Yayanice un nome certamente esotico e ritmico. Come è il nome di questo duo, anche le artiste che lo compongono sono dotate di musicali, senso ritmico e spiccate doti creative. Parliamo di Chiara e Giulia, che col ideazione Yayanice hanno fuso i loro mondi per dar vita a una musica fatta di influenze e sonorità uniche. Impegnate nella promozione del loro nuovo singolo “Nero di Troia”, si raccontano, con simpatia e sincerità che apprezziamo tanto, descrivendoci inizi, collaborazioni e percorsi, alcuni inaspettati e di grande particolarità.
Inutile dire che, “Nero di Troia” è un singolo che va bevuto assaporando ogni sorso, per apprezzarne al meglio le caratteristiche gustolfattive e l’equilibrio fra morbidezze e durezze. Un lavoro, e un duo, certamente di corpo, equlibrato, intenso, persistente e fine. Pronto, certamente armonico.
Punteggio? Leggetele, ascoltatele e ditelo voi!
Com’è nata la vostra passione per la musica?
(Chiara) Piacerebbe sapere anche a me come sia nata questa passione. Il fatto è che l’ho sempre percepita, anche quando l’ho trascurata per cause legate alla vita passata. Ha sempre spinto sotto per uscire allo scoperto ed essere vista. E ad un certo punto, per fortuna, ho aperto.
(Giulia) Mio padre suona il piano per hobby e mia madre è sempre stata un’appassionata di musica. Da bambina mi ricordo che non volevo andare a dormire se lui non mi suonava qualcosa. Avevamo il piano a casa e fin da piccola ho cominciato a giocarci, per poi cominciare a prendere lezioni.
Cosa significa e com’è nato il nome “Yayanice”?
(Chiara) Yayanice è l’evoluzione del nome della cover band in cui Giulia ed io suonavamo nel 2017 e che si chiamava Ya Nice. La storia vuole che quando all’ epoca ricevemmo la prima data per suonare, il batterista, chiamato a dire il nome della band pur non avendolo ancora trovato, su due piedi plasmò partendo dal mio cognome (Iannice) questo nome, che declinato all’ inglese, aveva per lui più appeal. Quando ci comunicò poi la cosa, non potemmo più tornare indietro e così restò, tra le risate generali.
Continuando l’esperienza a due, abbiamo deciso di non stravolgere del tutto lo spirito di Ya Nice ma piuttosto di arricchirlo quindi abbiamo deciso semplicemente di raddoppiare lo Ya e di scriverlo tutto attaccato: Yayanice!
Come è stato concepito il singolo “Nero di Troia?
(Chiara) Il singolo Nero di Troia non è stato propriamente concepito. Si è piuttosto concepito da solo. Nel senso che non avevamo idea di dove sarebbe andato a finire il beat che stavamo creando, lo abbiamo messo giù in un momento di massima serenità in cui si era creato lo spazio per accogliere tanti e diversi messaggi creativi e la cosa è nata, dando il risultato inaspettato di un sound che ci piaceva assai.
La stesura del testo è avvenuta con la stessa modalità, in qualche modo si è suggerito da solo, assecondando il momento che stavo attraversando, sia per la scelta delle parole, che poi mi hanno suggerito il tema, che delle linee melodiche.
Non deve sembrare strano, piuttosto molto affascinante capire come tutto ciò che creiamo proviene, forse, da qualcosa di superiore, un bacino di idee al quale possiamo attingere, e che ci attinge, nel momento creativo.
E com’è nato il suo clip?
(Chiara) Per Nero di Troia abbiamo deciso di non girare un clip vero e proprio ma semplicemente pochi secondi di riprese montate in loop, una sorta di copertina animata, che ci immortala nel momento in cui sole e scocciate, Giulia mi versa del vino svogliata e io lo tracanno impassibile. Il ciclo vuole essere ipnotico anche per rimandare allo spirito del singolo che con l’accostamento di una musica rilassata e di un testo pungente, vuole suggerire come a volte certi stati d’animo circolari ti portino ad esternare pensieri senza applicare dei filtri, come quando ci sentiamo in “vino veritas”.
Prevedete un album che conterrà “Nero di Troia”?
(Chiara) Nero di Troia fa parte di un ideazione che si chiama GU.A.ST.O., un EP che sta uscendo in cinque puntate ed è il secondo singolo, dopo Coconut, uscito a settembre.
