GuidoInArteRoberto, fra il calcio e la musica

GuidoInArteRoberto, fra il calcio e la musica

È amante dello sport e del buon vino. Accoppiata vincente che valorizza la grande passione musicale, di cui ne ha fatto una professione di successo.

Il suo nome d’arte è GuidoInArteRoberto, cantautore dalla crescita esponenziale che abbiamo avuto l’onore di conoscere in occasione della promozione del suo nuovo singolo “Romantico”. Nella seguente e amichevole chiaccherata, un’intervista che sa di nostalgia e confidenza. Un artista che, con le sue note e le sue parole, sa mettere l’interlocutore a proprio agio e grazie ai ricordi e alla sua verve rapire con grande maestria. Eccovi allora dei retroscena allettanti e, grati per il suo tempo, approfonditi di questo interessante artista.

 

Com’è nata la tua passione per la musica?

Boh non so, ho sempre ascoltato musica, ricordo che uno dei miei migliori amici a 13/14 anni suonava in una band e io lo vedevo come un figo di Hollywood. Da lì ho sempre sognato di avere una band mia. Proprio con quell’amico qualche anno dopo ne abbiamo creata una nostra e ci abbiamo suonato 10 anni.

Cosa significa e com’è nato il nome “GuidoInArteRoberto” e il suo personaggio?

Roberto non è altro che un omaggio a Roberto Baggio. Sono un romano, ma grande tifoso del Milan (mio padre amava Baggio) sono uno di quelli che le partite non le vive proprio bene, mi isolo sempre con i miei fratelli per vederle, così posso fare tutte le scene che voglio. Roberto è anche un nome italianissimo, molto cantautorale, che è un po’ il messaggio che voglio dare con la mia musica. “ciao Robbè” “oh robbè”, non vi sembra così anche a voi?

Invece il cappello è perché amo andare a pesca. Tutto questo mi fa sentire a casa quando sto sul palco.

Come è stato concepito il singolo “Romantico”?

Ti dico la verità, non era neanche tra le mie preferite del disco inizialmente, mi piaceva l’idea di questa strofa un po’ acida e questo richiamo al rock anni ‘90, ma non faceva parte del progetto. Poi però quel ritornello non mi si toglieva dalla testa, era un martello, fino a convincermi che forse era il pezzo giusto per partire. Ci ho sempre visto qualcosa di molto glamour, molto gazosa non so se riesco a spiegarmi.

E com’è nato il suo videoclip?

Cercavo qualcuno che rappresentasse al meglio la parola e il significato di “romantico” e chi meglio di Joe Bavota, il sosia numero uno in Europa di Elvis Presley?!

È un’icona, un figo pazzesco con il suo ciuffo e tutte le sue paillettes. Uno che ha speso tutta la sua vita ad omaggiare il suo mito.  Il video non è altro che una giornata qualunque di Joe Bavota e del suo fidato assistente GuidoinarteRoberto.


È in cantiere un album che lo conterrà?

Sì, in primavera uscirà il disco che si chiamerà proprio “Romantico”. Ci abbiamo lavorato duramente con la mia etichetta Roba da Matti Dischi e non vedo l’ora di farvelo ascoltare.

Ora usciranno credo altri due singoli e poi l’intero album. Non vedo l’ora.

Com’è stato il percorso dall’esordio a oggi?

Guarda io ho sempre suonato con la mia band “Le Riserve”, ho sempre sognato di vivere dentro una band. La sala prove, le canzoni nate insieme, il furgone in giro per le strade. Ho sempre fatto tutto questo. Poi per mille motivi la band si è sciolta e sono stato fermo 3 anni senza fare nulla. Da un annetto anche grazie a Renato e Massimo di Roba da Matti Dischi, mi sono rimesso a scrivere, a suonare. Con loro mi comporto come fossi ancora in una band, sono amici ormai, scriviamo, suoniamo e discutiamo anche il giusto.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Quando ho cominciato ero uno sbarbato che imitava Bruce Springsteen, mi sono comprato una Telecaster gialla e urlavo come un pazzo. Gli Oasis hanno aperto anche la finestra per la musica inglese. Poi ci sono tutte le band più rock and roll, The Clash, Ramones, Gaslight Anthem, Eddie Vedder. In italia ho sempre amato il cantautorato di Battisti, Dalla, Vecchioni, Graziani.  Mi piace la roba vera, senza troppe “cagate” intorno (se me la fai passare).

E le collaborazioni musicali?

Per ora non ci ho pensato, ma se una cosa è fatta bene che funziona non escludo nulla, ci sono tanti artisti con cui mi piacerebbe collaborare, magari un giorno di questi alzo la cornetta e li chiamo “ciao sono uno con 2 nomi, ti andrebbe di fare una canzone con me?”

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?

Penso che la musica debba comunque portare un messaggio di speranza, che sia ascoltata da 3 persone, 5 persone, 1 milione, questo non conta. Mi piace che ci sia sempre quel lato che ti fa dire “però cavolo alla fine ce la posso fare” a rimorchiare, a svoltare a lavoro, a soffrire senza deprimersi troppo. Uno alla fine ascolta la musica principalmente quando è felice, triste, quando vuole piangere o fare l’amore. Si può discutere di tutto ma alla fine torniamo sempre li. Non mi piacciono troppo i “fenomeni”.

Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?

Ho fatto un’enormità di live club. Ho suonato veramente davanti a tanta gente e anche davanti a nessuno. E questo è il bello di fare i live. Il punto più alto è stato 6/7 anni fa la vittoria di Emergenza Italia con la mia vecchia band, un concorso che mi ha permesso di suonare al Lido di Berlino. Un’esperienza unica. Ci hanno seguito dall’Italia più di 50 persone. Voi immaginate un aereo pieno di romani diretti a un concerto in una capitale europea? Uno si è perso ed è tornato due giorni dopo, un altro non è proprio partito perché ha fatto esplodere la giacca del primo soccorso e l’hanno cacciato…

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

 

Come sempre e come tutti ci sono cose che mi piacciono e cose che mi fanno schifo. Mi piace Achille Lauro, anche se non lo trovo un visionario nella parte estetica, Renato Zero faceva quella roba 20 anni fa. Mi piace, però, lo stile musicale che ha scelto di coltivare. Mi gasa e questo è quello che conta per me. In generale non amo tutte queste produzioni fatte in cameretta, se proprio mi chiedi cosa cambierei, farei tornare un po’ la gente in saletta tutto qui. Io poi non sono nessuno per consigliare qualcosa, però dire di tornare in saletta insomma non mi sembra una cosa sbagliata a prescindere.

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Vi consiglio di restare connessi, ascoltare i singoli e poi il disco. È roba figa.

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Devo essere sincero, il lockdown mi ha permesso di lavorare tanto sul disco, giorno e notte. Ero completamente concentrato su questo. Ora invece la vivo male, mi va di suonare, di uscire, di prendere una birra e cantare qualche canzone di qualche cover band sfigata, ma che a me piace da morire.

Quali sono i programmi futuri?

Disco, concerti, famiglia e un paio di amaroni veneti che volevo provare da qualche anno.