Con grande piacere diamo il benvenuto a GIACOMO LURIDIANA, talento artistico poliedrico che sta spopolando in radio e in ascolto digitale. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Primavera, leggiamo con curiosità l’intervista a GIACOMO LURIDIANA, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, GIACOMO LURIDIANA si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Red&Blue, Nicola Ursino, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a GIACOMO LURIDIANA!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Da bambino ho passato molto tempo a ricercare il modo migliore per esprimermi creativamente, dal disegno alla poesia alla narrativa, poi un giorno mio zio mi ha regalato la sua vecchia chitarra e musica e parole hanno iniziato a mescolarsi. Il passo definitivo, però, è stato riprendere ad ascoltare Bruce Springsteen dopo tanti anni. Da bambino lo ascoltavo sempre con mia mamma, soprattutto in macchina, ma poi fino ai 17 anni l’ho accantonato. Riprendere il discorso con Springsteen è stata la scintilla decisiva.
Com’è nato GIACOMO LURIDIANA e il suo personaggio, il suo sound?
Non credo di avere un personaggio, nel senso che non credo di trasmettere un’immagine omogenea attraverso le mie canzoni. Penso che un talento artistico non debba scrivere solo cose che gli piacciono o con cui è d’accordo quanto piuttosto dare voce al proprio mondo interiore, che è fatto anche di contrasti, di confusione, di dubbi, di cose che vorremmo non fossero lì e che sentiamo estranee al nostro modo di essere e di conoscerci. Per il resto, quando non sto cantando mi piacerebbe farmi conoscere per quello che sono, lasciare il personaggio sul palco o nelle cuffie e non portarmelo dietro in nessun’altra circostanza. Il mio sound deve moltissimo a Springsteen, ho iniziato a scrivere canzoni con l’obiettivo di avvicinarmi il più possibile al suo stile folk-rock, poi però una serie di influenze sia musicali che poetiche sono entrate in gioco, dai Linkin Park a Caparezza, dal cantautorato italiano a Bassi Maestro e i Modena City Ramblers, e ho iniziato a prendere una direzione più personale che sono convinto possa evolversi ancora nel futuro.
Come è stato concepito il lavoro Primavera?
Primavera l’ho scritta tempo fa, parla di come mi sentivo nei momenti migliori con la mia ex ragazza. Le cose tra noi non sono andate, ma sono contento che questa song rimanga a testimonianza del fatto che abbiamo passato dei bei momenti e che siamo cresciuti insieme.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
Per il momento penso che Primavera resterà un singolo a sé, anche per la particolarità della situazione che cerca di descrivere. Ma è in programma un album con tanti nuovi pezzi che ho scritto negli ultimi mesi.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Molto bello. Sicuramente ho dovuto crescere molto, normalmente sono abbastanza riservato e a volte anche timido, che non è una cosa che aiuta molto quando si deve proporre a un pubblico qualcosa di personale e intimo come una song. Ma doverlo fare mi ha fatto maturare molto anche come persona e mi ha dato grandi soddisfazioni. Sono cambiato molto da quando ho iniziato a scrivere canzoni, sia nella scrittura dei testi che in quella della musica che nell’arrangiamento, e spero che mi aspettino tanti stimoli nuovi in futuro e di poter cambiare ancora e trovare nuovi modi per esprimermi.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Sicuramente Springsteen ha avuto un impatto importantissimo su di me, ho passato un anno e mezzo/due ad ascoltare praticamente solo le sue canzoni e proprio nel periodo in cui ho capito che fare musica era l’unica cosa che volevo davvero.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Collaboro spesso con Edoardo Bosi, aka Nyah Bear. E’ un produttore e un talento artistico incredibile, ha una vena creativa unica e uno stile che mi piace moltissimo e non guasta che sia anche un caro amico per me e una persona d’oro.
E le collaborazioni con Red&Blue, Nicola Ursino nel lavoro in promozione?
