho ripreso tutto a pieno regime alternando la composizione contemporanea, quella più trasversale per gli Extradiction e la chitarra.
Altra passione è il pianoforte… ma servirebbe una vita in più.
5) Quali sono le tue influenze artistiche?
Sicuramente il jazz, nella sua tradizione ma soprattutto in esiti più moderni tra i quali Chick Corea Electric band, Yellow Jackets, Pat Metheny e altri.
Amo molto la musica classica e contemporanea, tutto il ‘900 in particolare Messiaen, Ligeti ma anche autori viventi quali Salvatore Sciarrino o Ivan Fedele non possono non essere ascoltati e conosciuti.
Il rock e il rock progressive.
6) Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Negli ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare con molti artisti di grande livello.
Una delle prime volte fu con Fabrizio Bosso, ospite speciale nel quartetto jazz che avevo nel 2005, poi Lino Patruno, Javier Girotto, Francesco Bearzatti, Peppino Gagliardi e il figlio Massimiliano Gagliardi, Daniele Sepe, Sergio Cammariere, Francesco Di Giacomo, Alessandro Gwis, Baraonna, The Session’s Voice, Natalino Marchetti, Simone Alessandrini, Alessandro Marzi e molti altri.
Quest’anno fu molto bella la collaborazione con Roberto Gatto durante la pandemia, che ci vide rielaborare composizioni del ‘900 (di Debussy, Mompou, Poulanc, Piazzolla) in chiave trasversale.
Ebbi anche il piacere di aprire il concerto, con il gruppo Growling Love&Pain di Marco Cinelli, di Scott Henderson, per me mito assoluto della chitarra fusion/blues.
Ci tengo molto all’incontro artistico ed umano con il grande Nicola Stilo, ospite del disco e caro amico.
In progetto un disco, tra i vari in programma, con il pianista Ramberto Ciammarughi, artista dalla voce molto personale e dal talento smisurato.
Varie sono state le collaborazioni nella musica classica fra le quali con i Sentieri Selvaggi, il Quintetto di fiati di Città del Messico, il Mitja Quartet, l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, Imago Sonora, A.Carbonare trio, Michele Marco Rossi, Samuele Telari, Silvia Cappellini, Andrea Corsi, Luca Cipriano, Alessandra Amorino, e ovviamente anche con il trio di fiati del mio gruppo “ Extradiction”, Bruno Paolo Lombardi, al flauto, Luca Cipriano, al clarinetto, e Fabio Gianolla, al fagotto.
7) E la collaborazione con Simona Cantelmi e Rubinia Comunicazione nel lavoro in promozione?
Una nuova e recentissima collaborazione che sta funzionando molto bene.
8) Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Ogni contesto può necessitare un contenuto diverso, che risponde a varie sfaccettature del mio essere persona, musicista e del mio fare musica.
È molto importante per me che ci sia passione dentro la musica, o astrazione, ma mai freddezza costruttiva e tecnica fine a se stessa.
A volte si sbaglia a paragonare esperienze musicali diverse quali musica jazz, pop e contemporanea mettendole sullo stesso piano…ci sono modalità diverse nell’accedere a queste esperienze…sarebbe bello se i contenuti fossero trasversali e si unissero in un esperienza integrale…dove l’astrazione della composizione contemporanea si unisse alla pulsività del jazz e all’immediatezza del pop.
Sono luoghi diversi della mente.
9) Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi come Macerata Opera Festival?
Macerta Opera Festival fu un esperienza molto bella e particolare dove creammo, con un team, uno spettacolo multidisciplinare in cui il teatro, la musica live e pre-registrata, il video e la danza si mescolavano in un unico per raccontare una dispotica e moderna figura di Orfeo.La musica dal carattere “contemporaneo” si mescolava ad un rock acido e sognante allo stesso tempo, unendo vari piani di comunicazione musicale.
I concerti con gli “Extradiction” sono sempre particolarmente belli per tutti noi perché oltre alle emozioni tipiche del jazz moderno, interplay e forte ritmicità, aleggia sopra la ritmica una poetica differente e raffinata del trio di legni.
10) Cosa ne pensi della scena musicale jazz italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
La scena Jazz italiana è piena di musicisti di grande livello e spessore nonché di belle proposte artistiche.
Mi piacerebbe che ci fosse un’attenzione maggiore allo sforzo compositivo, nel cercare di creare un’esigenza non solo del grande solista, ma anche di un contenuto extra-musicale mediato, anche inconsciamente e non esplicitamente, dalla parte musica stessa.
La paura è che i continui input del web portino alla spettacolarizzazione della musica e del musicista, alla necessità dell’immagine, perdendo un certo di tipo di qualità dell’ascolto.
11) Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Vi consiglio “Cristalli”, mia composizione, e aggiungerei “Travel” riuscitissimo arrangiamento per gli “Extradiction” del secondo movimento del quartetto per archi di Maurice Ravel.
12) Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
In continua mutazione.
L’inizio non è andato male. Poi il senso di non futuribilità scaturito dalla stasi prolungata e stato più pesante. Ne sono riuscito ricaricato rimettendomi sotto con lo sport e lo studio.
13) Quali sono i tuoi programmi futuri?
Ho in progetto vari dischi sia di jazz moderno che di genere più misto.
Con Extradiction, con il duo Aleatology con Daphne Nisi, un repertorio originale per quintetto con clarinetto basso, tromba, chitarra, basso e batteria nonché il già citato disco con Ramberto Ciammarughi.