Straordinaria intervista oggi alla band Liv Charcot, formazione poliedrica che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Satana, leggiamo con curiosità l’intervista alla band Liv Charcot, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita dei componenti, la formazione Liv Charcot si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto alla band Liv Charcot!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Io avevo un pianoforte in casa, il piano era di mia madre, a lei non l’ho mai sentito suonare perché era stata costretta dai miei nonni a fare il conservatorio, e quindi lo odiava. Infatti, non ha mai dato importanza a quella specie di mobile che avevamo in salotto, né mi ha mai chiesto se volessi suonarlo. Forse proprio per questo mi incuriosiva così tanto, e di nascosto quando non c’era nessuno in casa lo aprivo e mi mettevo a suonare, così ho imparato a suonare ad orecchio, ricopiavo le sigle della pubblicità, provavo a fare le canzonette di Stanlio e Ollio, robe così. Mia nonna stava al piano di sotto e mi chiedeva “ma sei te che suonavi il piano oggi?”, io negavo sempre. Poi mio cugino mi passò dei CD e una chitarra elettrica nera dell’ibanez. Tra quei CD c’erano Nirvana, Mudhoney, Rancid, NOFX e altri, così impazzii completamente! Mi ci volle tempo per farmi i calli alle dita ma anche lì – purtroppo senza alcun spartito nè tecnica – imparai a suonare le canzoni che ascoltavo. Poco dopo, alle superiori, conobbi amici che suonavano (Andrea e Giovanni), e Tommaso, lui aveva fratelli più grandi, credo sia merito loro se già conosceva un bel po’ di musica. Così abbiamo formato gli “Indovena”, non eravamo ancora i Liv Charcot, ma senza saperlo ci stavamo lavorando.
Dietro un personaggio può esserci 1, 100 o 1000 persone. Chi sono i Liv Charcot?
Non ne ho la più pallida idea, non ho ancora capito chi sono io, figurati se ho capito chi sono i Liv Charcot. Sicuramente è una cosa di cui sia io che Tommaso abbiamo bisogno. Una sorta di alter ego, di valvola di sfogo e scialuppa di salvataggio insieme. Con la musica ti puoi salvare da quasi tutte le cose assurde che popolano questo mondo.
Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro Satana?
Musicalmente è nato allo Studio20, la nostra base. È una di quelle canzoni che abbiamo sempre avuto in repertorio e non riuscivamo mai a ‘risolvere’, una canzone contro cui appunto ci siamo sempre scontrati. Quando è così con le canzoni di solito o le butti via o vengono molto bene. In questo caso l’abbiamo finita, io sono riuscito a trovarci un testo e alla fine l’abbiamo pubblicata, quindi spero si tratti del secondo caso.
E com’è nato il suo videoclip?
Dalla mente geniale di Emilia (Emilia Trevisani, regista e creatrice del video di “Satana”). Con lei e il suo sapiente utilizzo dell’AI nell’arte visiva siamo riusciti a creare un mondo che non esiste e che rispecchia molto quello di cui parla il pezzo. Un mondo vuoto, buio, in cui gli oggetti di ogni giorno e le persone possono prendere vita in un modo che non assomiglia ai movimenti del mondo reale, ma più alle distorsioni che crea la mente. O forse è solo la nostra mente che funziona così? Mi hai fatto venire un dubbio!
È prevista l’uscita di un disco?
Sì, ma non so dirti quando e non so dirti quante tracce conterrà. Però so dirti che usciremo in digitale con Inner Animal Recordings e su supporto fisico con Officine Vinile. Nel caso date un’occhiata ai loro spazi lì potrebbe sbucare qualcosa di nostro a breve.
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, volete raccontarcele?
