Straordinaria intervista oggi a POPLUC, artista poliedrico che raccoglie consensi a go-go. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro SEI, leggiamo con curiosità l’intervista a POPLUC, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita, POPLUC si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Be NEXT Music,Sorry Mom!, le esperienze, come Saint Louis College Of Music,Area Sanremo, Tour Music Fest di Mogol e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a POPLUC!
Com’è nata tua la passione per la musica?
È nata dopo una brutta caduta. I miei anni di liceo non sono stati facili; tra bullismo e discriminazione, ho dovuto gestire anche una grave malattia di mia madre. Insomma, un vero inferno. Poi, quando tutto sembrava ormai perso, è arrivata la musica e da lì ho iniziato il mio percorso di rinascita. Grazie ad una chitarra e qualche nota, mi sono sentito di nuovo vivo e capace di affrontare tutti gli ostacoli della vita. In poche parole, la musica mi ha salvato.
Com’è nato “POPLUC” e il suo personaggio, il suo sound?
Beh, ci è voluto parecchio tempo. PopLuc è solo la parte finale della storia. Prima di essere un cantautore, sono stato batterista, chitarrista e poi frontman. Ho vissuto una gavetta piena di peripezie, ma anche divertimento. Serate nei locali, caos fino alle 4 di mattina, viaggi in treno o in macchina, audizioni, registrazioni lunghe un’eternità… Il tutto sempre davanti una birra fresca. È stato un lungo cammino che non dimenticherò mai. Dal Saint Louis a SorryMom!… Cavolo, sono già passati 14 anni , ma diciamo che queste sono le origini di PopLuc. Ed è da tutto questo che nasce quel suono pop, ma anche acustico derivante dai vecchi dischi di Battisti che collezionava mio padre e dalla melodie grezze dei pub della periferia romana.
Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di SEI?
“Sei” è stata creata su un riff di chitarra che mi ha decisamente ossessionato per mesi. Avevo questo giro di accordi in testa e non riuscivo a dargli un senso. Cercavo di cantarci qualcosa sopra, ma risultava sempre tutto troppo complicato e forzato. Così, ho optato poi per la semplicità e devo dire che tutto ha preso forma nel modo giusto. Quindi, può nascere prima il testo e poi la musica o viceversa, ma la cosa più importante è fare le cose in maniera spontanea. Le emozioni e il coinvolgimento in un brano determinano la sua intensità, anche a livello commerciale. “Sei” è un piccolo pezzo di me, una dedica a chi mi ha fatto provare un amore grande e tanto profondo. Se non fai le cose con il cuore, rischi sempre di avere in mano solo uno stupido compito scolastico e niente più.
Il lavoro è accompagnato da un video?
Sì, un video che ricorda un pò i vecchi filmati casalinghi in VHS. Posso dire questo perché la clip è stata realizzata da me. Sì, lo so… Ma quante cose fa questo PopLuc? Diciamo che me la canto, me la suono e mi riprendo (Ride). È che, oltre alla musica, ho una grande passione per il mondo del cinema e dell’audiovisivo. Mi è sempre piaciuto collegare le parole alle immagini. Posso creare qualsiasi cosa, lasciando al pubblico la libera interpretazione, senza dover per forza evidenziare un unico senso. La bellezza e l’amore espresso in “Sei” possono essere accostati ad una donna o magari ad una città, ad un luogo. Ed ecco che la purezza della donna, si mescola con i colori e le meraviglie di Roma. Un grazie va a Vittoria Castagnotto, la protagonista del video, a tutto il team di SorryMom! e alla mia dolce metà… Perché senza di lei, tutto questo non avrebbe senso.
Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?
È ancora tutto un mistero. I singoli pubblicati sono il mio biglietto da visita per testare le reazioni del pubblico. Non amo etichettarmi o inserirmi in una categoria, mi piace sperimentare e questo sta dando i suoi frutti. Chi mi segue apprezza la mia “libertà” musicale e voglio continuare a fare di più. Ho così tante canzoni nel cassetto, che forse è necessario comprare un armadio! (Ride). Voglio concentrarmi sullo scrivere nuove cose, prendendo spunto anche dal periodo che stiamo vivendo. Mi piacerebbe comporre un album prettamente rock ma… Vedremo!
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?
Mi piacerebbe molto, ma purtroppo non sono state semplici peripezie. Come dicevo prima, ho dovuto affrontare forse ostacoli più grandi di me. Quando pensi che la tua vita sia finita, ecco che arriva l’arte a gridarti “Forza! C’è ancora una possibilità”. È in quel momento che cambiano le cose e che inizi a vivere senza nessuna paura. Fare musica è un percorso pieno di insidie e molto difficile, soprattutto in un paese dove il musicista è considerato un nullafacente. Ma nonostante tutto, non bisogna mai arrendersi. Sono stato un sognatore con tante cose da imparare e poi un uomo che ha tirato fuori il meglio dalle sue cicatrici. Di più non posso dire, anche perché ci sono le mie canzoni per conoscermi meglio. È considerato marketing, vero? (Ride)
Quali sono le tue influenze artistiche?
I brani forse mi fanno sembrare un cantautore vecchio stampo, che ha consumato i dischi di De Gregori, Battisti e Rino Gaetano o i più recenti Moro, Gazzè e Britti. In parte è vero, ma la verità è che vengo da un mondo totalmente punk. Sono cresciuto con i Ramones, The Clash, Green Day, Blink 182. Insomma, sono un cantautore atipico che cerca di fare il rivoluzionario. È che una canzone è la perfetta forma di libertà e senza queste influenze non sarei l’artista di oggi.
E per quanto riguarda la mia anima pop, rispondo… Avete presente Ed Sheeran? Ecco, nonostante il mio sangue punk, lui e tanti artisti simili mi piacciono parecchio.
