VDV senza segreti, da “Misoginia”  ai più interessanti retroscena!

VDV senza segreti, da “Misoginia” ai più interessanti retroscena!

Con grande piacere diamo il benvenuto a VDV, artista poliedrica che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro “Misoginia” , leggiamo con senso di empatia l’intervista a VDV, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale, VDV si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a VDV!

Com’è nata tua la passione per la musica?
La mia passione per la musica, infatti, non è nata da un momento preciso, ma è sempre stata lì, fin dai primissimi passi. Se devo cercare il momento in cui è diventata qualcosa di più, qualcosa di tangibile, allora sì, la scintilla è scattata ascoltando il cantautorato italiano. Non era solo musica, per me era come entrare in un altro mondo. Ricordo ancora la sensazione di essere completamente assorbito dalle parole.

Com’è nato “VDV” e il suo personaggio, il suo sound?
All’inizio, io scrivevo solo poesie. Erano pensieri, sfoghi, roba che mi frullava in testa. Poi, un bel giorno, è successo qualcosa: quelle poesie hanno iniziato a chiedere di più, volevano diventare musica. Una parte della mia musica è un po’ come un riscatto sociale. È la mia maniera di dire quello che non va, di criticare un po’ la società di oggi, quelle cose che mi fanno storcere il naso o mi indignano. Uso la musica per tirare fuori la rabbia, per far riflettere. Non mi interessa suonare “bello” e basta; voglio che le mie canzoni siano un pugno nello stomaco, che spingano a pensare, a non stare zitti. È il mio modo per urlare le ingiustizie o le assurdità che vedo in giro. L’altra faccia della medaglia, altrettanto importante, è il mio bisogno pazzesco di essere ascoltata, ma non solo “sentita”. Non mi basta che la mia musica sia un sottofondo. Voglio che le persone mi capiscano davvero, che colgano le sfumature, il perché dietro ogni parola e ogni nota. C’è una parte di me che ha un bisogno profondo di connettersi, di non sentirsi sola con certi pensieri. Per questo, a volte il sound si fa più intimo, più vulnerabile, come se stessi parlando a tu per tu con chi ascolta. Voglio che la gente entri nel mio mondo e si senta parte di quello che racconto.

Come è stato concepito il lavoro “Misoginia”?
Misoginia non è nata come una semplice canzone, ma è stata concepita da un’esigenza profonda, quasi un istinto. È, come ho già avuto modo di dire, il mio grido viscerale, il mio modo più autentico e potente per dire basta. Questo brano è emerso da un accumulo di esperienze, osservazioni e frustrazioni. È la risposta a un peso che non potevo più portare dentro, la necessità di dare voce a un disagio che è tanto personale quanto collettivo. Come dico sempre quando tocchi una donna è come se le toccassi tutte.

Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
No, per Misoginia non è stata realizzata alcuna clip. Ho preso questa decisione insieme alla mia squadra, che per me è come una vera e propria famiglia. La nostra scelta è stata precisa: dare tutta l’importanza alle parole del brano, che per me rappresentano un grido viscerale e un modo potente per dire “basta”. Volevo che l’ascoltatore si concentrasse unicamente sul messaggio e sull’emozione, senza distrazioni visive. È un modo per far arrivare il significato in modo più diretto e profondo, lasciando che le parole facciano tutto il lavoro.

È prevista l’uscita di un disco?
Al momento, ci stiamo concentrando sull’uscita di singoli. È la nostra strategia per farvi ascoltare nuova musica con regolarità. Però, posso anticiparvi che in un futuro non così lontano, l’uscita di un disco è decisamente tra i nostri piani. Quindi, il consiglio è uno solo: “stay tuned”!

Quali sono le tue influenze artistiche?
Qui non mi dilungo e dico caparezza, de Gregori e Guccini.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
La mia musica e la mia poesia nascono dall’esigenza di puntare il dito contro tutto ciò che ritengo dannoso o ingiusto. Che si tratti di dinamiche sociali, comportamenti individuali o situazioni che ci opprimono, il mio obiettivo è smuovere le coscienze, far riflettere e, magari, innescare un cambiamento. Voglio dare voce a quelle sensazioni di disagio e ribellione che molti provano, ma che a volte non riescono a esprimere. È un modo per dire “basta” e per invitare tutti a non accettare passivamente ciò che ci avvelena.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Parlando delle mie esperienze, la notizia più fresca e stimolante è un piccolo concerto in arrivo al Summer Fest di Desio! Sarò sul palco il 16 e il 23 luglio. Sono molto entusiasta di questa opportunità, soprattutto perché potrò portare la mia musica e i miei messaggi in un contesto così vivace e partecipe.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Il mio pensiero principale è che si dia troppa importanza alla forma, al marketing, all’immagine, a scapito della vera sostanza artistica. Sembra che a volte, per emergere, non conti tanto la profondità di un messaggio o l’originalità di un sound, quanto piuttosto la capacità di costruire un’estetica accattivante o di sfruttare al meglio le strategie di promozione. Se potessi cambiare qualcosa, andrei dritta al punto: farei vivere la vera arte. Porterei al centro della scena l’autenticità, la sperimentazione, la capacità di emozionare e di far riflettere attraverso contenuti significativi. Mi piacerebbe vedere meno omologazione e più coraggio nell’esplorare nuove strade, meno dipendenza dalle logiche di mercato e più spazio alla libertà creativa.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Gli altri miei due brani : Spara Bambina e 1+1=3

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Ad oggi aprire il concerto a Caparezza