Con grande riconoscenza diamo il benvenuto alla band Guatemala , formazione poliedrica che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Questione di Millimetri, pubblichiamo con gratitudine l’intervista alla band Guatemala , grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Entriamo più a fondo nella vita e nelle opere dei componenti, la formazione Guatemala si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Maionese Project,Artist First, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto alla band Guatemala!
Com’è nata la vostra passione per la musica?
Ognuno di noi ha un percorso musicale iniziato in infanzia, che ha seguito una strada molto diversa per ogni componente dei Guatemala, fattore che forse ha determinato la difficile ma efficiente commistione tra le nostre influenze stilistiche diverse. Ci ha poi unificati l’interesse comune nel comunicare le stesse tematiche e nel trasmettere le stesse vibrazioni.
Com’è nato “Guatemala ” e il suo sound?
Siamo un progetto emerso dalla scena universitaria, inevitabile frutto di un ambiente pressante e saturo di difficoltà comunicative che esistono tra i nostri coetanei. Queste sensazioni e necessità comuni, trovando espressioni diverse attraverso i nostri quattro stili di base differenti, si sono fuse nella nostra sala prove in quello che adesso è il sound Guatemala: energico, sognante, facile e d’impatto.
A volte l’ispirazione ti coglie quando meno te l’aspetti. È stato così per Questione di Millimetri?
Assolutamente sì, a differenza di produzioni precedenti in effetti questo brano è nato all’improvviso, nel mezzo di un flusso creativo in cui eravamo impegnati in un torrido agosto fatto di arrangiamenti e sudore gettato su altri brani che conserviamo in tasca per il prossimo futuro. Questioni Di Millimetri nasce come necessità di gridare la voglia di libertà e di gioia che si possono riscoprire, in questo momento di separazione umana e sociale, soltanto tramite una frenesia estatica e sensuale, una danza primordiale alla ricerca del contatto umano più primordiale. Il lavoro a posteriori sul brano è stato tuttavia molto lungo, e ha visto anche la cesellatura diretta di Margherita Vicario e Ale Bavo, che ci hanno guidati nel trarne fuori quella che ora possiamo chiamare una hit dei Guatemala, esperienza che ci ha resi anche più maturi e pronti per la produzione di nuovi brani.
E com’è nato il suo videoclip?
Dobbiamo ringraziare Gioia Perez, artista che ha subito saputo cogliere il senso del brano e, insieme alla performer Doriana Sparano, trasmettere in forma visuale le sensazioni contrastanti di disagio, sogno ed emancipazione sensuale che il video trasmette. Abbiamo lavorato insieme alle scenografie e alla stesura del soggetto, ma è stato l’estro intuitivo di Gioia Perez a caratterizzare il video come pochi altri avrebbero saputo fare.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
Questione Di Millimetri nasce come un episodio a sé stante, ma in un’ottica coerente con un concept che permea i nostri altri lavori attualmente inediti. Possiamo anticipare soltanto che questo flusso creativo avrà a brevissimo un seguito sulla stessa scia, e che potremmo presto annunciare pubblicazioni più consistenti in questi termini.
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
Abbiamo radici umili, ci siamo incontrati tra pub e birrerie di Bari, conoscendoci per passaparola e suonando insieme tra jam al parco in mezzo agli studenti, giornate dell’arte e altre situazioni di aggregazione universitaria. Poi il feedback immediatamente positivo del progetto ci ha portati a una rapida crescita che ci ha visti bruciare le tappe in termini di live, subito si è fatta sentire la necessità di ragionare e lavorare a un restyling e a una maturazione nel processo creativo e anche in termini di marketing, percorso che ci ha portati in cartellone con i Nu Genea e Jolly Mare all’Onde Festival, e poi a Torino sul palco dell’OffTopic, altro punto di svolta che ha tramutato la band Guatemala nel progetto Guatemala, che oggi punta maggiormente a stupire con produzioni dall’intento artistico preciso e ad obiettivi live e creativi che speriamo possano portarci ancora lontano.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
I nostri background eterogenei spaziano dallo shoegaze all’afrobeat, passando per l’indie alternative italiano per trasmettere in modo semplice e fruibile non solo tematiche e sensazioni tipicamente giovanili, ma per cogliere l’occasione per dare sfogo alla possibilità di colorare le nostre produzioni con sapori tra il tropicale e il sognante, sempre restando coerenti a fondamenta basate sull’energia che vogliamo trasmettere a chi ci ascolta, facendo sì che si possa ballare mentre si cantano messaggi chiari, senza però mai annoiarsi grazie alla scommessa che di brano in brano facciamo esplorando le possibilità ritmiche e stilistiche.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
I Guatemala non sono solo una band, dal nostro punto di vista, ma un progetto aperto ad una visione della scena musicale come network pulsante di possibilità. L’aggregazione che creiamo intorno a noi dal punto di vista tematico, cerchiamo sempre di tradurlo in azioni concrete di collaborazione fra artisti, mantenendo saldi i contatti con gli artisti della nostra scena locale che stimiamo. Non solo la direzione artistica che abbiamo assunto per la Festa Della Musica del 19 giugno 2021 a Bari, è un esempio del nostro intento di aggregazione, ma soprattutto in piccole occasioni quasi quotidiane di ritrovo sociale che non perdiamo occasione per tramutare in ritrovo musicale.