Ma no, noi non abbiamo avuto tutte queste peripezie, devo dire che ci siamo sempre divertiti come matti, in modi diversi come è normale divertirsi diversamente in diverse fasce d’età. Devo dare merito al fatto che per noi la musica è sempre stata importantissima, tanto quanto non ce n’è mai fregato niente. Nel senso che non possiamo farne a meno, ma non abbiamo mai voluto nemmeno farci i soldi o diventare superfamosi yeah facciamo il fottuto cash e cose così. È una passione, e come tale ci ha regalato sempre gioie enormi. Soprattutto ci ha consentito di conoscere un sacco di gente svitata almeno quanto noi, e devo dire che, tra tutta la gente che ho conosciuto, i musicisti, i tecnici, i fonici, i gestori di locali, quelli che organizzano i tour e quelli che vengono a vedere i concerti e poi si mettono a bere una birra con te facendoti dei pipponi su che pedalini usano, sono tra le persone migliori che abbia mai incontrato.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Erik Satie, il Punk e Battiato.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Per fare questo pezzo (e altri che usciranno) abbiamo avuto la fortuna di collaborare con dei musicisti davvero talentuosi, Dario Gentili, Giulio Fagiolini, Nicola Porciani e Alessio Carnemolla sono alcuni di questi. Prima ancora abbiamo suonato con Giovanni Lombardi, Beppe Scardino, Martina Benifei, persino una cantante lirica giapponese Kazue Yamaguchi. Per non parlare delle collaborazioni a livello di produzione, il primo disco è stato prodotto da Ivan Antonio Rossi e masterizzato da Giovanni Versari, le cose nuove invece le abbiamo fatte con Ovi alcune, e con Lorenzo “Moka” Tommasini molte altre. Si parla, a prescindere da noi ovviamente, dei migliori ingegneri del suono con cui puoi lavorare in Italia al giorno d’oggi.
E la collaborazione con Red&Blue nel lavoro in promozione?
Ci avevamo collaborato anni fa con il primo disco, ci siamo trovati bene, ci fecero conoscere anche Red Ronnie, abbiamo pensato, che aspettiamo a richiamarli per promuovere il nuovo materiale che abbiamo in mano?!
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Domanda difficile, perché la nostra musica non nasce con questa intenzione, ma per pura esigenza personale. Per altro penso sia l’unico modo sincero di trasmettere qualcosa di artistico, ma magari mi sbaglio. Davvero, non pensiamo agli altri quando scriviamo musica. Speriamo piuttosto che altre persone possano rivedersi, riviversi in quello che scriviamo. Se così è, abbiamo fatto centro. Altrimenti vuol dire che la terapia è servita solo a noi!
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
No, ti prego. Non mi ricordo niente, dovrei andare a cercare me stesso su internet. Cercate su google “Indovena” e “Liv Charcot” e troverete un bel po’ di nostre malefatte, cose che ci sono riuscite bene e cose che vorremmo cancellare – ma internet non perdona. Comunque ti ripeto, ci siamo divertiti. Una volta abbiamo vinto anche 1500 euro per un concorso rock in cui in giuria c’era Poggipollini, non capivo se era vero o meno, poi venne una ragazza bellissima che faceva la modella a portarci una busta con il premio a casa mia, la aspettavamo io e Tommi, ci sembrava di aver rubato in banca. Che risate a ripensarci. Ah, mi sa che abbiamo anche vinto Rock Targato Italia, ricordo che finimmo in una compilation con i Marlene Kuntz, figurati. Anche altre robe, ma tanto a che servono, non sono mica i premi che ti qualificano. Poi noi odiavamo i concorsi, non ci piace quando le band sono in competizione tra loro, poi eravamo bravissimi, si vinceva e ci prendevano sui coglioni. Scusa, sto divagando. Andate su internet c’è tutto.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Mah, direi che è bella dai. C’è un bel po’ di roba buona. A me, ad esempio, piace da impazzire Giovanni Truppi. Anche Giorgio Poi è bravissimo. Gli Zen sono forti, Motta, sono anche amici! Anche se sono pisani che per i livornesi è problematico. Non saprei cosa cambiare o migliorare sinceramente. E ovviamente mi sto scordando altri mille nomi validissimi. Tanti magari non li conosco neanche.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Andate ad ascoltarvi “Vortice” dell’album precedente, per il resto non dovresti chiederlo a me perché odio tutto quello che ho scritto in passato. Quando riascolto cose fatte in precedenza se è passato molto tempo mi viene da ridere o commuovermi, se è roba più recente mi fa incazzare perchè cambierei cose, stravolgerei tutto. Essendo tutte storie o pensieri molto personali, anche a livello di musicalità non solo di testo, sono cose che riguardano momenti specifici, sensazioni passate. Hai presente quando ripensi a te a vent’anni e ti prenderesti a schiaffi? Comunque, alla fine è tutta roba più che passabile. L’altra sera avevo a cena Giovanni da me (batterista negli “Indovena”, il primo gruppo che formammo con Tommaso) e risentivamo roba registrata tipo nel 2001, era pazzesco avevamo 17 anni, io a un certo punto facevo un assolo che non credo che saprei mai rifare adesso, eravamo bravi per quell’età! E infatti abbiamo suonato parecchio. Alla fine, non mi pento di niente. Solo che certe cose la gente ora non le capirebbe o le interpreterebbe male.
Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa state lavorando?
Una. Secca e dura: il 9 Giugno uscirà un nuovo pezzo! State in guardia sui nostri supersocials.