Intervista a quattro occhi con Luca Ghioldi formidabile artista

Intervista a quattro occhi con Luca Ghioldi formidabile artista

Straordinaria intervista oggi a Luca Ghioldi , artista poliedrico che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro “Datemi un funky”, condividiamo con piacere l’intervista a Luca Ghioldi , grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita, Luca Ghioldi si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a Luca Ghioldi !

Com’è nata la tua passione per la musica?
Il mio amore per la musica è nato sicuramente quando frequentavo le scuole elementari…il mio ricordo più vivido è quando i miei genitori venivano a prendermi il sabato a scuola e in macchina o a casa si ascoltavano sempre dischi di artisti che poi sono entrati nel mio background musicale, in primis su tutti Nothing like the sun di Sting.
Da lì ho sempre ascoltato musica e in terza elementare fingevo di suonare la chitarra saltando sul divano con la racchetta da tennis di mio padre, mentre ascoltavo Bryan Adams e Bon Jovi.
Alla fine ci sono arrivato a farlo (ma ho dovuto aspettare la terza superiore, dove in autogestione sono rimasto affascinato da alcuni compagni che suonavano e tutti li ascoltavano con ammirazione)!

Il personaggio può essere una maschera protettiva, quando ci esibiamo. Calato il sipario, chi troviamo dietro Luca Ghioldi e il suo personaggio?
E’ vero, può esistere una maschera, ma al tempo stesso credo che ognuno possa scegliere se indossarla o meno; personalmente non trovo grande differenza tra me sul palco e me per strada… questo lo devo sicuramente alla musica.
Suonare mi aiutato a vincere la timidezza e la paura del giudizio altrui, di conseguenza è emerso il Luca autentico (quello che ama sorridere, suonare in tutte le situazioni possibili, intraprendere discussioni serie e profonde, quello che ama leggere e insegnare, quello che gioca con i pedali della chitarra e le possibilità sonore che gli offrono).

Come è stato concepito il lavoro “Datemi un funky”?
Datemi Un Funky è nato sul lungo lago di Arona, in occasione di una giornata primaverile in cui avevo una voglia matta di fare una passeggiata.
Mi ricordo che feci diversi tentativi per coinvolgere alcuni amici, ma tutti erano presi da altro; fu così che presi la chitarra, il mio blocco note con penna e decisi di andare al lago per i fatti miei. Mentre suonavo davanti alle piccole onde che si infrangevano contro un molo, ho iniziato a fischiettare un tema e da lì ho lasciato uscire tutti i pensieri che avevo in quel momento.
Parole e accordi annotati, brevi registrazioni con il telefono e dopo circa un anno, dopo aver fatto ascoltare il tutto a mio fratello (arrangiatore e produttore), iniziammo il percorso di registrazione.

E com’è nato il suo videoclip?
Il video è nato da una mia idea di narrazione che ho inoltrato ai videomaker di MelaZStudio…dopo qualche settimana mi avevano già proposto delle possibili idee da sviluppare e ho notato una grande professionalità (verificata anche durante le riprese).
Tra l’altro sono simpaticissimi e uno di loro ha fatto anche la comparsa nel video.

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
Confermo! Il brano si aggiungerà ad altri undici per dare vita a “Il Signor Nessuno” che sarà appunto il mio primo album.

Com’è stato il percorso dall’esordio a oggi?
Posso dire che è stata una crescita continua: ho fatto la “gavetta” con le jam e i concorsi fino ad arrivare su palchi di teatri e piazze importanti.
Se dovessi trovare due parole chiave, probabilmente sarebbero studio e divertimento; il divertimento alimenta la curiosità che a sua volta alimenta lo studio per riuscire a fare sempre meglio e posso dire che è andata proprio così.
Un altro aspetto del percorso è stato il passaggio dei generi musicali: quando ho iniziato a suonare ero legato al mondo del Rock e del Metal, poi crescendo mi sono ritrovato ad abbracciare quasi tutti i generi musicali (a parte alcuni che proprio non riesco a digerirli).

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
La prima cosa che voglio trasmettere è la mia sensazione di quel momento, sui contenuti invece dipende dall’argomento del brano; se dovessi centrare un pochino di più gli argomenti che tratto, direi che riguardano il nostro sguardo su come affrontiamo i problemi, come ci poniamo nei confronti del mondo, come viviamo le emozioni, come applichiamo i nostri punti di vista nei confronti di ciò che accade attorno a noi.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
A livello di pubblicazioni ho registrato l’ukulele nel brano “Catching Rainbow” di mio fratello Giovanni che è stato prodotto nel periodo del lockdown e l’hanno selezionato per la pubblicità di Scavolini; tra l’altro lui ha scritto anche quello per lo spot successivo e devo dire che sono stati in rotazione per diversi anni.
Riguardo ai live, ho suonato dopo Sophie and The Giants proprio poche settimane fa in occasione della Notte Bianca di Locarno in Svizzera: è stato bellissimo perché il tutto era nella piazza dove fanno il Moon & Star Festival (il loro festival di punta).
Per quanto riguarda le collaborazioni prestigiose, sono molto felice di avere alcuni musicisti incredibili all’interno del mio disco: Aldo Banfi ad esempio che negli anni ‘70 si trovava in quasi tutti i dischi (Mina, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Lucio Dalla e tanti altri), Max Zanotti (ex leader dei Deasonika), Michele Monestiroli e Daniele Moretto (erano i fiati degli 883) giusto per citarne alcuni.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Io sono molto legato al mondo del cantautorato di una volta, mi rendo conto che forse appartengo troppo al passato, però sicuramente mi arrivano più emozioni da quei racconti e da quelle musiche. Sul moderno sono legato tantissimo a Niccolò Fabi e trovo che sia una perla rara, mi piacciono molto altri cantautori più di nicchia e guarda caso collaborano con lui (Roberto Angelini, Pier Cortese).
Faccio molta fatica ad ascoltare i trapper e questo nuovo modo di far musica con autotune e beat pre registrati, tanti strumenti virtuali e scrittura molto semplice: mi sembra tutto molto da consumo rapido, veloce.
Recentemente mi è capitato di studiare un brano di Mia Martini per un evento dedicato alle voci femminili e mi sono reso conto di come una volta (senza youtube, videocorsi, tutorial, etc.) si suonava e si studiava di più; un brano con accordi pazzeschi e dei cambi di tonalità che adesso sarebbe impossibile pensare.
Sarò attaccato troppo al passato? Non lo so, però credo che bisognerebbe dare il giusto valore a queste cose e smetterla un po’ con il bisogno di apparire che domina le masse (ho anche scritto un brano a tal proposito).

Oltre al lavoro in promozione, quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Al momento non ci sono altri miei brani inediti, potete trovare un po’ di video in cui accompagno diverse cantanti o faccio delle dimostrazioni con ukulele e chitarre.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Il mio sogno più grande lo sto già vivendo ed è quello di aver trasformato la mia passione nel mio lavoro.
Lavoro con la musica nelle scuole, faccio eventi dove suono e in più ho registrato anche un disco con materiale mio, direi che sono felicissimo e grato per tutto questo.
Ovviamente se dovesse capitare di aprire un concerto o suonare con Artisti che stimo, sarebbe la ciliegina sulla torta; probabilmente sarebbe un sogno poter presentare il disco in un teatro prestigioso o su un palco enorme con tutti i musicisti che hanno partecipato alla registrazione (con archi e fiati dal vivo), quello sarebbe sicuramente da sogno.