Nicola è un eccellente producer, il lavoro che ha fatto su Primavera è stato fondamentale e mi ha dato anche modo di prendere spunto per il mio stile compositivo in lavori successivi. Con il suo arrangiamento è riuscito a enfatizzare moltissimo il senso di “primaverilità” del pezzo, gli ha dato un’energia unica. La collaborazione con la Red&Blue è nata dalla disponibilità di Marco Stanzani che, dopo aver ascoltato alcuni miei brani, mi ha fatto sapere di essere disponibile a collaborare per la loro promozione; la cosa mi ha fatto molto piacere, un talento artistico volente o nolente è sempre preoccupato del feedback che può ricevere il suo lavoro e riceverne di positivo dà sempre grande soddisfazione.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Vorrei che la mia musica rispecchiasse il mio vissuto e quello che sento, sia il bello che il brutto, e vorrei che fosse qualcosa in cui chi la ascolta possa riconoscere anche solo un pezzetto di sé, un ricordo, una sensazione. Non ho un obiettivo specifico o un messaggio particolare che voglio trasmettere, solo dipingere una prospettiva, un punto di vista dinamico su cosa significhi stare al mondo.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Concorsi ne ho fatti vari a Milano, Rimini, Bologna e Roma, ma senza grande successo a essere onesto. In live purtroppo è un po’ che non suono per via del COVID, ma anche prima la mia esperienza è maturata più in strada che su palchi veri e propri. Sicuramente non vedo l’ora di poter tornare a esibirmi sia in strada che sul palco, mi manca sapere di star cantando per qualcuno che mi sta di fronte.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Mia mamma ha sempre ascoltato più artisti stranieri che italiani, quindi ho sempre avuto la tendenza ad ascoltare più inglesi e americani. Non per snobismo, non sopporto il pregiudizio che abbiamo noi italiani verso la musica o il cinema italiani, più che altro è stata questione di abitudine. Trovo che la scena rap italiana sia, fin dagli inizi, molto interessante per l’importanza che tradizionalmente si dà nella nostra cultura musicale alla parte poetica di una song, fin dai tempi dei primi cantautori. Fabri Fibra, Bassi Maestro, Articolo 31, Salmo, Nitro, ma anche Madame e Willie Peyote sul lato più pop del genere sono tutti artisti che ammiro molto. I più geniali di tutti oggi secondo me sono i Pop X. Se potessi cambiare qualcosa rivedrei il funzionamento di tanti talent show che mettono gli artisti in competizione senza considerare che l’arte non è uno sport, arte e competizione non vanno molto d’accordo dal mio punto di vista, è difficile stabilire obiettivamente chi è meglio e chi è peggio senza considerare centinaia di possibili diverse prospettive. Questo modo di ragionare può essere molto dannoso per tanti ragazzi che si approcciano alla carriera artistica e si trovano a essere giudicati anche molto duramente e a cui viene richiesto di essere allo stesso tempo cantanti, musicisti, compositori, ballerini, intrattenitori, manager, modelli, attori e chi più ne ha più ne metta. Per chiarezza, non parlo della mia esperienza, io ho provato solo una volta entrare a X Factor e mi sono fermato al primo turno di selezione e certamente non per colpa degli esaminatori, lì questo tipo di pressione non c’è, parlo di ragazzi anche molto più giovani di me che avanzano a fasi successive di selezione dei vari talent.
Oltre al lavoro in promozione quale altro pezzo ci consigli di ascoltare?
Sulla mia pagina Spotify c’è una song che si chiama “Ye”, prodotta insieme a Nyah. E’ uno dei lavori di cui sono più soddisfatto in assoluto, dategli un ascolto.
Come stai vivendo da talento artistico e persona questo periodo del covid-19?
Come talento artistico mi dispiace molto non avere modo di poter proporre la mia musica live, specialmente adesso che ho varie uscite in programma. Come persona, essendo molto vicino a mia nonna ho dovuto stare molto attento, ma c’è tanta gente che sicuramente se l’è passata molto peggio in questo ultimo anno. Mi dispiace che spesso ci si sia dimenticati delle persone che avevano più bisogno di appoggio e attenzione economica, sociale e medica in un periodo come questo e che spesso ci si scordi che questa malattia ha già fatto 100 mila morti in Italia, non è una cosa da prendere sottogamba.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Ho in programma vari singoli da qui a fine anno e un album sul quale inizierò a lavorare a breve con La Stanza Nascosta Records, non vedo l’ora di buttarmi negli arrangiamenti dei pezzi nuovi con Salvatore Papotto. Vorrei far arrivare la mia musica a quanta più gente possibile nei prossimi mesi ed anni, ma la priorità è che arrivi e possa avere un significato per chi la ascolta, sarei più felice se la ascoltassero 100 persone e gli piacesse piuttosto che se la ascoltassero milioni di persone di sfuggita una o due volte.