Diamo oggi il benvenuto a EMIL SPADA, artista poliedrico che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro GABBIE D’ORO, pubblichiamo con gratitudine l’intervista a EMIL SPADA, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Leggeremo di più sulla vita musicale e artistica, EMIL SPADA si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con AbacusWeb, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a EMIL SPADA!
Com’è nata la tua passione per la musica?
Tutto risale alla mia infanzia, quando a 3/4 anni saltavo sulle sdraio in spiaggia, cantando le canzoni in voga al momento e intrattenendo i vicini di ombrellone; è perciò qualcosa di innato, non c’è stata una vera e propria molla da cui è partita la passione. Ricordo solo che da allora non ho mai smesso di cantare.
Cosa significa e com’è nato il nome EMIL SPADA e il suo personaggio, il suo sound?
Non vi è niente di trascendentale o ricercato, perché Emil Spada sono i miei veri nome e cognome. Il nome forse particolare per l’Italia, deriva da un telefilm che mio padre guardava da ragazzo e quando nacqui decisero di battezzarmi così.
Per quanto riguarda il mio sound invece, posso dire che sono alla ricerca continua di contaminazioni e novità, pescando da qualsiasi genere e da tutto ciò che mi circonda, anche un semplice rumore può essere un input da cui nascerà poi un’idea e da li un nuovo brano.
Com’è stato concepito il lavoro GABBIE D’ORO?
Era un periodo in cui facevo ascolti ancor più eterogenei del solito, passavo da Caparezza a Morricone e semplicemente, una sera come un’altra, scrissi di getto una frase che mi venne in mente: “Ho una banca dati di date vissute e doti imparate e messe da parte”; fu la frase da cui partii.
Decisi che lo stile del brano doveva dirigersi verso qualcosa di commerciale, ma che al contempo desse spazio alla “musica suonata”.
Nacque così questo ritmo incalzante, con un testo quasi reppato, e un inciso non cantato, ma bensì rilegato ad un semplice vocalizzo che richiamava i brani di Morricone; ed infine come ciliegina sulla torta, un solo di Sax, che richiamasse al contempo un mood “da spiaggia” e comprendere quanto “la musica suonata” fosse importante.
Il testo invece era uno sfogo verso la società così schiava degli status symbol e della commercialità, un tema a cui tengo molto e che mi piacerebbe fosse utopicamente abbandonato per ritornare a quei valori che sono sempre più rari.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno!
Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Nella contemporaneità purtroppo è una grandissima verità, ed è uno dei motivi per cui curo e partecipo attentamente anche alla realizzazione dei videoclip dei miei brani.
Avendo una grande passione per il cinema, ed inoltre avendo frequentato il DAMS indirizzo cinema, scrivo tutte le sceneggiature, poi confrontandomi con colui che sarà il regista, cominciamo a dar via al progetto.
Con GABBIE D’ORO ), ho pensato ad un’idea che visivamente facesse capire il disagio che provo nei confronti di questo “essere schiavi” della società e delle sue imposizioni.
Per far arrivare il messaggio necessitavo di una ragazza “acqua e sapone”, che per essere accettata, doveva nell’arco della giornata vestire diverse “versioni” di se stessa e al contempo frequentare locali alla moda e/o di interesse comune, e qui torniamo al discorso dello “status symbol”.
Vi è inoltre una mano che compare ogni tanto nel video e che “prende e trasporta” la ragazza da una location all’altra proprio come fosse un oggetto.
Milo Barbieri è stato il regista che ha sopportato e supportato le mie idee, realizzando un videoclip davvero stupendo e carico di energia, energia che Astrid Toh, la bellissima e bravissima protagonista del video ha espresso appieno, oltre al fatto di dimostrarsi davvero professionale.
È prevista l’uscita di un disco?
Ebbene, se non vi saranno “rallentamenti”, dovrebbe uscire un album a cavallo di Natale prossimo, un disco che conterrà oltre a Gabbie d’oro, altri 7 brani davvero eterogenei, si passerà dal rock al pop, dalla Bossanova al Progressive Rock,… tutto ciò ha ovviamente una motivazione, ma non voglio svelare ancora troppo.
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?
Ovviamente questo mestiere riserva sempre delle sorprese, ma credo sia anche parte del suo fascino.
