“I posti non muoiono” è il nuovo singolo di Ennio Salomone disponibile dal 12 dicembre su YouTube e su tutti i digital store. Il pezzo segue le orme del precedente, raccontando con un sound cantautorale un sentimento di nostalgia verso quei luoghi che ci hanno lasciato un ricordo felice.

Ennio Salomone nel suo nuovo singolo ripercorre quei posti dove sono sbocciati amori, dove sono nati e cresciuti attimi di gioia e di malinconia. La vita è un po’ così: quei momenti passano, ma le emozioni restano e a volte rimangono incollate a quei luoghi speciali per noi.
“I posti non muoiono è probabilmente una delle canzoni a cui sono più legato. Non solo perché rappresenta uno spaccato quasi biografico del mio passato, ma soprattutto perché riesce a riappacificarmi con ciò che è stato, con i posti che hanno segnato la mia infanzia e i ricordi ad essa legati. La canzone parte da una constatazione semplice, ovvero quella che certi luoghi e certi spazi, culle immobili di un’epoca felice, continuano a esistere come punti fermi, come stelle polari, nonostante il nostro mutare, il nostro abbandonare le suggestioni di un tempo e le gioie che ritenevamo inviolabili e intramontabili. “I posti non muoiono” rappresenta uno sguardo quieto sul rapporto tra memoria e cambiamento, senza voler idealizzare ciò che è stato, ma cercando invece di tramutare briciole sparse di ricordi in certezze per il presente e slancio per il futuro”, così Ennio descrive il proprio lavoro.
Il brano è accompagnato da un videoclip diretto dal regista Francesco Raso, è girato tra la Lombardia e il Piemonte e cerca di dare una rappresentazione visiva alla canzone stessa.
Il passato e il presente si sfiorano senza mai sovrapporsi del tutto, attraverso brevi frame di luoghi perduti nel tempo e nella memoria. “Il video è costruito come un dialogo silenzioso tra ciò che ero e ciò che sono, una simbiosi naturale che emerge attraverso immagini semplici e quasi oniriche. I flashback arrivano come respiri: rapidi, luminosi, pieni di quella leggerezza che solo alcuni ricordi sanno conservare. Ho voluto che il passato non fosse una replica, ma una presenza discreta e meravigliosamente malinconica che torna a mostrarsi mentre avanziamo incerti nel presente”.