C’è un tempo per curare gli altri e uno per provare a guarire se stessi. Giuseppe Campagnani, classe 1994, lo sa bene. La sua “Nuova Vita” – che dà anche il titolo al suo disco d’esordio – comincia nei luoghi meno rumorosi: una sala d’attesa, un pianoforte, un taccuino. Non cerca i riflettori. Ma c’è qualcosa – nel suo modo di scrivere, di raccontare, di non affrettarsi – che ha cominciato a farsi notare. L’album, in uscita il 30 maggio 2025, è entrato tra i candidati alla Targa Tenco 2025 nella sezione Opera Prima.
Un esordio in punta di piedi, ma dalle fondamenta solide: Campagnani arriva alla musica con un approccio colto e personale, maturato nel tempo. Laureato in Medicina, iscritto al Conservatorio di Cagliari, ha scelto di costruire il proprio progetto in autonomia, con il supporto dell’arrangiatore russo Anton Mikhailov. Il risultato è un disco introspettivo e artigianale, capace di intercettare la grande tradizione cantautorale italiana e fonderla ad elementi di musica classica, con la sensibilità di un’autorialità contemporanea che non ha fretta di stupire. Un percorso atipico, fuori dal circuito, fuori dagli algoritmi. Eppure, in queste nove tracce, c’è più attualità che in molti dischi “di tendenza”. Non solo nei temi – la nostalgia, le relazioni, il desiderio di ripartire da sé – ma nel modo in cui vengono trattati: con pudore, consapevolezza, distanza dalle formule.
Il concept si sviluppa come un viaggio. Non come astrazione retorica, ma come dato di fatto: l’attesa, il perdono, la capacità di lasciar andare, la decisione di restare.
Già dal brano apripista “Il Treno”, primo singolo dell’album, si avverte il respiro intimo della scrittura: «La vita scorre senza sosta come un treno senza freni». Una traccia che parla del tempo che scorre e sembra sfuggirci, ma che, nel suo inesorabile procedere, riserva attimi di meraviglia. Perché c’è chi viaggia in prima classe e chi resta nelle file abbandonate. Ma c’è anche chi – pur nell’oscurità – smette di guardare fuori e inizia a guardarsi dentro.
Quella dell’artista, è una scrittura che vive nel suo tempo, personale, ma capace di parlare a tutti. È figlia di una poetica fatta di slittamenti lievi e punti fermi.
In “Cadono le stelle”, i ricordi diventano astri in discesa libera e la malinconia un prato su cui ci si adagia volentieri, trovando conforto nell’osservarli da lontano, come se il dolore fosse un posto in cui sostare, per contemplarli ancora un po’.
“Non è andata così” sfiora la disillusione senza scivolare nella retorica o nell’autocommiserazione, con una delicatezza mai evasiva. È una fuga momentanea, il tentativo di rimanere aggrappati, vicini a ciò che si è perso. Ma il ritorno è inevitabile, e necessario. La canzone parla chiaramente di un amore finito, del desiderio di riscrivere il finale, e del tentativo – profondamente umano – di trovare una speranza anche nel fallimento. L’espressione «questa volta sarà diverso», rappresenta quel bisogno di crederci ancora, nonostante tutto. Ed è in questo tipo di sincerità disarmata che l’ascoltatore riconosce non solo un valore raro, ma anche qualcosa che manca altrove.
C’è poi “Dammi la mano”, una fuga a due cuori e quattro mani «da un mondo imperfetto» e, forse, l’unico antidoto all’individualismo sfrenato e all’indifferenza dell’oggi – «saremo al riparo da ingiustizie sleali, da egoismi cordiali» -. In tempi segnati da solitudini strutturali e inutili retoriche, Campagnani afferma qualcosa di semplice ma dirompente: la felicità non è una conquista individuale.
In “In Viaggio”, due compagni percorrono una strada senza arrivo, condividendo segreti sotto cieli stellati. È un brano che mette al centro il tempo presente, l’importanza del momento vissuto: «Ogni giorno un’avventura, una storia da raccontare». Il viaggio non è solo tema, ma linguaggio: ciascuna strofa è una tappa, ogni pausa una possibilità. Un racconto che richiama l’infanzia del mondo, e forse anche quella dell’Io.
“L’Arcobaleno” è una presenza silenziosa. È la delicatezza di chi resta accanto, nei giorni grigi, senza chiedere nulla in cambio: «E nei tuoi giorni grigi, io sarò accanto a te per consolarti». Una ballata essenziale, in cui l’affetto si manifesta nei piccoli gesti, nei dettagli che non si impongono, ma curano. Come un arcobaleno che spunta dopo la pioggia, la canzone ci ricorda che a volte basta esserci per fare la differenza.
