Com’è nata tua la passione per la musica?
Un giorno d’estate a quasi 18 anni, suonai i miei primi 4 accordi ad un pianoforte, ci canticchiai sopra una delle tante frasi che ritenevo in qualche maniera poetiche, e con qualche aggiustamento alla metrica ne uscì la mia prima composizione.
Cosa significa e com’è nato il nome Settembre28 e il suo personaggio, il suo sound?
Questa è una lunga storia che proverò a sintetizzare per annoiare il meno possibile. Diedi la prima canzone che scrissi ad un regista amatoriale che la utilizzò per il suo film “Fotocopie”, successivamente fui contattato da un produttore di Milano interessato a produrmi, ma al tempo non ero ancora interessato ad un percorso professionale nella musica, in quanto non avevo fatto ancora abbastanza esperienze di vita. Esperienza che arrivò qualche tempo dopo con l’università.
Fuori sede a Padova era un’altalena di emozioni, le feste e gli amici non mancavano, come i lunghi week end solo in appartamento, ma soprattutto in quel periodo, esattamente il 28 settembre, mi lasciò, dopo quasi 5 anni, la mia ragazza.
Lo stesso giorno scrissi e pubblicai su instagram “non innamorarti mai” (canzone che farà parte del mio album).
Il sound dei miei pezzi deriva dall’impronta dolce dei miei brani e il lato più pop di Cacco.
Come è stato concepito il lavoro BIRRE IN CASA?
All’avvicinarsi della laurea in filosofia, mi resi conto che stavano per terminare gli anni più belli della mia vita. Il pezzo onora l’amicizia e racconta di serate, divertimento, pianti, sogni, con quel tono un pò triste di chi
sa che tutto ciò sta per venire diluito nel mare della monotonia dell’esser grandi.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Purtroppo no.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
L’album che conterrà questo primo singolo “Birre in Casa”, si intitolerà “Non innamorarti mai”, e questo sarà il pezzo conclusivo, per la sua funzione di capovolgere il titolo dell’album.
Mentre le canzoni parleranno d’amore, di delusione, di noia di vivere, del non innamorarsi come scudo, “Birre in casa”, infatti, fa di tutto ciò – di quest’altalena di pianti e risate – semplicemete Vita.
Quali sono le tue influenze artistiche?
In particolare I cani, Gazzelle, Coez, Calcutta e Le luci della centrale elettrica penso che sicuramente abbiano influito nelle mie scelte artistiche.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Al momento non ho in cantiere collaborazioni.
E la collaborazione con TRBRec nel lavoro in promozione?
Mi danno validi consigli e sono sicuro che la loro collaborazione mi porterà ad una crescita come artista.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Da questo punto di vista mi ritengo un “anti-intenzionalista moderato”. Ovvero penso che la struttura di base dell’artista debba essere presa in considerazione solo per evitare di travisare enormemente il significato delle parole,
il quale difficilmente avviene se non vi è una forte differenza culturale, per il resto la trasmissione deve essere quasi totalmente soggettiva.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Non sono un animale da palcoscenico e purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di esibirmi in questo periodo, ma sono sicuro che ci sarà la possibilità di fare nuove esperienze live in un futuro prossimo.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Sono dell’idea, e mi ricollego alla domanda della trasmissione dei contenuti, che un pezzo sia bello quand’è vero; quando non si cerca di forzare un messaggio in un brano, ma appunto si lascia che il brano possa suscitare storie
ed emozioni diverse a chiunque lo ascolti.
Penso che l’indie italiano sia esploso proprio per l’uso, forse involontario, di questo concetto, è così infatti che una frase ripetuta più e più volte da Gazzelle come “te lo ricordi lo zucchero filato“, assume un significato diverso
ogni volta che la pronuncia. Il suo essere non è solo nel testo, ma anche nel tono che usa per raccontarti una storia intera con quella sola frase, alla quale tu, puoi dare il significato che il tuo essere interiore sente di voler dare.
In conclusione, finchè riuscirà a crearsi questa comunione dell’essere all’interno di molti brani (anche se nell’ultimo periodo è un pò calata questa tendenza), sarò contento della scena italiana.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Sono molto fiero del testo del brano “la vita che ci aspetta”, ma credo che nel complesso, “mai più visti” sia una canzone migliore.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Come artista emergente, non avendo ancora forti esperienze in live, non ho subito particolarmente ancora questa situazione, ma come persona sono molto arrabbiato per questi anni rubati, e fa ancora più rabbia
che sembri sia colpa di tutti e colpa di nessuno. Siamo ancora in manette tra le restrizioni, tra i ricatti, tra i dilemmi morali e ciò che mi preoccupa è questo abituarsi collettivo ad un abbandono inerme della libertà che
si perpetua da anni,; all’abituarsi al vivere con la mascherina, alla paura, alla diffidenza, all’odio.
Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?
Abbiamo pronti praticamente tutti i brani dell’album, il prossimo pezzo che uscirà ad inizio gennaio si intitola “Come un giornale”.