OMÄR e l’intervista misteriosa

OMÄR è la sintesi di un lungo percorso musicale, un progetto che scaturisce dall’urgenza espressiva e che affonda le sue radici nell’incontro tra alternative-pop e soul. Le sonorità miste sono la naturale evoluzione della sperimentazione negli anni di vari generi musicali, partendo dal pop, passando dalla black music, dal rock e dall’Edm.

Il fine del progetto è la libertà di espressione attraverso la musica, che si traduce nella necessità di comunicare senza essere soggetti a giudizi di tipo estetico o etichette di alcun genere.

Ringraziamo di cuore alla misteriosa OMÄR che ci ha concesso il suo tempo, per porgerle alcune domande e conoscerla meglio!

Com’è nata la tua passione per la musica e la canzone?

Sin da piccola ho sentito un forte legame con la musica, mi ha sempre aiutata a comunicare con me stessa e con gli altri. 

Mia madre ha sempre fatto tutto il possibile per aiutarmi a coltivare questa passione e le sono profondamente grata, non riesco a pensare alla mia vita senza la musica.

Qual è stata la tua formazione artistica?

Ho cominciato cantando in un coro di voci bianche a soli undici anni, in seguito ho frequentato il Conservatorio per tre anni per poi trovare la passione per la composizione. In tal senso mi ha aiutata molto l’aver fatto parte di una band per molti anni. Credo che quando ci si trova a vivere la realtà di una band si comincia a fare più attenzione al sound che si vuole trasmettere e portare sul palco, in più trovo che si sviluppi una comprensione più profonda delle varie dinamiche dietro agli strumenti e alla loro funzione all’interno di una canzone.


Com’è nato il brano “Ci risiamo”?

È piuttosto difficile da spiegare proprio perché il pezzo è stato scritto, prodotto e registrato nel giro di qualche giorno.

Abbiamo fatto una sola sessione di vera e propria scrittura ed è venuto fuori praticamente subito, come se si trovasse già nell’aria, in attesa di essere portato alla luce. Devo ringraziare sicuramente il mio team per questo, Etta Matters che ha lavorato alla produzione e Francesco Gargano (in arte Brioschi) che mi ha dato una grande mano con il testo. 

Dove trai ispirazione per la musica e i testi?

Spesso l’ispirazione arriva dal mio vissuto, da sentimenti che provo nel quotidiano e che cerco di riportare come sfogo nelle canzoni. Altre volte mi capita di leggere qualcosa che mi fa riflettere e mi porta l’urgenza di parlarne, ma spesso l’ispirazione arriva da cose completamente inaspettate. 

Sicuramente aiuta molto tenere la mente aperta, ascoltare tanta musica di qualsiasi genere, non si sa mai che cosa ti può dare l’idea per il pezzo successivo. 

Quali sono state le tue influenze musicali e le collaborazioni più significative per te?

Sono cresciuta con il pop di Michael Jackson, di Madonna, delle popstar degli anni 80-90 che adoro. Ho anche ascoltato moltissima musica black, soprattutto degli anni ‘60 e ‘70 della Motown ma anche metal, rock e classica. Credo che ognuno di questi generi mi abbia dato qualcosa che mi porto dietro nella mia musica.

Come dicevo sopra, mi è stato decisamente utile il periodo passato nella band. Credo di aver imparato ad ascoltare anche pareri e musica totalmente opposta a quello che normalmente avrei scelto di ascoltare.

Mi ha fatto capire l’importanza della collaborazione artistica che può davvero cambiarti la prospettiva. 

È la cosa che più mi diverte quando entro in studio, io porto la mia idea e magari qualcuno mi da una chiave di lettura che cambia completamente le carte in tavola. Lo trovo stupendo! 

Come stai vivendo artisticamente e personalmente questo periodo del Covid-19?

È un momento complesso da gestire, su tutti i fronti. Purtroppo la nostra categoria resta una delle più colpite e non ne ho idea di come ne usciremo. È ancora molto difficile capire come trovare un vero equilibrio ma sto cercando di vivere il tutto giorno per giorno senza farmi molte aspettative e piani. È psicologicamente molto impegnativo. 

Quali progetti per il futuro?

Per ora continuerò a scrivere e tirar fuori nuova musica, in attesa di poter finalmente risalire sul palco.