Io, Virginia e il Lupo, incontro con la band fiorentina

Io, Virginia e il Lupo, incontro con la band fiorentina

Impegnati nella promozione del loro ultimo lavoro “Crisalide” di cui è in rotazione radio e online il singolo di lancio “Canzone contromano”, eccoci con una talentuosa band fiorentina.

Io, Virginia e il Lupo è un trio nato a Firenze nel 2015, composto da batteria/drum machine, synth/tastiere e voce. La loro musica si avvicina ad un’idea di cantautorato, a cui la band cerca di dare un collante ed una veste moderni. I riferimenti musicali sono tantissimi (a partire dalla scena alternativa ed elettronica degli anni ’90) che vengono miscelati, con la volontà di generare un’impronta sonora decisa e riconoscibile.

Ringraziamo il trio per la generosità e la disponibilità nel rilasciare questa intervista, e partiamo subito con curiosità!

Com’è nata la vostra passione per la musica?

I nostri primissimi ricordi di infanzia sono legati alla musica, alcuni di noi fin da piccoli hanno sempre suonato nei più disparati contesti. Siamo cresciuti con la costante compagnia di un ascolto o di uno strumento da imparare.

 

Cosa significa e com’è nato il nome del gruppo?

Il nome richiama un po’ il titolo del film “Io, me e Irene” con Jim Carrey. Mette insieme tre lati molto spiccati delle nostre personalità; quello introspettivo (Io), quello sensibile (Virginia) e quello più aggressivo  (il Lupo). Ovviamente tutto questo si rispecchia nelle nostre canzoni.

 

Come è stato concepito il singolo“Canzone in contromano”?

Il brano è nato con l’intenzione di raccogliere piccole riflessioni e pensieri per farsi forza. Vuole esprimere la volontà di non arrendersi, anche quando tutto sembra essere contro di noi.

Non sempre è obbligatorio seguire il normale senso di marcia, anzi, muoversi “contromano”, a volte, può farci trovare la nostra vera strada o la nostra vera identità.

 

E com’è nato il suo videoclip?

Abbiamo Chiesto ad Antonio Mulas, che conosciamo per vie traverse, di pensare ad un’idea che trasmettesse lo scorrere leggero del tempo e degli eventi mentre noi siamo al centro di tutto. Poi ci è piaciuta molto l’allegoria con cui la musica (che di fatto è una nostra esigenza interiore) viene proiettata verso l’esterno come sentimento che ci accompagna e ci tiene per la mano.

 

“Canzone in contromano” è presente in un album, raccontateci com’è nato?

Crisalide è nato dalla volontà di catturare

un processo di trasformazione, che per quanto ci riguarda è sempre in atto. Ne è uscito un disco differente dal passato. Un disco che parla della bellezza della fragilità e della voglia di uscire migliori dalla propria Crisalide

 

Quali sono le vostre influenze artistiche?

Siamo molto legati a tutto quello che è successo musicalmente negli anni ’90 che ci ha colpiti nel nostro momento di crescita maggiore; in particolar modo la scena alternativa ed elettronica italiana. Qualche nome? Afterhours, Verdena, C.S.I.

 

Quali sono le vostre collaborazioni musicali?

Per la realizzazione di Crisalide ci siamo un po’ isolati e chiusi insieme a Samuele Cangi e Tommaso Giuliani al Blue Moon Rec Studio di Firenze. Abbiamo creato una specie di “bolla” che ci ha permesso di concentrarci al massimo su tutte le piccole sfumature ed i dettagli che volevamo curare rispetto ad ogni singola canzone.

Raccontateci le vostre pregiate esperienze di Arezzo Wave, 1° Maggio, Rock contest, Sanremo Rock

Hai nominato alcuni fra i migliori contest a livello nazionale che cercano di dare spazio davvero alla musica emergente. In tutti ci siamo tolti delle piccole soddisfazioni: ad esempio a settembre siamo stati a suonare all’Ariston di Sanremo. Ma il ricordo più bello lo conserviamo per Arezzo wave che ci ha scelto come migliore band Toscana nel 2018 tra molte band che riteniamo validissime. Siamo cresciuti con il festival e farne parte, in qualche modo, è stata la coronazione di un sogno.

 

Come state vivendo da artisti e persone questo periodo del covid-19?

Non bene, come tutti coloro che cercano di occuparsi di arte in senso lato. Direi che è il primo aspetto della nostra vita che è stato sacrificato. E, nel lungo periodo,  gli effetti saranno pesanti a livello personale e sociale, non solo per chi lavora nel settore. Vogliamo comunque guardare con fiducia al futuro, per cui, per quanto possibile, non ci fermeremo.

 

Quali sono i vostri programmi futuri?

Appena potremo intravedere qualche spiraglio di normalità vorremmo tornare e a suonare su un palco, è di sicuro la parte più bella di questo lavoro e che ci manca di più.