E le collaborazioni con Maionese Project e Artist First nel lavoro in promozione?
Il rapporto intrapreso con queste due realtà fa parte della nostra recente crescita dal punto di vista di marketing, una scelta che è una tappa per noi molto interessante del nostro percorso, che ci sta aprendo alla possibilità di dedicarci maggiormente alla produzione musicale delegando a professionisti il lavoro di promozione che fino ad ora avevamo svolto in autonomia.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
I nostri brani contengono, nessuno escluso, ciò che rappresenta e la nostra classe sociale, spaesata e priva di prospettive e comprensione in un mondo opprimente nei confronti del nostro futuro e della nostra socialità. L’indie ha aperto la porta di questo tipo di comunicazione diretta e onesta, ma le possibilità dal punto di vista prettamente musicale oltre che tematico sono così ampie che sarebbe un peccato non esplorarle chiudendosi nell’ormai satura sfera dell’indie e dell’it-pop. Lo stile Guatemala, quindi, parte da una radice indie ma si propone di sperimentarne una visione più larga, spaziando in sonorità internazionali e non convenzionali con il contesto a cui l’indie attualmente si associa.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
I nostri singoli sono chiaramente caratterizzati da un crescendo, in termini di concept, e lo stesso si può dire delle occasioni che ci hanno visti protagonisti sul palco, come i già menzionati Onde Festival e il Reset Festival, ma anche occasioni che ci hanno aiutati a entrare in contatto con altri artisti, arrivando per esempio in finale per E Cantava Le Canzoni, in finale per l’ISS Festival e conquistando il premio del Rock Port Fest.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
La scena italiana è ricca di possibilità, forse spesso rimane fossilizzata su una visione troppo autoreferenziale soprattutto nel cantautorato e nell’indie, tuttavia speriamo che cresca l’apertura verso stili internazionali, di cui danno un ottimo esempio artisti come i Post Nebbia, e verso sperimentazioni troppo in crescita a livello globale soprattutto nell’elettronica e nella neo-psichedelia per lasciarsele sfuggire, di cui invece stanno facendo tesoro artisti come Iosonouncane.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Scudo Rosso è senza dubbio l’altra faccia della medaglia di Questione Di Millimetri. Scudo Rosso è frutto dello stesso percorso di chiarificazione di intenti musicali del nostro ultimo singolo, sebbene promossa con mezzi più umili dal punto di vista di marketing.
Come state vivendo da artisti e persone questo periodo del covid-19?
Sicuramente come uno stimolo: visto che le prospettive negative che già la nostra generazione vive quotidianamente sono il terreno su cui si articolano le nostre tematiche, questo periodo non può essere che un motivo di slancio ancora più intenso, come una molla che scatta con più forza tanto più viene compressa.
Quali sono i vostri programmi futuri?
Abbiamo in tasca diversi brani da proporre, che non vediamo l’ora di pubblicare in un’ottica di promozione live possibilmente anche al nord Italia. La nostra natura è sul palco, lì viene fuori il meglio dei Guatemala. Esibendoci Live troviamo la massima espressione del nostro fondamentale rapporto elettrico col pubblico e della nostra energia fatta per muoverci e far muovere, come in una grande danza intorno al fuoco. E’così che vediamo e vogliamo vedere il nostro futuro migliore