Accogliamo calorosamente alla band Blackstarz, formazione poliedrica che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Dancing With The Fire, condividiamo con piacere l’intervista alla band Blackstarz, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita dei componenti, la formazione Blackstarz si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con DubYou,Sighost, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto alla band Blackstarz!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Andrea: Da prestissimo, ricordo che i miei genitori ascoltavano i vinili di Madonna, Michael Jackson e dei Queen. A 6 anni presi parte alle selezioni regionali de “Lo Zecchino d’oro” pertanto si può dire che sia cresciuto con la musica.
Max: Sin da piccolo ascoltavo i dischi degli Abba di mia madre. Mi sono avvicinato definitivamente al canto nel 2000.
Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere “Blackstarz” e…
Max: Pop, perché rappresenta a pieno il genere musicale che facciamo, lo stile che abbiamo e le tematiche affrontate nei nostri testi; Internazionali, dato che il nostro prodotto è di ampio respiro estero; Umili, perché siamo due ragazzi con i piedi per terra e molto rispettosi.
Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro Dancing With The Fire?
Max: Il nostro nuovo singolo è nato sicuramente da un incontro. L’esserci ritrovati a scrivere canzoni nuove assieme, per il gruppo, dopo 10 anni è stato come collegare due pezzi di un puzzle che unito riesce a costruire una fotografia molto nitida.
Andrea: Ho scritto io il testo, volevo affrontare una tematica che ad oggi risulta stigmatizzata: la salute mentale, che è importante quanto quella fisica. Trarre forza dalle situazioni negative ci permette di crescere e diventare più forti.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Andrea: Assolutamente sì. Il corto è una parte molto importante del nostro lavoro quindi ci sarà. Stiamo decidendo che aspetto deve avere. Uscirà molto presto.
È prevista l’uscita di un disco?
Max: Certamente, “Dancing With The Fire” è solo il primo componimento estratto da un album che vedrà la luce entro l’anno.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Max: Devo essere sincero, molto duro. Moltissimi anni di gavetta sia da solo, sia in coppia con i Blackstarz. Tanti live, tanti sbagli, tanti rifiuti…ma dopo 10 anni siamo ancora qui, più maturi e consapevoli.
Andrea: Non è stato semplice. Tante porte chiuse in faccia e tante delusioni. L’industria discografica è veramente spietata e ci vuole una corazza di ferro per affrontare tutti i “NO” che arrivano. Ma la perseveranza ripaga. Crediamo tantissimo in questo nuovo prodotto.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Andrea: La mia esecutore preferita in assoluto è Mariah Carey. Poi seguo tutta la musica di Amy Winehouse. Dipende dal mood ho comunque diversi generi musicali, spazio tanto dal Pop, al Pop-Rock, al British Pop, R’n’b, Soul Jazz.
Max: Personalmente Justin Timberlake, Chris Brown, Beyoncé, Rihanna, Ciara…tutto quel mondo Pop/R’n’b americano.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Max: La collaborazione più grande che abbiamo avuto è l’armonia in studio tra noi due nel decidere che mood, che suoni e che melodie utilizzare per i nostri testi.
Andrea : Sì, sono d’accordo, perché ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda, sia per la stesura dei testi che per le melodie. C’è sempre stata molta alchimia a livello musicale.
E le collaborazioni con DubYou e Sighost nel lavoro in promozione?
Max: DubYou per me è un caro amico da anni ormai, abbiamo collaborato per la prima volta tre anni fa per un mio pezzo da solista. Cercheremo di coinvolgerlo anche nella promozione americana visto che lui è dell’Iowa.
Andrea: Sighost è un bravissimo produttore russo che crea dei brani molto contemporanei, sulla scia del genere retro sinth pop anni 80 di The Weeknd, che sta andando ultimamente. è un genio, uno dei migliori produttori al momento.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Andrea: Vogliamo portare le nostre esperienze di vita. Ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, i Blackstarz lo fanno con la musica, sperando che la gente possa identificarsi con i nostri brani.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Max: Sono tante…tra il 2007 e il 2010 abbiamo fatto moltissimi live, non riuscirei nemmeno a contarli. Ne ricordo uno in particolare quando ci esibimmo per la cerimonia finale degli Special Olympics…non ho mai sentito un’energia e un calore così forte provenire dal pubblico, una bellissima esperienza. Abbiamo inoltre partecipato svariate volte ai casting di X Factor.
Andrea: Sì, anche per me quel live per le Paraolimpiadi rimarrà sempre nel mio cuore. Sono passati tanti anni ma per il gruppo è stato il momento più importante sul palco.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Max: Non seguo molto la musica italiana, e non mi sento di giudicarla, però ora come ora ciò che ascoltiamo rappresenta a pieno gli adolescenti della nostra epoca…del resto certe canzoni non avrebbero tutto questo successo se non ci fossero dei ragazzi ad ascoltarle e condividerle.
Andrea: Onestamente non ascolto musica italiana, le uniche a trasmettermi qualcosa sono Carmen Consoli e Levante.
Oltre al lavoro in promozione quale altro componimento ci consigliate di ascoltare?
Max: Sul albumè presente un componimento che s’intitola “Another Chance”, rappresenta un po’ quello che ci è accaduto 10 anni fa quando ci siamo divisi e come siamo arrivati a ricongiungerci per darci un’altra occasione.
Andrea: Ci sono molti brani che consiglierei ma c’è un componimento che amo particolarmente e si chiama The Cure, ma non voglio spoilerare altro.
Come state vivendo da artiere e persona questo periodo del covid-19?
Max: Per noi è stato molto difficile ingranare la lavorazione del albumperché abbiamo iniziato a studiare un po’ i suoni ad aprile/maggio 2020, poi in autunno con le varie zone rosse e arancioni, i nostri impegni personali, è stato duro mantenere costante il lavoro.
Andrea: Se non fosse stato per il Covid, probabilmente il prodotto avrebbe visto luce molto prima. Abbiamo iniziato a lavoraci tramite Skype e qualche sessione di registrazione è stata fatta in videoconferenza.
Quali sono i vostri sogni nel cassetto?
Max: Al momento vorrei che questo nostro albumtanto sudato venga ascoltato da quante più persone possibili e che ci permetta di fare un salto di qualità.
Andrea: Sì, sono d’accordo, perché ci abbiamo messo anima e cuore nella realizzazione. Speriamo che tutti gli sforzi fatti vengano ripagati. E, se devo essere sincero, una promozione a livello mondiale non mi dispiacerebbe!