La fortuna di poter scrivere, sperando in modo gradito oltre che utile, di musica è quella di incontrare sempre qualcosa di nuovo e di diverso. Nelle pagine di questo spazio si avvicendano sempre novità, curiosità e si intrecciano le vite e il talento degli artisti che mi onorano con la loro presenza, seppur digitale.
Come il generale, Annibale è un giovane cantautore di talento che con grande umiltà ma soprattutto grande talento ci delizia con la sua produzione. Impegnato nel singolo “Storia di un cantautore”, espressione di un filone di brani e lavori già consolidatisi nel tempo, Annibale crede nella costante crescita, nella rinascita e in un futuro fatto di impegno e nuovi successi.
Uno spirito e un talento che ci coinvolgono, così come la sua arte e la sua vita che, grazie alla sua grande disponibilità, possiamo svelare e conoscere più da vicino!
Com’è nata la passione per la musica?
La passione per la musica è nata con la mia famiglia e con le canzoni che mio padre metteva in casa la domenica mattina. Se penso al momento preciso in cui è nata, non lo so dire. So solamente che in tutti i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza c’era il pensiero di voler fare musica, cantare e suonare. Poi è nata la voglia di voler scrivere, di dire con le canzoni quello che non riuscivo a dire nella mia quotidianità. Sono uno che ha sempre parlato tanto, ma che ha sempre avuto difficoltà a parlare di quello che conta sempre, c’è sempre voluta la musica.
Cosa significa e com’è nato il nome “Annibale”?
“Annibale” per me significa tanto, nasce come il mio cognome e poi è diventato, con il tempo, un modo di rappresentare il mio carattere, le mie idee… un modo per parlare di me. Nel 2016 ho pubblicato un album come Nicolò Annibale (Ce voglio credere), quando poi ho capito che volevo un nuovo “inizio” che mi rappresentasse al meglio, mi sono reso conto che volevo essere solo “Annibale” perchè effettivamente sentivo che potesse essere qualcosa che avrebbe potuto rappresentare al meglio il mio carattere e quello a cui puntavo. Annibale, il generale, diceva “o troveremo una strada, o ne costruiremo una”, alla fine è diventato il mio modo di affrontare la mia musica e la mia vita.
Come è stato concepito il singolo “STORIA DI UN CANTAUTORE”?
“Storia di un cantautore” è nata qualche anno fa, inizialmente era diversa. Prevedeva una parte recitata, la prima strofa era in napoletano e il ritornello era quello che è oggi. Sono felice sia rimasto così il ritornello, era ed è il succo di quello che volevo dire, di quello che volevo raccontare. Una canzone che parlasse delle difficoltà di quelli che nella vita cercano di raggiungere obiettivi e anche un omaggio a Fante e al suo “Chiedi alla polvere”, che è stato molto importante nella mia vita.
E com’è nato il suo videoclip?
Il videoclip con i Plancton Project è nato dall’idea di voler rappresentare il fatto che in questa canzone non si parla solo di musica, ma che si cercava di raccontare le difficoltà di chi la mattina si sveglia e sa che deve prendersi tanta “merda” per raggiungere i propri obiettivi. Che sia la musica, che sia per qualsiasi modo di fare arte, che sia la musica o che sia la vita di tutti giorni…c’è un sacco di polvere da spostare prima di arrivare al punto. Poi la carbonara e il vino ci ha aiutato a scrivere il tutto. Qualche idea mia, tante idee dei ragazzi, tanta bravura da parte loro e tanta voglia di comunicare.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
“Storia di un cantautore” è uno dei singoli che anticipa l’uscita di “Elefanti” nella prossima primavera. L’album è pronto già da tempo, più di un anno in realtà, ma abbiamo dovuto rinviare l’uscita per cause note a tutti. C’era tanta voglia di pubblicare e di far sentire il lavoro fatto, ma abbiamo preferito aspettare tempi migliori, nonostante oggi non sia facilissimo.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Dall’esordio ad oggi è passata tanta strada, tante serate e tanta esperienza. Sono cambiato tanto, è cambiata tanto la mia musica e il mio modo di vederla e sicuramente è cambiato anche il mio modo di affrontarla. Il percorso è stato lungo, è ancora lungo, pieno di cose belle e di difficoltà, ma è un percorso che rifarei ogni giorno
Quali sono le influenze artistiche?
