Un caffè con Subaru  tutto sulla sua vita e su De Amore Et Obsessione

Un caffè con Subaru tutto sulla sua vita e su De Amore Et Obsessione

Onorati e privilegiati, diamo il benvenuto a Subaru , artista poliedrico che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro De Amore Et Obsessione, leggiamo con senso di empatia l’intervista a Subaru , grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, Subaru si narrerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Subaru !

Com’è nata tua la passione per la musica?

Per me è partito tutto dalla scrittura. Prima di scrivere canzoni scrivevo poesie, benché ascoltassi già musica, anche se in modo più superficiale. Al liceo ascoltavo soprattutto musica che “risuonasse” col mio stato emotivo del momento, concentrandomi molto sul testo, è un’abitudine che ho ancora oggi. Ho esplorato per curiosità un po’ di generi, partendo dal pop più commerciale che ascoltavano bene o male tutti, passando per EDM di vario tipo, classici rock, pop punk e altro. Trovavo tutto abbastanza interessante e godibile ma la vera svolta è arrivata col rap. In quel periodo ero in un programma di scambio con la scuola in Inghilterra, dove l’hip hop era già il genere più in voga tra i giovani. Ho subito molto quell’influenza, in più c’era un mio grande amico in Italia che si impegnò per mandarmi una canzone al giorno. Questo è stato per me molto importante, il caso volle che lui ascoltasse solo rap all’epoca, quindi in questo modo iniziai a conoscere questa cultura. Grazie alle influenze dei miei coetanei in Inghilterra e i consigli del mio amico, la mia passione è cresciuta sempre di più, anche perché il genere è molto polarizzato sull’importanza del testo e di una certa ritmica, due caratteristiche che apprezzo molto.

Cosa significa e com’è nato il nome Subaru e il suo personaggio, il suo sound?

Ho rubato questo nome al protagonista di una light novel, poi diventata anime e manga: “Re:ZERO”. Il personaggio in questione ha la capacità di rinascere dopo la morte, ma non può controllare dove e quando rinascerà. Non può svelare a nessuno questo potere, ma mantiene i ricordi di ciò che è accaduto dopo ogni morte. Il motivo per cui ho scelto lui è che, a causa delle situazioni che vive è costretto a soffrire molto, ma grazie alla sua capacità e alla sua determinazione, riprova sempre a cambiare il suo destino. Credo sia una caratteristica che mi rispecchia molto, sbattere la testa contro le cose finché non funzionano. Per quanto riguarda personaggio e sound ho ancora un po’ di difficoltà a definirmi, sono un ragazzo molto introspettivo, amante della scrittura e della cultura, spesso malinconico, sempre romantico, con un pizzico di ironia. Direi che queste caratteristiche sono quelle che vorrei riuscire ad esprimere nel mio percorso. In più sono una persona molto conscia dell’importanza della salute mentale, è un tema che ho esplorato molto personalmente sia come paziente che come studente, e aiutare le persone in questo ambito è tra gli obiettivi della mia vita, anche con la musica.

Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di De Amore Et Obsessione?

Sono arrivati insieme, come spesso mi succede. Il mio processo creativo inizia spesso dall’idea di un tema da raccontare, una metafora, una situazione, una storia. Da lì, cerco di individuare l’atmosfera che voglio dare al brano, in questo caso sapevo di voler parlare di amore e ossessione, quindi immaginavo che il brano sarebbe stato abbastanza oscuro, sofferto e intenso. Considerato il tipo di atmosfera che volevo, e consapevole di voler chiamare Ale (Fante Le Fou) nel brano, ho scelto una base trap, sia perché si prestava bene al mood, sia perché già sapevo che Fante si sarebbe trovato bene su questo tipo di base. A proposito di lui, conoscendolo personalmente avevo immaginato che sarebbe stato un ottimo partito per quanto riguarda il tema della base, in più adoro il suo modo di scrivere, perciò ho deciso di chiamarlo. In tutto ciò, io scrivo qualcosa praticamente tutti i giorni e, poiché avevo già da un po’ l’idea del brano, avevo già delle barre e delle metafore scritte tra le mie note. Quindi, dopo aver scelto concept, atmosfera, sound, è arrivato il momento di fare un collage di ciò che avevo scritto, integrando ovviamente il resto del testo. Avendo tutto il testo e le reference pronte, sono andato da Andrea (Neura Prd, il mio producer) e dalle mie idee lui ha tirato fuori la base. Bene o male seguo sempre questo procedimento quando faccio una canzone.

Il lavoro è accompagnato da un video?

