Oggi vi presenterò un artista che ci ha rilasciato una bella e ricca intervista al quale mi sento un po’ legato, dopo aver letto delle sue origini e scelte musicali, poichè sono un amante dell’america latina e del Messico 🙂
Ecco a voi GANOONA!
Presentati, raccontaci il tuo background personale e artistico
Sono nato a Milano da mamma italiana e papà messicano. Da sempre ho avuto una fissazione per la scrittura e la creatività. Scrivere mi sembrava l’unico modo per cercare di comunicare realmente quello che provavo, soprattutto da bambino, quando è più difficile essere ascoltati. Da lì parte il mio viaggio, dall’amore per le parole e per la comunicazione. Poi da ragazzino ho scoperto il Rap, ed è stato il Big Bang. Per qualche hanno ho frequentato l’ambiente underground hip hop milanese, fatto di locali ambigui e rime gridate sul palco. Volevo essere ascoltato e gridavo. Lentamente i miei gusti musicali si allargano, scopro il soul, il blues e molto altro. Inizio a studiare musica e scopro di poter cantare oltre che gridare. Durante questo periodo il mio “lato italiano” prevale su quello messicano, che rimane in silenzio . Nel 2017 pubblico un EP in lingua spagnola con un etichetta messicana e lo porto in tour nel centro e sud del Messico. Finalmente parlava anche l’altra metà di me. Però, al ritorno, qua in Italia nessuno la poteva capire. Da qui nasce in me l’esigenza di creare una “Musica Ponte”, una musica che nasca dalla commistione delle due sonorità, italiana e latina, e delle due lingue. Una musica che fosse l’espressione finalmente di tutto me stesso. Il mio ultimo singolo “cent’anni” è il primo episodio di questo nuovo percorso.
Raccontaci del tuo ultimo lavoro, com’è nato? Cosa rappresenta per te?
Nasce, come tutti i miei pezzi, da un esperienza personale. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentito veramente pugnalato alle spalle, e avevo la necessità di buttare fuori queste sensazioni. Spesso scrivere mi aiuta a capire meglio quello che mi succede, e ad andare avanti. Musicalmente invece siamo partiti da un campione di chitarra di un brano tradizionale brasiliano, da li abbiamo costruito tutta l’impalcatura dell’arrangiamento, che però rimane molto minimale. Come dicevo questo singolo rappresenta per me il primo paragrafo di un nuovo capitolo artistico della mia vita, dove finalmente metto tutto me stesso e tutte le mie influenze.
Quali sono le tue influenze musicali?
La mia musica è un ibrido, nasce meticcia da influenze distanti. Sicuramente c’è una componente black, per cui devo ringraziare i vecchi dischi di Otis Reddings, Ray Charles e Billie Holiday che c’erano in casa quando ero piccolo. Nella scrittura mi è stato di grande ispirazione Dargen D’Amico, e il Rap in generale. Ho sempre ascoltato anche tanta musica latina, dalla più classica di artisti incredibili come Mercedes Sosa, Oscar Chavez o Cesaria Evora, a quella più moderna di Ileana Cabra o dei Calle 13. Mi ha influenzato tanto anche la scena elettronica latino americana, un nome su tutti: Dengue Dengue Dengue. Quando ho fatto delle date in Messico qualche tempo fa ho scoperto questa scena musicale incredibile dove i ritmi tradizionali, come per esempio la Cumbia, si mischiano con l’elettronica e la musica da Club. Meraviglioso.
Quali sono le tue attuali o passate collaborazioni musicali?
Nel 2018 ho pubblicato un EP in collaborazione con una cantante milanese, Bianca. Ci siamo conosciuti studiando musica e abbiamo avuto l’esigenza di pubblicare gli esperimenti che facevamo tra un solfeggio e l’altro. Un’altra collaborazione, di cui vado molto fiero, è il brano “Polaretti”, in collaborazione con la cantante Kayla e il producer Polezsky. Quest’ultimo è, per quanto mi riguarda, uno dei produttori migliori che abbiamo in Italia, ha prodotto artisti del calibro di Gemitaiz, e lavorare in studio con lui è stato illuminante. Il brano poi è stato selezionato da Youtube Music come “Artists to Watch 2019”, insieme ad altri brani di artisti emergenti usciti a fine 2018. Per il futuro staremo a vedere, per ora sono concentrato sul mio suono e sulle cose che ho esigenza di esprimere.
Raccontaci il tuo ultimo aneddoto o esperienza particolare durante la tua attività artistica, facci ridere o riflettere un po’
Vi racconto un’esperienza che con il senno di poi fa ridere anche me, ma sul momento non è stata il massimo. Avevo appena pubblicato il mio EP in spagnolo, e dovevo fare la prima data del tour nel centro e sud del Messico. Arrivo a città del Messico con la bronchite, distrutto dal jet lag, ma la sera dovevamo suonare in una città vicina: Cuernavaca. Mentre arriviamo sul posto il DJ mi annuncia che è una città piena di Narcos, e che la settimana prima avevano sparato a una persona nel locale dove avremmo dovuto suonare. Dopo aver protestato un po’ mi rassegno al mio destino, entriamo nel locale e dopo un po’ di chiacchiere e bicchieri con i gestori, inizia il live. Immediatamente due gorilla tatuati fino al volto si mettono sotto al palco e iniziano a fissarmi. Mi fissano per tutta l’esibizione senza muovere un sopracciglio, a braccia conserte. Alle loro spalle un pubblico coinvolto ma non troppo beveva litri di birra e mezcal. Finito il live il gestore viene a complimentarsi. Io lo ringrazio e gli faccio pacatamente notare il “pubblico difficile”. Lui per tutta risposta mi fa: “Ma figurati! E’ andata benissimo! Ieri sera hanno lanciato le bottiglie in testa alla band!”.
I tuoi programmi per il futuro?
Sto lavorando a un sacco di musica nuova che non vedo l’ora di condividere. Ad Aprile uscirà il prossimo singolo, che anticiperà l’uscita di un EP, ma non posso ancora essere più preciso. Invece per quando riguarda la musica dal vivo, sto suonando con dei musicisti incredibili e stiamo fissando le prossime date live. Posso già dire che il 14 maggio saremo al Mare Culturale Urbano di Milano, e il 7 agosto ci trovate all’Indiependenza Festival in provincia di Alessandria. Consiglio di seguirmi su Instagram per rimanere aggiornati su tutte le novità.