Accogliamo calorosamente a Lisa Giorè, performer poliedrica che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Atlantide, leggiamo con curiosità l’intervista a Lisa Giorè, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita, Lisa Giorè si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Sorry Mom, Mattia Mattei, le esperienze, come Le vie dell’insonnia, Sull’orlo del suicidio (come al solito), Parigi è un’altra cosa, La tristezza non fa rumore, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a Lisa Giorè!
Com’è nata tua la passione per la musica?
La continua esposizione passiva durante l’infanzia deve aver innescato qualche misterioso meccanismo per il quale ad un certo punto mi è venuta voglia di produrla oltre che di ascoltarla.
Descrivi “Lisa Giorè” e il suo personaggio, i suoi pregi e i suoi difetti
“Lisa Giorè” non è un personaggio, è solo Elisa Giorello con qualche lettera in meno. Sono mediamente insofferente al genere umano, fatico molto nel riuscire a nascondere quello che penso e ho il vizio di usare l’ironia anche con chi non la capisce. Come difetto invece, suono malissimo la chitarra.
Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro Atlantide?
Mi piacerebbe avere una storiella figa da raccontare, ma alla fine la sua genesi primordiale è quella dell’ottanta per cento dei miei pezzi: prendo la chitarra, faccio i soliti quattro accordi che sono in grado di suonare e ci appiccico sopra delle parole che per motivi ignoti risalgono da una parte inconscia del cervello e vengono a galla.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip? Sì, c’è un video coloratissimo e forse anche un po’inquietante, girato da Clizia Corti. Ci siamo date al body painting fluorescente in una giornata gelida di febbraio. E siccome è una cosa che si fa con pochi vestiti addosso, a chi volesse replicare l’impresa, consiglio di aspettare maggio.
Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?
Non è detto, non ho deciso niente al riguardo: al momento le possibilità che esca un album, un EP o una serie di singoli slegati tra loro è pressoché la stessa.
Cos’è per te l’arte, la musica?
Come ci insegnano gli ultimi accadimenti, è un qualcosa di non essenziale che rende la vita migliore e senza la quale durante un anno di lockdown, molti sarebbero impazziti.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Ho sempre ascoltato Alice, Battiato, Matia Bazar e tutti i cantautori degli anni ’90, come Samuele Bersani, Carmen Consoli, Niccolò Fabi. Quello che faccio io ha poco a che fare con quello che fanno loro, ma di sicuro ascoltarli ed amarli ha fatto sì che le parole siano diventate il centro dei miei pezzi.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Musicalmente parlando, da un paio d’anni faccio coppia fissa con Mattia Mattei, che ha arrangiato e suonato tutti i pezzi usciti dal 2019. In studio c’è sempre Damiano Magliozzi con cui ho sempre registrato tutti i lavori pubblicati fino ad ora.
E le collaborazioni con Sorry Mom e Mattia Mattei nel lavoro in promozione?
Sorry Mom è la mia super agenzia di management e ufficio stampa, Mattia, è un amico e un musicista di rara creatività. Va tutto bene.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Non è che voglia trasmettere qualcosa di specifico, ogni track è una cosa a sé e non deve essere necessariamente un manifesto, i miei temi ricorrenti sono la morte, i disastri umani, gli eventi atmosferici…
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Credo ci sia poca apertura mentale, sia dal lato del pubblico, sia dal lato di molti artisti. Sento anche poca voglia di collaborare e di sostenersi a vicenda.
Oltre al lavoro in promozione quale altro elaborato musicale ci consigli di ascoltare?
Quello che ho rimosso da tutti gli store e che è in attesa di essere ripubblicato, che dunque andrete a cercare ma che potreste non trovare, così genero curiosità: “sull’orlo del suicidio (come al solito)”
Come stai vivendo da performer e persona questo periodo del covid-19?
Da persona, me la cavo piuttosto bene, sono fortunata: ho un lavoro stabile, i miei affetti che vivono dall’altra parte del giardino, tanto spazio aperto intorno a casa. Da performer molto meno bene, la pandemia è praticamente coincisa con l’uscita dei miei nuovi lavori, doveva essere l’inizio di una nuova fase, con tanti live e tante occasioni, invece si è fermato tutto.
Progetti a breve e lungo termine?
A breve termine dovrei lavare la macchina, ma tanto lo so che diventerà un lavoro a lungo termine.
Anche perché devo finire di registrare quanto prima i nuovi pezzi, cosa che andrà ad occupare il tempo che mi ci vorrebbe a lavare la macchina. Ma poi cosa la lavo a fare, spero di ricominciare a fare qualche live tra qualche mese e si sporcherà di nuovo a furia di usarla come furgone merci.