Francesco Guaiana talentuoso chitarrista e compositore siciliano ci sorprende con una nuova opera discografica, uscita nel giugno 2020 per la prestigiosa Dodicilune records.
L’album è composto da 10 tracce, tutte originali, composte dallo stesso Guaiana -tranne la 4 da Bevilacqua-, dove troviamo ottimi performers, quali:
- Daniela Spalletta – vocals (1, 4, 8, 10)
- Filippo Schifano – trumpet (3)
- Gianni Gebbia – soprano sax (9)
- Letizia Guastella – alto sax (3)
- Alex Faraci – tenor sax (3)
- Mauro Schiavone – piano (6)
- Gabrio Bevilacqua – bass
- Luca Lo Bianco – bass (9)
- Carmelo Graceffa – drums (1, 4, 8, 10)
- Giuseppe Urso – drums (3, 5, 7)
I brani, lasciano ampio spazio alla fantasia di ciascun componente, grazie a stesure ritmiche e armoniche accattivanti, che incitano tanto l’improvvisatore a scoprire nuove strade, quanto a noi che l’ascoltiamo di volerne sempre di più.
Ad esempio nel brano d’apertura “A useful step” il ritmo dispari e la stesura melodica rendono l’ascolto molto curioso, con la chitarra che assolve egregiamente al ruolo sia armonico che melodico, vista la scelta del pianoless. Molto belli e gustosi i soli, di voce e di chitarra, che trovano il culmine con l’assolo di batteria che fa da finale.
Momento di introspezione giocato già nella seconda track, grazie a una effettata ma intima guitar-solo in “Introverse“, dove il Guaiana ci racconta un po’ di sè grazie a questo momento pieno di lirismo e poetica della sei corde.
L’ensemble si allarga nel successivo “Barcodes“, grazie alla sezione fiati. Oltre alla bella sonorità offerta dai fiati, il brano ha una melodia dal sound moderno e ciò caratterizza anche l’arrangiamento e l’andamento delle voci che creano intrecci mistici ma allo stesso tempo melodici. Il solo di Guaiana è ricco e di gusto, steso su una pianura di basso e batteria, delicate, discrete, che valorizzano. Così come il successivo sax tenore di Faraci, è un continuo intreccio e dialogare con il comping di Guaiana che irrompe ma non interrompe.
“Go Back” si apre con una chitarra, di cui si sente un bel suono reale, pulito e diretto, come se ce l’avessi davanti. Dialogo con la Spalletta, voce sublime, inafferrabile, ineffabile, come le note della melodia di questo brano così melodico, così tensivo. Sottolineo, ancora, la discrezione e il gusto della sezione ritmica, che offrono Bevilacqua e Graceffa. Da amante del free… beh, scopritelo voi.
Tutto il legno minuto per minuto… amiamo il contrabbasso, nella versione di Bevilacqua che ci dà prova di grande gusto e lirismo. Un intro da manuale, che ci accompagna al seguente “For L.C.” in formazione trio chitarra, contrabbasso e batteria.
Guaiana dà il benvenuto a Mauro Schiavone, che si introduce all’ascoltatore con le sue note, sul brano “Insoliti equilibri” dal sound minore melodico. Modernità e melodia, un po’ alla Wayne Shorter, oserei dire, che si sviluppa nella stesura tematica che passa dal solo pianoforte al piano-chitarra, coesistendo con grande armonia. L’eloquio di piano è favoloso, così come l’intreccio dei due strumenti armonici in tutto il brano, di rara delicatezza e indubbia ispirazione.
“These violent delights” è il brano seguente, introspettivo e mistico, più degli altri, ma non per questo che abbatte la nostra curiosità per uno stile estremamente personale, offertoci dal chitarrista palermitano.
Torna il trio + voce, nel prossimo “Secret Trip“. Titolo azzeccato, poichè questo brano con la sua melodia evocativa e l’interpretazione offerta del gruppo ci offre davvero sensazioni ed emozioni proprie del viaggio. Vi è un respiro melodico, tanto nell’esposizione tematica quanto nei soli che colpisce!
Ci avviciniamo alla fine di questo straordinario lavoro, con l’irruzione di un melodico e soave sax soprano, ad opera di Gianni Gebbia. Ci introduce, in una sorta di conversazione col contrabbasso, il brano “Omistic”. Un brano tutto rubato, che offre ampiezza, spiragli di luce, melodia e un clima, appunto, o-mistic
Dobbiamo salutarci, ma speriamo per poco e che la penna e le corde del Guaiana continuino presto ad allietarci e a colpirci con le sue stupende opere. Brano finale di “Bandha” è la composizione “Sweet Witch” dove con la voce della Spalletta, ci danno un arrivederci, speriamo a presto. Dalle atmosfere noir e dalla chitarra eterea, la chiusura è avvolta dal mistero, un sound molto particolare che riesce nell’intento di lasciarci la curiosità di ascoltare ancora.