In “Guarda Avanti”, Campagnani chiede di non voltarci, di non cedere. È un incoraggiamento sussurrato: «Io sarò lì, di’ solo una parola». Una promessa silenziosa rivolta a chi vacilla, a chi ha bisogno solo di un segnale per ripartire. Tra labirinti e albe che si intravedono, il brano assume un valore particolare oggi, nel tempo dell’incertezza permanente, invitandoci a resistere, a proseguire, anche quando sembra più semplice fermarsi.
“Perdonerai” è il punto di maggiore sottrazione. Poche parole, molte ellissi: «Parole consumate che non serve usare più». La canzone agisce per levare, non per aggiungere. Campagnani canta la il dolore che accompagna una rottura e la speranza di un perdono reciproco declinato al futuro. E, proprio per questo, fosse impossibile da raggiungere. Un brano che nasce dal bisogno di comprendersi, di riconoscersi: non ci sono recriminazioni, né salvatori. Solo due sguardi che si cercano, anche se in ritardo.
E infine, la title track “Nuova Vita”. Una rinascita che arriva sottovoce, dopo un tempo buio, con immagini naturali e simboliche: «La natura si risveglia e si espande intorno a noi. I dolori del passato sembrano svanire ormai». È un brano sulla forza silente ma impetuosa della vita che ricomincia, a prescindere da quanto sia stata forte la tempesta del giorno prima. Non è redenzione, è tregua. E, a volte, basta.
«Questo disco è nato in una fase di transizione della mia vita – dichiara Campagnani -. Ho sempre scritto canzoni, ma non ho mai pensato che avrebbero visto davvero la luce. Poi ho capito che le cose più fragili sono anche quelle che vale la pena condividere. Lavorare su “Nuova Vita” è stato un modo per fermarmi, fare ordine, e ritrovare una direzione. Anche se imperfetta, è mia. E mi somiglia.»
Il disco si muove per immagini, atmosfere, dettagli. Ogni brano conserva una sua autonomia narrativa, ma fa parte di un disegno più ampio, in cui il tempo della vita coincide con il tempo dell’ascolto.
La candidatura alla Targa Tenco non è solo una tappa simbolica: inserisce “Nuova Vita” in un contesto culturale che ha sempre riconosciuto alla parola cantata il potere di incidere nel pensiero comune, di non essere solo forma, ma contenuto vivo, capace di interrogare il presente e attraversare coscienze, tempi, domande. Tra burnout generalizzato, estetiche forzate e storytelling costruiti, un disco che parla di cura, discrezione e scelta interiore ha un impatto più rilevante di quanto si possa immaginare. Perché se è vero che la musica può salvare, come si dice spesso, “Nuova Vita” non lo afferma deliberatamente: lo suggerisce, lo lascia emergere tra le righe. E questo è uno dei suoi meriti maggiori.
L’album è nato senza pressioni, tra le stanze della cura e quelle dell’introspezione, seguendo un tempo lento, più vicino alla scrittura che alla produzione. Ma a renderlo speciale non è la geografia della produzione. È la voce – sommessa, ma ferma – di chi non ha urgenza di piacere. Solo urgenza di comunicare, di esprimersi.
È un disco che non rincorre le playlist: nessun ritmo forzato, nessun ritornello studiato per TikTok, nessuna estetica algoritmica. “Nuova Vita” sceglie un’altra strada: rallenta. Si prende il tempo di dire bene quello che ha da dire.
Campagnani non parla di sé per cercare approvazione. Parla di sé per parlare con l’altro.
«Non cerco una platea, ma un ascolto. Anche solo uno. Ma vero», conclude.
E forse è proprio questo che rende il progetto così credibile. Non si può falsificare ciò che nasce da un’urgenza sincera. Ciò che ci somiglia.
“Nuova Vita” non è – e non vuole essere – solo un bel debutto discografico. È la dimostrazione, la prova tangibile che, ancora oggi, si può fare canzone d’autore senza essere nostalgici né conformisti. È la conferma che la parola, se usata con precisione e rispetto, ha ancora un peso.
Oggi, dove la musica viene spesso usata per dimenticare, Campagnani la usa per ricordare. Per fare ordine. Per ricominciare.
“Nuova Vita” – Tracklist:
1. Il Treno
2. Cadono stelle
3. Dammi la mano
4. In Viaggio
5. Non è andata così
6. L’arcobaleno
7. Guarda avanti
8. Perdonerai
9. Nuova Vita