Sì, ho lavorato al video con Cosimo Sterlacci, che ha finora curato anche la maggior parte dei miei altri lavori da questo punto di vista. Siccome il mio grafico attuale aveva fatto uno shooting per la cover con vari elementi rossi come palloncini, melograni, mele come soggetti, abbiamo deciso di utilizzare l’idea anche nel video. La scena principale è un’inquadratura quasi fissa di me in una seduta psicologica che mi sfogo col mio “terapeuta”, sempre interpretato da me in questo caso. Abbiamo poi inserito una scena, più presente nel ritornello, ma anche ad interrompere le strofe, di una ragazza che prima accarezza degli oggetti rossi, poi inizia a graffiarli e infine li rompe e “tortura”. L’idea era di rendere il mio sfogo attraverso la scena della terapia e il lento divenire ossessione dell’amore attraverso le scene della ragazza, che da dolce, quasi premurosa, diventa aggressiva con gli oggetti che possono simboleggiare l’amore o la passione. In tutto il video abbiamo mantenuto delle luci tenui per favorire l’atmosfera dark che volevamo. Infine, in fase di editing abbiamo aggiunto un filtro in alcune scene dove diventa tutto in bianco e nero tranne gli oggetti rossi, per rendere più ovvio il contrasto.

Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?

No, “De amore et obsessione” fa parte di una serie di esperimenti personali in cui esploro temi, suoni, flow diversi. Ho registrato una serie di singoli così, sia per mettermi alla prova che per capire meglio che strada volessi seguire, artisticamente parlando. Idee per dischi ce ne sono sempre, ma ancora mancano i presupposti secondo me. Vorrei essere più capace tecnicamente, avere maggiore budget e delle idee più chiare per dedicarmi ad un disco seriamente. Detto ciò, da qualche mese sto lavorando ad un progetto leggermente più sostanzioso di un singolo, di nuovo per mettermi alla prova e perché dai singoli precedentemente registrati ho scelto la direzione da seguire. In ogni caso non è detto che in un futuro questi singoli non entrino a far parte di un altro progetto, più che altro per riunire lavori “senza una casa” sotto un unico “tetto”, ma comunque si parlerebbe più di un mixtape.

Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

In breve: stancante ma soddisfacente. Il primo brano uscito è stato registrato su un type beat trovato online, in uno studio che ho conosciuto grazie ad amici di Torino, con un budget minimo, pochissima esperienza, nessun contatto se non amici con la stessa passione. È passato ancora poco tempo, però le cose sono cambiate: ho iniziato a dedicare sempre più tempo alla musica e più energie, spesso a discapito di altre attività, ma senza rimpianti. Ho iniziato a prendere lezioni di canto, perché vorrei migliorare molto l’aspetto tecnico delle mie canzoni, anche in questo ambito c’è ancora moltissimo da lavorare, ma ho notato dei progressi. Ho cambiato alcuni studi, conosciuti più ragazzi con la stessa passione, professionisti del settore che ricoprono vari ruoli. Ho scoperto l’importanza del lato gestionale di questo settore, che ha lati negativi e positivi. In generale trovo ci sia sempre molto da imparare, progressivamente scopro di dover apprendere altre cose, ma questo non mi abbatte, piuttosto mi motiva ed incuriosisce. Trovo sempre molto stimolante conoscere nuove persone nel settore o in settori collaterali, accomunate in qualche modo dalla musica o da ciò che le gira intorno. Non nego che perseguire questa passione sia faticoso, o che richieda dei sacrifici, ma trovo che l’arricchimento personale, la possibilità di sfogarmi ed esprimermi, di creare qualcosa che a me piace e che mi soddisfa, renda lo scambio ampiamente vantaggioso.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Dal liceo ad oggi ho ascoltato molto rap italiano e non, quindi sicuramente le influenze maggiori le ho ricevute da lì. Uno di quelli cui sono più legato, sia a livello affettivo che per stile è Fabri Fibra, credo che il suo modo di rappare, in un modo o nell’altro non passi mai di moda. Apprezzo molto anche le tematiche che ha sempre trattato dimostrando che il rap non si esaurisce nel gangsta o nella narrazione di strada, ma che può esplorare moltissimi temi in modi differenti. Come artista, ora non più definibile solo rapper, sicuramente devo citare Rkomi, probabilmente il mio artista preferito, in primis grazie al suo stile di scrittura, sono molto affascinato dalle metafore che utilizza, da come riesce ad esprimere concetti anche banali in modi interessanti e dalla forte presenza di assonanze nei suoi testi.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Attualmente ho pubblicato principalmente singoli dove figuro solo io o in collaborazione con Neura Prd, il mio attuale producer. L’ho trovato casualmente grazie a Groover, una piattaforma che permette di conoscere varie persone del settore musicale. Sono molto contento di aver conosciuto un professionista come lui che segue la produzione dei miei brani, perché oltre ad essere un lavoratore serio, credo che ci troviamo molto bene a livello personale. Trovo che sia sempre interessante lavorare con lui in quanto abbiamo background musicali e generi di riferimento diversi, oltre ad essere abbastanza proni alla sperimentazione, quindi finiamo sempre con un brano che subisce molto queste influenze. Oltre a Neura per ora ho pubblicato due brani con Fante Le Fou (Il Primo e De Amore et Obsessione), un altro ragazzo che fa rap che ho conosciuto qui a Torino. Oltre ad essere amici, stimo molto la sua capacità di scrittura, la cultura che tira fuori ogni volta che lavora ad un brano e il modo in cui costruisce le strofe. Ho collaborato anche con altri artisti ma per ora non abbiamo pubblicato nulla, però sicuramente nei prossimi mesi qualcosa uscirà.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Ho sempre scritto per me stesso e in parte vorrei continuare a farlo, mi aiuta ad esprimere le mie emozioni ed i miei pensieri. Credo che questo però possa portare un messaggio in cui si possano trovare anche altri, alla fine sono una persona come tutti noi e quindi parlando di una qualche mia emozione posso parlare a tutti quelli che l’hanno provata o la stanno provando. A parte questo mi piacerebbe con la mia musica aiutare le persone, direttamente e indirettamente, raccontando storie, fornendo stimoli di riflessione, permettendo a chi ascolta di fare un po’ di introspezione e riflettere per migliorare se stessi, la propria vita o ciò che ci circonda. A volte, come nel caso di “De amore et obsessione” si tratta di uno sfogo, un’auto-analisi per fare chiarezza su un’emozione ed una situazione che sto provando, altre come in “Apri gli occhi” cerco di mandare un messaggio al pubblico nella speranza che attecchisca su qualcuno.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Non ho molta esperienza live, eppure cerco di prepararmi proprio per quello, credo che sia effettivamente la parte più importante della professione di chi fa spettacolo. Ho partecipato a qualche contest e live per emergenti, è stata una bella esperienza anche se molto stressante, dovrò sicuramente allenarmi molto per superare l’ansia da prestazione e poter performare al meglio. Mi piace molto l’idea di partecipare ad esibizioni con altri artisti per vedere a cosa lavorano gli altri, conoscere nuovi emergenti che mi piacciono ed eventualmente collaborare. In futuro se avessi più tempo mi piacerebbe anche potermi dedicare a dei contest, credo che in un modo o nell’altro possano essere un’esperienza utile e di crescita artistica.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Penso che la scena musicale italiana, come molti altri settori, sia il prodotto del periodo che stiamo vivendo, nel bene e nel male. Comunque mi sembra, per chi è sufficientemente interessato a cercare, variegata ed interessante. Non sono pro alla direzione cui spinge il mainstream che porta spesso ad un appiattimento generale, ma mi rendo anche conto che sia dovuto a necessità di mercato. Se dovessi cambiare qualcosa oggi, mi piacerebbe che la musica fosse più libera, perché da un po’ il trend (e non solo in questo ambito) è di evitare di esprimere idee scomode. Non mi riferisco solo alle recenti questioni politiche, ma all’idea generale che, chi ha rilevanza mediatica, debba sottostare a delle regole simil-censura. Con questo non voglio assolutamente deresponsabilizzare gli artisti di ciò che dicono, ma piuttosto favorire la diversità di visioni ed idee, che trovo potrebbe essere una fonte di arricchimento per tutti.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Il prossimo. Dovendo scegliere un brano passato ora direi “Tram”, è una canzone che parla di sentirsi persi in una città dove tutto si muove veloce, dove tutti cercano se stessi e pochi hanno certezze come i tram, mezzi che invece hanno i binari, un filo ed un conducente pronti a portarli alla loro meta. È un pezzo che parla anche di Torino, la città in questione, e di quanto sia bello potersi perdere qui ed osservare la “danza” frenetica dello scenario urbano. La produzione è di nuovo di Neura Prd, il brano è molto dinamico per cercare di rendere la frenesia della città, ma con un ritornello melodico che è tra i miei preferiti di quelli che ho fatto.

Quali sono i tuoi programmi futuri?

Adesso sto lavorando ad un prossimo progetto un po’ più sostanzioso del solito e mi sto dando da fare a tutto tondo per migliorare tecnicamente, prepararmi ad eventuali contest e/o live, continuare ad esplorare lo stile che voglio costruire etc. Sicuramente dopo De Amore et Obsessione proverò a sperimentare nuovamente, ma ora voglio tirare fuori qualcosa di un po’ più rappresentativo di me e avere una maggiore coerenza nei prossimi brani. Il nuovo obiettivo è cercare di fare uscire dei brani, naturalmente di qualità e ben studiati, accompagnati da contenuti video, con una maggiore frequenza e coerenza, mantenendo un fil rouge nella narrazione e nello stile.