Quando partii con il mio primo disco autoprodotto, “Briciole”, non mi aspettavo certamente di vincere immediatamente il premio come “Miglior produzione indipendente imolese” ( Imola è la mia città ), anche se al contempo speravo in un riconoscimento per tutto il lavoro svolto.
L’anno seguente nel 2009 conobbi Pape Gurioli ( dell’entourage di Jovanotti ) e produssi un singolo insieme a lui, di cui tutt’ora vado fiero… ma diciamo che il punto focale per dare una svolta alla mia carriera, dopo mille concorsi, live ed eventi, fu quando Claudio Golinelli ( bassista di Vasco rossi fin dal 1980 ), mi introdusse nel 2013 nello studio del KOM.
Per un ragazzo che fa della musica la sua vita, ritrovarsi a lavorare ai propri brani dentro lo studio del “numero 1 italiano”, con i musicisti di Rossi, quindi Vincenzo Pastano, Andrea Innesto, Frank Nemola, lo stesso Claudio Golinelli… è una botta di adrenalina non indifferente.
Nacque quindi un disco dal titolo “Post Atomico”, un esplosione di Alternative Rock che reputo uno dei miei migliori lavori.
Negli anni seguenti, insieme a Nicola Venieri, ( tecnico del suono di Rossi dal 1995 ), che nel frattempo era diventato mio direttore artistico, abbiamo realizzato diversi altri singoli, fino ad incontrare Raffaele Montanari e la PMSStudio, con cui stiamo lavorando ai nuovi progetti.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Avendo una passione smodata per tutto ciò che è arte, difficilmente mi rifaccio ad un solo personaggio o artista, preferisco lasciare fluire attraverso di me tutto ciò che incontro, e trasformare ( con risultati che lascio decidere a chi mi ascolta ) l’insieme in musica.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Come scritto più sopra ho avuto la fortuna di collaborare con i musicisti di Vasco Rossi, nonché con alcuni di Jovanotti, senza dimenticare un incontro per me molto importante con Raffaele Pisu, che mi ha permesso di presenziare allo spettacolo teatrale per i suoi 70 anni di carriera al teatro Duse di Bologna… ritrovarsi sul palco insieme a qualcuno che hai studiato all’università, è qualcosa di davvero indescrivibile.
L’elenco delle collaborazioni poi sarebbe lungo, e non voglio fare torto a nessuno dimenticando un nome, ma sappiate che vi porto tutti nel cuore e non smetterò mai di ringraziarvi per aver fatto parte del mio percorso e avermi insegnato qualcosa che mi ha aiutato a crescere.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Mi interessa molto “il sociale”, ovvero far arrivare dei messaggi che riguardino la società e i cambiamenti che stiamo affrontando, che non sempre sono in positivo, ovviamente parlo anche di sentimenti e situazioni più “leggere”, ma mi riesce difficile non mettere sempre un doppio senso nei brani e nei testi che scrivo, quindi lascio la porta aperta alle interpretazioni, a volte succede che mi riportano significati che io non avevo nemmeno immaginato, e questo è ancor più meraviglioso.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Come gia accennato più su, ho avuto la fortuna di poter pubblicare un album registrato nello studio di Vasco rossi, nonché diversi singoli che hanno avuto un buon riscontro, soprattutto negli eventi dal vivo. Ricordo con piacere un evento in provincia di Torino, in cui il Maestro Mogol mi affibbiò il soprannome di “Cant-attore”, perché sul palco non posso fare a meno di vivere e interpretare i brani che eseguo e/o canto; ma anche il “Raffaele Pisu Story”, quello spettacolo in data unica in cui come chiusura per i festeggiamenti dei 70 anni di carriera del grande attore e showman, cantai davanti ad un teatro tutto esaurito, 2 brani di Lucio Dalla: “Piazza Grande” e “Caruso”.
Nella mia mente scorrono le immagini di uno spettacolo teatrale che portai in giro per l’Italia diversi anni orsono, e che fu da preludio alla realizzazione di “post Atomico” di cui ho già parlato in precedenza, ma anche il tentativo di partecipazione ad un talent televisivo, dove arrivai ad un passo dall’entrare dopo aver passato 3 selezioni, ma che non mi vide protagonista e dove capii quanto sia difficile per chi non accetta compromessi fare della propria arte il proprio lavoro.
