Kyber un duo elettro-soul che si è prestato con grande disponibilità e sincerità a questa intervista. Marco e Giacomo, amici legati dalla musica, producono opere di indubbio interesse e spessore, ispirati dalla scena internazionale. Impossibile non fare il paragone con un altro duo, quello dei celeberrimi Daft Punk, dei quali in tempi non sospetti in pochi avrebbero scommesso, sbagliando di brutto. Per gli stessi motivi, infatti, Kyber irrompe sulla scena musicale italiana con un’offerta innovativa, di spessore e, se mai ce ne fosse il dubbio, da non sottovalutare.
Largo alla musica dei Kyber, che trova la più recente espressione nel componimento “La notte” di cui ci parleranno di seguito, accompagnato da un video. Grazie ancora a questo fantastico duo, protagonista della scena musicale attuale!
Com’è nata la passione per la musica?
(Marco) La passione per me è nata nell’adolescenza, periodo nel quale mi sono avvicinato al microfono per la primissima volta.
(Giacomo) Per me è come se la musica ci fosse sempre stata. Mi ricordo quando da bambino andavo a trovare i nonni, loro avevano un pianoforte ed una chitarra e così passavo interi pomeriggi a suonarli senza sapere minimamente come si facesse, poi i miei hanno deciso di segnarmi ad un corso di chitarra e da lì non ho più smesso.
Abbiamo iniziato suonando come cover band dei nostri idoli.
Cosa significa e com’è nato il nome “KYBER”?
Il nome Kyber deriva da un’altra delle nostre passioni comuni: Star Wars.
Il Kyber è un cristallo senziente che non solo da colore e vita alle spade laser, ma comunica a tutti gli effetti con il suo portatore, rispecchiandone la indole e le capacità. Ci affascinava l’idea di essere rappresentati da un’oggetto così piccolo ma capace di cose così straordinarie.
Come è stato concepito il singolo “La notte”?
La notte è nata in un momento difficile. Tornato a casa tardi, dopo una serata un po’ strana, ho sentito un grande senso di vuoto salirmi lungo la schiena così mi sono chiuso in camera ed ho provato a non pensarci, a distrarmi, ma alla fine l’ansia è arrivata e mi ha letteralmente inondato la testa. Così ho lasciato che scorresse via concentrandomi su quella sensazione e dopo qualche istante ho preso il primo pezzo di carta trovato sulla scrivania e ho scritto il testo di getto. (Giacomo)
E com’è nato il suo video?
Il video è nato dalla collaborazione con il collettivo Bad Toast di Roma (Alberico, Luna, Ennio e Fabrizio). Gli abbiamo raccontato cosa significasse per noi la composizione, il modo in cui è nata e la sensazione che ho provato mentre la scrivevo. Alla fine, l’idea è stata quella di ricreare la mia camera da letto in studio, chiamare un attore (Leonardo Giordano) e fargli vivere le stesse sensazioni che ho passato quella notte. (Giacomo).
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
La Notte è stato pensato come singolo, però chissà, magari in futuro potrebbe far parte di un album.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Pur essendo un concept relativamente giovane, Kyber è cambiato tanto negli anni. Cinque anni fa ci facevamo chiamare MoG e facevamo esclusivamente serate di cover nei locali. A metà 2017 abbiamo sentito la necessità di pubblicare la musica che scrivevamo e così abbiamo iniziato a collaborare con Giuseppe (Hishimura) già nostro amico. Abbiamo fatto uscire un singolo ed il nostro primo live come Kyber è stato direttamente davanti agli autori di Xfactor, da lì a poco avremmo suonato al Forum di Assago. Al di là di come è andata, Xfactor ci ha sicuramente arricchito, facendoci scontrare con quella che è l’industria della musica e facendoci prendere consapevolezza delle nostre capacità.
Quali sono le influenze artistiche?
(Marco) Io sono cresciuto con Linkin Park, Red Hot Chili Peppers, System of a Down per poi spostarmi più di recente a Rag’n bone Man, Bruno Mars, Jack Garratt. Tutto ciò senza mai veramente abbandonare le band della mia adolescenza, i Linkin Park.
(Giacomo) io ho sempre ascoltato di tutto, i dischi che mettevano i miei durante i viaggi in macchina andavano da De André ai Rem, dai Red Hot Chili Peppers a Henri Salvador. Ora la situazione non è cambiata molto, perché ascolto tanta musica classica, elettronica, post-rock, dance, indie e soul.
Quali sono le collaborazioni musicali?
Nei primi anni di Kyber abbiamo collaborato con diversi artisti dei dintorni, è stato veramente divertente. Ora da un po’ di tempo a questa parte abbiamo una traccia in ballo con un giovane rapper siciliano conosciuto a Xfactor, ma ancora non vi spoileriamo nulla.
E la collaborazione con “SorryMom” e “BeNext” nel lavoro in promozione
Sorry Mom e Be Next sono stati letteralmente ciò che stavamo cercando, al momento giusto. Volevamo un team di esperienza in grado di occuparsi di tutti quegli aspetti promozionali del concept, che per un motivo o l’altro, abbiamo sempre trascurato in questi anni.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
La parola d’ordine è consapevolezza. Vorremmo poter parlare liberamente di tutti quegli aspetti umani che vengono ingiustamente associati alla debolezza. Consapevolezza significa saper vivere in pace con sé stessi e con gli altri, ma non ci si ferma qui. La consapevolezza di cui parliamo nelle nostre tracce è anche fortemente legata all’ambiente, che ora più che mai, ha bisogno di un’umanità consapevole.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Con Kyber abbiamo suonato relativamente poco, parlando di concerti, ma i live che abbiamo fatto sono stati sui palchi da sogno come quelli di Xfactor, un’esperienza senza dubbio indimenticabile. Più che il posto, le telecamere o i giudici, la cosa davvero assurda è stato il calore che ci hanno trasmesso gli spettatori sin dalla nostra prima esibizione.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Purtroppo personalmente, per quanto ci abbia provato, non riesco a trovare ciò che cerco nella musica italiana. Continuo ad essere legato irrimediabilmente alla scena anglofona, pur riconoscendo la presenza indiscussa di elementi di talento anche nel nostro paese. La cosa che cambierei è questa tendenza ad aspettare che le idee funzionino all’estero per riproporle poi in Italia presentandole come una “novità incredibile”. In generale mi piacerebbe vedere la nostra lingua e le nostre sonorità affermate anche all’estero. (Marco)
Oltre al lavoro in promozione quale altro componimento ci consigliate di ascoltare?
Sicuramente Stuck. È il nostro primissimo componimento, forse scarno sotto alcuni punti di vista, ma riassume piuttosto bene i suoni che cerchiamo nella nostra musica.
Come stai vivendo da artiere e persona questo periodo del covid-19?
Come artiere sto cercando di utilizzare il tempo in più per scrivere, per ora con buoni risultati, purtroppo è un periodo strano per tutti e non è facile riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno, ma si fa il possibile. (Marco).
Quali sono i programmi futuri?
L’uscita dei nostri nuovi brani. Con l’aiuto dei ragazzi di Sorry Mom stiamo pianificando la release nel modo migliore, per raggiungere quante più orecchie possibile, vogliamo farci sentire!