Cavolo, sono un mash-up decisamente discutibile (Ride).
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Mi occupo principalmente di scrivere i testi, di comporre la musica e di girare i video delle mie creazioni, ma amo il gioco di squadra. Ho collaborato con tante persone nel corso dei miei anni di musica, tra cui: Walter Babbini (Chitarrista e produttore di Fabrizio Moro, Max Gazzè, Mannarino presso il Purple Mix Studio) e Marco Barusso (produttore anche dei Modà, Nek, Piero Pelù). La lista è lunga e sono compresi molteplici club e studi di registrazione, ma alla fine conta ciò che mi hanno trasmesso tutte queste cose, ovvero la determinazione e la sicurezza. Non bisogna mai mollare!
E le collaborazioni con Be NEXT Music e Sorry Mom! nel lavoro in promozione?
Loro sono un team favoloso, con cui mi trovo davvero bene. C’è una mentalità giovane e dinamica alla base di tutto, ma rinforzata da tanto impegno e professionalità. La promozione si basa sempre sul lancio, le interviste, il video e altre infinite possibilità, dove in tutto questo io ci metto la voce e la faccia. Alla fine, racconto semplicemente la mia storia e cerco di trasmettere determinati messaggi attraverso i miei brani. Il team costruisce intorno a me un piano editoriale e io fornisco lo storytelling. Questo scambio è stato sempre molto proficuo, poiché c’è tanta stima e disponibilità da entrambe le parti.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Sono principalmente messaggi sociali e cerco di trasmetterli attraverso il racconto di alcune mie esperienze. Non tutti i brani sono autobiografici, ma spesso prendo un evento della mia vita e lo trasformo in uno stimolo per gli altri, per chi mi ascolta. Parlo spesso di bullismo, emarginazione, amore, amicizia, differenze sociali e speranza. Oggi il mondo è un posto freddo, dove i sentimenti rimangono spesso chiusi in un baule. Si fa spazio molto all’arrivismo e poco alle emozioni. Ecco, io cerco di parlare di questo mondo, creando una specie di gruppo di ascolto in cui le persone possono riflettere su come migliorare i difetti di questa esistenza.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi come Saint Louis College Of Music,Area Sanremo e Tour Music Fest di Mogol?
Il palco è la mia seconda casa. La musica dal vivo è energia e adrenalina; nessun musicista può farne a meno e neanche il pubblico. Ho vissuto tanto la scena romana, partendo da piccole realtà nei castelli romani fino ad arrivare a club più importanti. Ho fatto varie esperienze a Milano, Firenze e altre città, senza mai dimenticare il vero significato di quelle serate, ovvero “essere liberi per una notte”. Sì, ho studiato per svariati anni al Saint Louis College of Music e lì ho imparato tanto, oltre a costruire il mio profilo musicale. Area Sanremo è stata un’esperienza significativa, poiché è stato il mio primo incontro con la realtà più grande della musica. Così come il Tour Music Fest, un concorso che definisco più una festa della musica che altro. Vedi tanti musicisti lottare per un unico obiettivo e da loro impari sempre nuove cose, perché il bello della musica è proprio la varietà delle storie. Ognuno ha da dire qualcosa e lo fa a modo suo, rendendo questo viaggio sempre più interessante e divertente.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
La scena musicale italiana è molto interessante, se si cerca di andare oltre il mainstream. Fortunatamente, anche le grandi radio si stanno accorgendo dell’esistenza di un mondo nuovo e pieno di originalità. Questo passo si è verificato anche grazie al successo di gruppi come i Maneskin. Sì, probabilmente è paragonabile alla solita mossa commerciale di una major discografica, ma forse potrebbe anche essere una piccola scintilla per una svolta definitiva. Il mainstream e l’underground posso coesistere, basta solo lasciare spazio a tutte le idee. Secondo me, ci vuole più collaborazione e meno chiacchiere.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Sul mio canale Youtube potete trovare anche i video di “Mi Manca” e “Le Mani Verso Il Sole”, due singoli pubblicati sempre con SorryMom! Vi inviterei a soffermarvi di più su “Mi Manca”, un brano molto introspettivo che racconta a pieno chi sono. È anche un messaggio di speranza per tutti quelli che pensano di non farcela; un invito a reagire e a conquistare la propria felicità, anche dopo il baratro.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
È molto difficile e complicato. Come artista mi sento bloccato, poiché l’attività live fa fatica a riprendere, nonostante si stia facendo il possibile. Come persona mi sento strano, perché sembra che questa situazione non abbia portato nulla di buono. Sarò pessimista forse, ma vedo molta più discriminazione di prima e tanto menefreghismo. Ci sono sicuramente dei lati positivi, come l’unione delle famiglie e il ritrovamento delle proprie passioni ma… Ho timore che la normalità che cerchiamo di riavere, sia solo un pretesto per creare molta più confusione e differenze. Spero di sbagliarmi e di essere smentito. L’unico consiglio che posso dare è… Non arrendetevi mai, la vita continua e siate voi gli artefici del vostro destino!
Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?
Le sorprese non si svelano mai, altrimenti che sorprese sarebbero (Ride). Posso dirvi solo che ci saranno presto tante altre canzoni e forse un album, ma è tutto ancora da vedere. La creatività non manca e le novità saranno sicuramente particolari e non banali. Punto sempre più in alto e spero solo di riuscire a far sorridere i miei ascoltatori. Ho voglia di divertirmi e di far divertire, quindi… Potrei tirar fuori qualsiasi cosa dal calderone! Se volete rimanere aggiornati, visitate il mio profilo Instagram: @popluc_music . Vi aspetto!