In “Elefanti” ci sono diverse influenze frutto degli ascolti di questi ultimi anni. Quando abbiamo iniziato a lavorare all’album, ho voluto fortemente ci rifacessimo a degli artisti stranieri come Allen Stone, per le ritmiche e le sonorità e per la concezione moderna delle chitarre e delle tastiere che trovavamo nei suoi album. Da un lato, per alcuni suoni, abbiamo preso molto da Paolo Nutini e il suo ultimo album, soprattutto nella visione del missaggio.
Quali sono le collaborazioni musicali?
All’album ho lavorato con Giovanni Bellino del Cult Recording Studio. Abbiamo curato insieme gli arrangiamenti e deciso come avremmo voluto suonasse il lavoro completo. Nell’album hanno suonato Fabrizio Falco alle chitarre, Giovanni al basso, Paolo Maurelli alle batterie, Francesco Corrado alle tastiere, Martina Castaldo ai cori e io alle acustiche.
E il feat con PEPPOH?
Con PeppOh è stato molto naturale. Ci conosciamo da tanto e condividiamo molte scelte artistiche e non, quando ho pensato a lui è stato principalmente perchè sapevo potesse capire cosa volevo raccontare con questa canzone e quello che poteva cantare con il suo linguaggio. E’ stato molto facile e naturale raggiungere quello che volevamo.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Con la mia musica cerco di trasmettere quello che penso delle cose che mi girano intorno e delle cose che succedono nella mia vita. Le mie canzoni parlano molto di me, delle mie esperienze e dei miei pensieri. Poi ci sono anche delle canzoni che parlano degli altri e di quello che riesco a cogliere delle loro vite.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Cosa dire dei live? Sono stati tanti e anche importanti per me. Dal 2015, tra band e acustici ho avuto la fortuna di riuscire a suonare tanto e in tanti posti diversi, questo mi ha permesso di capire davvero cosa voglio dalla musica e cosa volevo dire. Ho conosciuto tante persone e ho avuto l’opportunità di suonare con più musicisti. Credo siano stati la cosa più importante per quella che oggi è la mia musica.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
La scena italiana mi convince e non. Ci sono tanti nomi che apprezzo e che seguo con molto piacere. Sono contento che negli ultimi anni siano arrivati al grande pubblico gente come Willie Peyote e Ghemon, Venerus. Mi piace molto la scena femminile che si è creata nell’ultimo anno con Cecilia e Ginevra. Penso sicuramente ci siano molti nomi validi che dovrebbero uscire fuori e altri che a volte non capisco perchè siano lì. I nomi grandi, escludendo qualcuno tipo Brunori, non ce ne sono tanti che ascolto. Spero solamente che si mantenga questa direzione che sta portando fuori un sacco di artisti indipendenti molto validi. Spero sia l’anno di Tropico alias Davide Petrella.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Credo molto in tutti i pezzi pubblicati nell’ultimo anno. “Liberami” e “Altrove” parlano tantissimo di me. C’è “E maggio se ne va” che invece è una canzone molto diversa dalle prime due, in napoletano, ma che ho scoperto piacere molto a chi mi segue. Oltre queste qui, parlando del mio primo lavoro, consiglierei “Castelli di rabbia”.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
La prima fase è stata molto difficile, credo di aver vissuto molto male i primi mesi. Non riuscivo a scrivere, a suonare ed era molto difficile mentalizzare il periodo e pensare di fermare tutto il lavoro fatto sull’album. Credo sia stato così difficile e pesante fino a qualche mese fa. Oggi sono più lucido e anche più fiducioso, nonostante le difficoltà. Tornare a scrivere, in studio, a pensare ai live è un palliativo per riuscire a sperare che presto si possa davvero tornare a suonare in giro e con forza, aspettare il momento in cui sarà tutto passato. Però non basta questo per mantenersi “allegri”. Sarebbe tutto più facile, se sapessimo come si pensa di combattere tutto questo, qualche notizia sul quando e come sarà possibile tornare a suonare, tornare al teatro, tornare a fare arte. Non si tratta nemmeno più di “soldi” ma si tratta di voler tornare a fare il proprio lavoro. Mi piacerebbe sapere se si sta cercando un modo per aiutare chi vive di questo, a tornare a far questo.
Quali sono i programmi futuri?
Nei programmi futuri c’è l’uscita di un nuovo singolo e di qualche video live prima dell’uscita dell’album. Si spera di poterlo portare al più presto in giro. Nel mentre si continua a scrivere e si lavora già a delle nuove canzoni.