Con grande gioia diamo il benvenuto alla band Tamashi Pigiama, formazione poliedrica che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro What It Takes, approfondiamo con riconoscenza l’intervista alla band Tamashi Pigiama, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Leggeremo di più sulla vita musicale e artistica dei componenti, la formazione Tamashi Pigiama ci racconterà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Atelier 71, HomerunPromotion, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto alla band Tamashi Pigiama!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Nostro padre suonava il tamburo. Siamo cresciuti tutti e quattro in famiglie dove la musica era un elemento fondamentale e costante della quotidianità. Poi, come per probabilmente molti musicisti, la musica è stata dapprima un diversivo per sfuggire a una noiosa normalità, per poi diventare qualcosa di irrinunciabile.
“Tamashi Pigiama” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!
Oltre alla musica, siamo appassionati di insetti, di moto e di sedie di design, ma anche quelle di plastica!
A volte l’ispirazione ti coglie quando meno te l’aspetti. È stato così per What It Takes?
Solitamente quando scriviamo un brano non vale mai il “buona la prima”. Partiamo sempre da un giro iniziale e proviamo una miriade di soluzioni e stili… A volte il risultato è inaspettato. Per “What it takes” volevamo un brano ballabile che incorporasse sonorità R&B, Jazz e Disco.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Il video è stato realizzato da Francesca Bruschi, in collaborazione con Atelier 71. Noi non siamo alla moda e ci piace prenderci in giro per essere quattro sfigati dal punto di vista dello stile, e Francesca è stata fantastica ed è riuscita a inquadrare perfettamente il nostro disagio.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
“What it Takes” è il primo singolo e fa parte di un album di 9 tracce, il nostro primo album, che uscirà verso la fine di ottobre.
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele? Il gruppo nasce dall’incontro di Carolina e Tommaso. Per una delle prime date insieme, eravamo stati ingaggiati per suonare un brano dei Led Zeppelin a un funerale sul balconcino dell’organo in chiesa: surreale.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Abbiamo tutti e quattro la passione comune per la musica black. Le nostre influenze partono da lontano, dai padri della Soul Music: Ray Charles, James Brown, Stevie Wonder agli sviluppi successivi come Prince e Michael Jackson, passando per la Disco-Funk di Earth,Wind & Fire e Parliament, fino alle contaminazioni più moderne come Jamiroquai, Anderson .Paak, Thundercat e Robert Glasper. Poi ognuno di noi ha le proprie fisse che spaziano dal Metal alla Salsa.
Quali sono le tue collaborazioni musicali? E le collaborazioni con Atelier 71 e Homerun Promotion nel lavoro in promozione?
Sono stati i ragazzi di Atelier 71 a contattarci perché erano presi bene dalla nostra musica. Li abbiamo poi conosciuti durante un live a Milano e ci siamo accorti che la loro etichetta era perfetta per noi e che i ragazzi sono super. Gli artisti con cui collaborano sono tutti interessanti e hanno in comune quella matrice black che a noi piace tanto. Sono loro che ci hanno consigliato Homerun Promotion come ufficio stampa!
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Ci piace creare musica che, pur attingendo dalle nostre influenze, sia in qualche modo originale e personale, ma anche divertente da suonare. La dimensione live per noi è fondamentale, ci piace divertirci sul palco, coinvolgere altri musicisti alle nostre serate e non riproporre mai le cose allo stesso modo.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Abbiamo suonato in diversi contesti nel nord Italia tra club e festival e a breve uscirà il nostro primo disco. Speriamo che questo ci permetta di suonare in situazioni nuove e magari anche all’estero!
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Non seguiamo moltissimo la scena italiana onestamente. In questi ultimi anni si sono sentite le influenze del Jazz e della musica nera in tutte le produzioni, anche quelle italiane e ci sono artisti in gamba. Ci piacerebbe che la realtà musicale italiana fosse un po’ più libera da certi stereotipi e retaggi pop del passato.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Vi proponiamo un disco a testa: “Cherry Bomb” di Tyler The Creator, “Art Science” di Robert Glasper, “Off The Wall di Michael Jackson”, “Blue Hats degli Yellow Jackets”.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Ci spiace che molte realtà e locali abbiano dovuto chiudere o cambiare le proposte per questioni legate alla capienza e che ancora adesso ci siano tutte queste limitazioni per poter vedere uno spettacolo, limitazioni che in contesti molto più rischiosi non sussistono. Speriamo che qualcosa si muova… Per quanto ci riguarda è stato proprio durante la quarantena che abbiamo registrato il primo album. È stata una modalità molto diversa rispetto alla classica registrazione in studio, ma ci ha permesso di guardare i brani con un altro occhio e di rimanere focalizzati!
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Ovviamente ci piacerebbe ampliare il pubblico e far conoscere la nostra musica anche fuori dall’Italia.