Ci fu anche la vittoria di un “Festival delle Arti”, organizzato dal grande Andrea Mingardi, che vedeva come presidente di giuria, il geniale Stefano Salvati, dei cui consigli faccio ancora tesoro… anche qui la lista dei bei ricordi è lunga… ma sono sicuro che verrano alla luce altri momenti che andranno ad ingrossare le fila.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Non mi piace dare giudizi su persone che in un certo qual modo considero colleghi, però posso dare un parere sulla generalità della situazione che a mio avviso naviga davvero in brutte acque.
Sono ovviamente cambiati i modi di fruizione della musica, e con esso è cambiato anche il modo di percepire e realizzare musica, ma questo non dovrebbe esulare dal “fare musica” e non solo “creare prodotti vendibili”.
Non vi è più la cura maniacale che una volta era prassi per la realizzazione di un disco/album, si bada solo a fare un singolo da “pompare” senza guardare all’insieme.
Prima vi era un artista che era il progetto, e come tale esso era rappresentazione del progetto stesso… ora invece vi è un distaccamento con il progetto artistico, vi è solo immagine, ritmi fotocopia, temi fotocopia, superficialità imperante, tutti elementi che “fanno male” alla musica, e le produzioni da “ascoltare” le conti su una mano…
Credo servirebbe un reset vero, una ripartenza dalle basi, una ricerca nell’underground di sonorità e persone desiderose di vivere di e nella musica, e non solo immagini e canzoni stereotipate, schiave dei prodotti mega pubblicizzati dei Talent Show e dell’essere protagonisti a tutti i costi.
Oltre al lavoro in promozione, quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Sicuramente, un brano a cui sono molto legato è “ORA”.
Musicalmente parlando è allegro, atto ad attirare l’attenzione con un occhio di riguardo all’arrangiamento davvero notevole; a livello di testo invece parla di una situazione che ho attraversato in prima persona, ovvero un amico che aveva purtroppo intrapreso una strada difficile, e che faticava ad uscirne… mi piace creare i brani in questo modo, ovvero parlare di temi anche “pesanti”, ma farlo in modo scanzonato, credo che a volte possano portare a riflettere più che ammorbare l’ascoltatore che con una parte musicale altrettanto pesante, potrebbe essere portato a distogliere l’attenzione.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Artista e persona, nel mio caso non si discostano più di tanto, per me è essenziale che il mio lato estroso, sia parte integrante di tutta la mia vita, e non solo quando entro in studio o salgo su un palco.
Vi è una sofferenza interna verso il mio settore, che vedo sempre più sprofondare, affossato da un disinteresse della politica che relega l’arte ad ultima ruota del carro. In uno stato come il nostro, dove la cultura è tutto, dove siamo stati per secoli esportatori nel mondo di bellezza e arte, vivere questa situazione mi fa domandare il perché ci troviamo in questa situazione che sembra insanabile.
Cerco e trovo rifugio nella lettura, nella scrittura e nell’ascolto, oltre che nel confronto con chi fa parte del mio ambiente, ma spesso non giungiamo a risposte soddisfacenti, anche perché gli appelli mandati da chi rappresenta la categoria, e/o anche dai grandi nomi, sono inascoltati.
Sono una persona di base molto positiva, però in questo periodo, ammetto che le mie basi vacillano.
Progetti a breve e lungo termine?
A brevissimo uscirà un nuovo singolo, che vede una collaborazione per me incredibile e legata ad un altro “pianeta” che adoro, quello dei fumetti.
Sarà per me il raggiungimento di un altro obbiettivo, la salita di un ulteriore gradino, che non vedo l’ora di poter far sentire e anche vedere attraverso il nuovo videoclip di cui ho già scritto la sceneggiatura.
Sarà qualcosa di davvero speciale che si discosta nettamente dal singolo in promozione in questo momento.
Io sono così, figlio dell’arte e del cambiamento.
A lungo termine, dopo l’uscita del nuovo album e dei seguenti singoli, c’è già in lavorazione altro materiale, ed un ulteriore cd con un tema ben preciso legato al periodo gotico, ma qui si sta già parlando del 2023/24, ne abbiamo di tempo davanti per parlarne più approfonditamente, ed è bello lasciare un po’ di curiosità.