Diamo oggi il benvenuto alla band OVERA , formazione poliedrica che ci sorprende coi suoiprodigi artistici. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro POLVERE, condividiamo con piacere l’intervista alla band OVERA , grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita dei componenti, la formazione OVERA ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con PAOLO BENVEGNÙ,Safe&Sound, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto alla band OVERA !
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Beh, un po’ come succede a tutti… da ragazzi si prova ad imbracciare uno strumento e si vede cosa viene fuori.
“OVERA ” vogliamo sapere di più dei vostri superpoteri…!
Per avere superpoteri bisogna nascere su Kripton! Noi siamo nati tutti a Pistoia e ci sembra già questo una fortuna.
Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di POLVERE?
Prima l’uovo: dai testi nasce una suggestione che Stefano trasforma in musica. E’ un processo poco standard (di solito accade il contrario) ed è un mistero anche per noi!
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Si, abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Mirko Malavolta, regista davvero capace, che ha trovato il “vestito” giusto al brano “Polvere” e sta già lavorando su un altro pezzo, che uscirà, crediamo, a novembre.
È prevista l’uscita di un disco?
Il 24 uscirà l’album che si intitola “Dettagli” e siamo davvero eccitati!
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, volete raccontarcele?
Gli òvera sono in realtà un gruppo piuttosto stabile. Tutto nasce ormai quasi 40 anni fa, con quattro amici che decidono di condividere un percorso che ancora non si è interrotto. Solo di recente c’è stata l’uscita, per motivi personali ed assolutamente in armonia, di Gianluca (che oltre ad essere la voce del gruppo era anche l’autore di diversi testi) e l’arrivo di Paolo che, con le ovvie differenze, ne ha preso il posto anche, diciamo, come “spirito”: gli òvera continuano ad essere un grande esempio di amicizia vera.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Tutto ciò che si muove nell’ambito musicale è fonte di ispirazione. Diciamo che in 40 anni abbiamo visto diverse “ere” musicali avvicendarsi ed accavallarsi. Impossibile però non essere influenzati dai più grandi. Dai Beatles ai Rem ai Radiohead e parallelamente da Tenco e De Andrè a Paolo Benvegnù.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Beh, quella con Paolo Benvegnù merita un capitolo a parte e sarebbe degna di tutte le più belle fiabe. Oltre a questa siamo davvero orgogliosi di essere nelle preziose mani di Gabriele Gai (Minox, Dubital, Vinylistic) che ci accompagna ormai da un paio di anni nella registrazione e con consigli fondamentali per quanto riguarda l’arrangiamento. Nel disco che uscirà fra poco hanno suonato con noi anche Federica Finardi Golberg (violoncello) e Pasquale Scalzi (flicorno) oltre che, appunto, Gabriele Gai (piano e tastiere)
E le collaborazioni con PAOLO BENVEGNÙ e Safe&Sound nel lavoro in promozione?
Abbiamo avuto il piacere di conoscere Safe&Sound proprio su suggerimento di Paolo e direi che è stato un icontro davvero di quelli fondamentali, anche per districarci in un mondo (quello della promozione stampa) che ci era davvero sconosciuto. Per quanto riguarda Paolo Benvegnù, possiamo dire che è stata davvero una stella cometa da seguire nel percorso che stiamo intraprendendo: le sue parole sul nostro lavoro e la sua disponibilità umana sono davvero stille di bellezza in un mondo che sembra andare a rovescio e ci propone modelli totalmente diversi.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
E’ un argomento che ci ha fatto spesso notare la nostra unità di punti di vista: abbiamo una sorta di difficoltà ad usare il termine “arte” in riferimento a quanto facciamo, forse per rispetto del termine stesso e forse anche per l’abbondante uso che se ne fa un po’ dappertutto in questo periodo storico. Ci piace pensare al nostro lavoro, se possibile, attingendo piuttosto ad un altro termine, altrettanto rispettabile ma molto meno altisonante, che è “artigianato”.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Essendo molti anni che suoniamo, la dimensione di Live è ormai quella che più ci è gradita ma che ci mette anche meno ansia. Non siamo ricercatori seriali di date e preferiamo selezionarle in base ai contesti dove la nostra musica possa effettivamente essere apprezzata e non essere “di disturbo” al contesto. Riguardo ai concorsi… le idee su questo argomento non sono ancora chiare. Vale la pena di mettere la Musica in competizione? Staremo a vedere.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Ci sono moltissime cose belle che magari hanno più difficoltà ad emergere. E’ un lavoro certosino: alzare le antenne e cercare realtà che abbiano cose da dire. Impossibile pensare al mainstream come fornitore di qualità. Certo, incidentalmente può succedere, ma non si può pretendere ormai. Parlare di cambiare o migliorare il “sistema” è come svuotare una vasca da bagno con un colino.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Ovviamente il secondo pezzo con il feat di Paolo Benvegnù, “Se fosse noi”.
Come state vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Penso come tutti. Vigili ed in attesa di tempi migliori, soprattutto per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, settore tra quelli che hanno maggiormente sofferto.
Progetti a breve e lungo termine?
Beh, naturalmente fare il disco più bello della storia!