GU.A.ST.O sta per GUardando Attraverso STrani Occhi ed è nato un pomeriggio, a Bologna in via del Guasto. Oltre a noi Yayanice erano presenti anche Nicolò Scalabrin (chitarra, basso e beats) e Riccardo Di Vinci (basso), che hanno partecipato attivamente alla stesura dei brani. Ciò che ha preso vita quel giorno ci piace considerarlo quasi un album che continuerà ad uscire a puntate nei prossimi mesi, quasi un ideazione musicale sperimentale che mischia 5 stili diversi, dalla dance al soul, quasi un gioco per raccontare una storia da 5 punti di vista differenti. Questo per noi è solo l’inizio di un’avventura che ha preso forma quasi per caso e che vogliamo continuare ad alimentare, essendoci già messe all’ opera con nuovi brani. Che dire, speriamo di aggiornarci presto.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
(Chiara) Le influenze sono molte, e più genericamente tutto ciò che attiene alla black music. Giulia viene dal jazz, e come spesso accade, si è trovata a cimentarsi con stili diversi dal suo, riuscendo tuttavia ad integrarli grazie alla sua formazione precedente. Non è strano che nella musica si verifichi questo, anzi. Crediamo fermamente che questo sia un valore aggiunto: mischiare idee di estrazioni diverse per miscelarle e dare vita ad un prodotto nuovo, spurio. Queste sono le infinite possibilità che la musica offre oggigiorno, dopo che nella sua storia i capisaldi sono già stati individuati. In questo presente crediamo che la possibilità che ci resta sia proprio quella di contaminare, seguendo il gusto e il bagaglio culturale personale, per cercare di creare nuove proposte musicali inedite. Cosa difficile ma affascinante.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
(Chiara) Essendo neonate non possiamo ancora sfoggiare un elenco prestigioso di nomi, ma dobbiamo necessariamente ringraziare gli amici che loro malgrado hanno partecipato con noi alla stesura dell’EP.
Parliamo di Nicolò Scalabrin e Riccardi Di Vinci, che sono stati davvero preziosi.
Ci auguriamo ovviamente di poter collaborare in futuro con persone che stimiamo e che ci possano fare crescere nel nostro percorso.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere con la vostra arte?
(Chiara) Quello che ci piacerebbe trasmettere agli altri è ciò che la musica trasmette a noi. La musica è un potentissimo aggregante ed è la primaria forma di espressione dell’essere umano, una panacea per quasi tutti i mali. Le sue vibrazioni ci possono far volare lontano, e non sempre in posti ameni, ed è per questo che stiamo prendendo questa esperienza con ironia e leggerezza, mantenendo quel pizzico di sano distacco che eviti di farci identificare troppo con quello che stiamo facendo e quindi di incappare in dinamiche legate alla divulgazione della nostra musica, che magari potrebbero deluderci. Quello che non manca nel nostro lavoro sono il cuore e la consapevolezza, quindi ci auguriamo che chi ci ascolta percepisca tutte queste cose e possa trarne una qualche chiave di lettura, anche per la propria vita.
Raccontateci le vostre pregiate esperienze musicali e discografiche precedenti.
(Giulia) Per diversi anni ho suonato in ambito jazz cambiando diverse formazioni e lavorando con ottimi musicisti. La mia tendenza è sempre stata quella di creare e suonare la mia musica, infatti nel 2015 è uscito il mio primo disco, “The Prophecy” (Emme Records label) una raccolta di 8 brani per quintetto scritti ed arrangiati da me. Negli ultimi anni ho sentito l’esigenza di esprimermi con linguaggi diversi e Yayanice è sicuramente stato un punto di approdo importante.
Come stai vivendo da artiere e persona questo periodo del covid-19?
(Chiara) Stiamo attraversando un momento storico inedito e molto complesso, crediamo che solo fiducia e lucidità possano essere i fari da seguire ora perché la realtà del covid ne ha fatte emergere tante altre che crediamo meritino attenzione. Detto questo, da artiste sfruttiamo il tempo per guardare con fiducia attiva al nostro futuro e fiducia nei nostri flussi creativi che tanto ci fanno stare bene e a tanto bastano. Al momento facciamo delle sessioni casalinghe e ci prepariamo per i live che ci aspettano in futuro, speriamo presto. Buttiamo giù idee che si buttano giù da sole e ci divertiamo a guardarle.
(Giulia) È un periodo sicuramente drammatico per l’arte, ma, come in tutti i momenti bui, bisogna attingere ad un bacino di risorse interiori non ordinario, utilizzando l’arte per salvare noi stessi, attraverso la produzione e lo studio e preparando le riforme necessarie che servono al nostro settore per riacquistare dignità e forza. L’arte ha un potere curativo enorme, ed è assurdo dimenticarcene proprio oggi!
Quali sono i vostri programmi futuri?
(Chiara) I nostri programmi futuri sono quelli di continuare il nostro percorso, curiose di vedere dove ci porterà e che cosa farà nascere di nuovo. Una cosa è certa: non smetteremo di fare musica.
(Giulia) Assolutamente d’accordo! Stiamo già mettendo in cantiere brani nuovi e preparandoci per i live, augurandoci di poter presto suonare dal vivo!