Un artista sensibile e istintivo, che ama lasciarsi ispirare dai ricordi e dalle sensazioni. Capace di cogliere dettagli e particolari della vita quotidiana, Riccardo Inge recentemente pubblica il suo nuovo singolo “Fulmicotone” e ci racconta che era fine luglio, un temporale e una chitarra su un divano. Mi sono chiesto se fossi in grado di scrivere finalmente una canzone che parlasse d’amore.
Un artista eclettico e anche un collega, ingegnere come me, che concilia con grande sacrificio, ma anche grandi risultati, la sua natura poliedrica. La risposta è l’unione di anime apparentemente opposte, ma che Riccardo Inge riesce a far coesistere, con un equilibrio instabile che lo ispira costantemente.
“Giorno di festa” è nato tutto da lì, cosa ci racconti di questo tuo lavoro d’esordio?
Quando ho iniziato questo progetto non sapevo come partire. Non avevo discografia pubblicata o uno stile specifico. Ho raccolto 2-3 canzoni scritte anni prima con un paio di pezzi nuovi e ne ho fatto un EP. Poichè avevo iniziato ad utilizzare lo pseudonimo di Riccardo Inge (che non è il mio vero cognome), ho pensato fosse interessante lasciare un riferimento al mio vero cognome: Diaferia, che per l’appunto significa ‘Giorno di Festa’. Questo EP ha dato inizio a questo viaggio ed è stato quel biglietto da visita con cui iniziare a farsi conoscere.
A cosa ti ispiri quando componi?
Cerco di fare qualcosa che mi lasci una sensazione. Si tratta di un’emozione, un brividino, una piccola scossa…Insomma, quel qualcosa che ti fa venire voglia di cantare. Io lo faccio per questo. E impazzisco per quell’istante che dura pochi secondi, quando capisci che hai scritto qualcosa di nuovo in cui credi e che non ti fa dormire la notte.
Non ho uno stile predefinito. Mi sento un cantautore pop, ma non ho riferimenti rigidi. Amo giocare con la melodia, la vera chiave, secondo me, per creare una canzone che valga la pena di ascoltare.
Quali sono le tue influenze e riferimenti musicali?
Nasco a pane e Battisti. Negli anni ho avuto l’opportunità di ascoltare tanta musica, soprattutto dalla radio, costantemente accesa a casa mia. Ho mischiato le passioni di mio padre con i Beatles e i Queen alla musica che ascoltava mio fratello (più grande di 10 anni) dagli Iron Maiden agli AC/DC. Non è un caso che, come mi hanno detto alcuni produttori con cui mi sono confrontato, rimanga nella mia scrittura una forte vena rock, pur rimanendo nel pop per antonomasia.
Com’è nata la passione per la musica?
Credo che sia un mix fra quello che ti trasmettono i genitori (appassionati, con la radio accesa in casa tutti i giorni) e una predisposizione a farla. Da piccolo mi registravo sulle vecchie cassette, cantando canzoni inventate e senza senso. Ho imparato a suonare la chitarra (‘imparato’ è un parolone) proprio per accompagnare la voce. Con il tempo mi sono accorto che la mia passione per la musica dipendeva dalla mia voglia di scrivere, più che di suonare uno strumento. Per anni non ho preso in mano la chitarra, fino a quando non ho avuto la possibilità di mettere in piedi il mio primo vero e proprio progetto di band.
Quali sono le tue attuali collaborazioni?
A livello di featuring ho avuto modo di collaborare solo con Cranio Randagio, un rapper romano scomparso giovanissimo quasi 4 anni. Aveva scritto le barre centrali della canzone ‘Cosa resterà di noi’ e non vedevo l’ora di poterla cantare assieme dopo aver girato un video di cui vado veramente fiero sulla diga del Vajont. Purtroppo la sua prematura scomparsa è stata un colpo terribile da affrontare.
Per quanto riguarda invece la parte di studio, collaboro da anni con Simone Sproccati, ormai mio produttore artistico di fiducia. Con lui ho sviluppato tutte le canzoni che ho pubblicato finora.
Come hai conciliato tua doppia natura professionale di ingegnere e cantautore?
Non dormo la notte. Sembra una battuta, ma non ci vado tanto lontano. In realtà concentro le mie forze durante la giornata lavorativa sulla mia attività da ingegnere, ma non perdo un secondo nel dedicare gran parte del mio tempo libero (e non solo) alla musica con l’obiettivo di togliersi qualche soddisfazione.
Quali programmi per il futuro?
Il mio obiettivo è un album. Con la mia etichetta siamo organizzati per puntare all’uscita durante il prossimo anno. Unica cosa: speriamo che si trovi una soluzione al più presto per il COVID. Perchè vorrei fare uscire l’album in un momento in cui sia possibile muoversi liberamente per andare a suonare live.
Io ci spero.